Ma ingerite questo
C‘è un interessantissimo articolo dell’Avvenire che spiega tutto in modo chiaro e comprensibile, veramente soddisfacente, tanto che potrei pure limitarmi a segnalarlo e chiudere qua; però, siccome sono un grafomane, mi sembra un po’ poco. Diamo ancora qualche ragguaglio. Di cosa parlo? Delle accuse d’ingerenza lanciate per l’ennesima volta a Ruini, alla CEI e a tutta
la Chiesa.
Copio il punto 301 di Solco, libro di aforismi spirituali di San Josemaria Escrivà, che mi sembra assolutamente perfetto per l’occasione: Non è vero che vi sia opposizione tra l’essere buon cattolico e il servire fedelmente la società civile. Non c’è motivo di scontro tra
la Chiesa e lo Stato, nel legittimo esercizio della loro rispettiva autorità, di fronte alla missione che Dio ha loro affidato. Mentono – proprio così: mentono – quelli che affermano il contrario. Sono gli stessi che, in ossequio a una falsa libertà, vorrebbero "amabilmente" che noi cattolici tornassimo nelle catacombe.
E sinceramente, a fare una ricognizione pur sommaria delle concitate reazioni post-Ruini, pare davvero che ci si vorrebbe veder tornare sottoterra, a spezzare il pane tra le tombe, cifrando il nome di Cristo nel simbolo del pesce (Pesce vivo?). Vediamo un po’. Dario Fo si chiede come mai la sinistra ha sentito il bisogno di condannare i fischi al Cardinale, reo d’aver detto "cose feroci". Sul Manifesto, nel fare le pulci al nostro insospettato fratello nella fede Piero Fassino, ci viene ricordato che Ruini non può esprimere giudizi di costituzionalità sulle leggi; grazie, è vero, l’avevamo dimenticato, ma potrà almeno ricordare all’opinione pubblica cosa dicono l’articolo 29 della Costituzione e decine di sentenze della Corte Costituzionale? Meno male che c’è D’Alema, l’ex-comunista più intelligente in circolazione, che critica il Cardinale nel merito però gli riconosce lo status di legittimo interlocutore. Lui e Fassino lo sanno che l’anticlericalismo stile ‘800 non porta molto lontano, e soprattutto non porta molti voti. Comunque, nessuno dica che Sergio Romano non è coerente con le sue idee: da un punto di vista astrattamente liberale il cittadino Ruini ha tutto il diritto di dire la sua. Che sollievo. Si trova in grave imbarazzo a doverlo riconoscere, ma la verità innanzitutto. Ciò non toglie che purtroppo
la Chiesa in Italia si può permettere di dare lezioni che altrove non le consentirebbero: zitta tu!
L’aspetto veramente paradossale di tutta questa gazzarra è che il ragionamento del Cardinale (poi anch’io mi esprimerò nel merito, ed è un argomento complesso) aveva pochissimo di propriamente cattolico. Avesse detto "lo Stato non deve fare questo e questo perché
la Chiesa dice che è peccato", uno capirebbe pure. Ma no: Ruini ha citato
la Costituzione e
la Corte Costituzionale , ha fatto notare che la maggior parte delle unioni di fatto prima o poi sfociano nel matrimonio o sono tenute volutamente informali, e ha ricordato che l’esperimento dei registri civili è stato un mezzo fallimento. Un discorso più laico di così forse non poteva farlo.
E se fosse stato proprio questo a dare così fastidio? Un prete che prega lo si può pure sopportare, ma un prete che ragiona è veramente troppo.
P.S. il significato del titolo odierno, rivolto ai soloni che dalle pagine di giornale urlano a bocca spalancata per denunciare l’ingerenza ecclesiastica, è lasciato all’immaginazione di chi legge. Non necessariamente pudica.
29 settembre 2005 at 14:02
Il ragionamento è impeccabile. Però poi non ci lamentiamo se gruppi di cittadini lo fischiano sonoramente. Lui ha il diritto di parlare, ci mancherebbe, noi abbiamo il diritto di fischiarlo e di tirargli pomodori se necessario.
Il problema, a mio avviso, è che 1 – Ruini dovrebbe smetterla di immischiarsi nella politica quotidiana. Nulla mi da più fastidio di un prete che si mette a dare indicazioni dettagliate sul da farsi manco fosse il Responsabile Famiglia dell’UDC. 2 – nei Paesi normali la Chiesa è uno stato estero con cui si hanno normali relazioni. Ma se Bush dice che l’Italia deve tagliare le tasse, il governo che fa, le taglia? Oppure lo sta a sentire, dice grazie e fa come cavolo gli pare? In Francia o in qualsiasi altro paese i politici non rincorrono tutti i giorni la chiesa…
in conclusione, pur non amando Ruini che disquisisce di politica come cittadino – se lo fa da cittadino, si presenti senza tonaca e parli a titolo personale… vedete recente polemica su Luzzatto e la comunità ebraica, in cui Luzzatto è stato criticato perchè ha oltrepassato i limiti del suo ruolo e ha iniziato a straparlare su Fazio esprimento opinioni personali – e i politici invece dovrebbero agire più per conto loro… dando ascolto alla sensibilità morale dei cattolici italiani e non alle direttive del vaticano – la distinzione alla radice del popolarismo di Don Sturzo…
Fagiani
30 settembre 2005 at 11:43
Può essere che il nome di PesceVivo contenga anche l’allusione al simbolo di Cristo, ma il mio blog Pescevivo è apertamente per Cristo, per la fede in Lui. Il blog è nato per questo motivo: annunciare Cristo attraverso il nuovo media internet. Tuttavia, non solo l’annuncio della Buona Novella, ma anche schieramenti forti, prese di posizione come la partecipazione a campagne telematiche e di stampa in difesa dei cristiani e del cristianesimo. Se c’è una persona che sta lottando contro queste intenzioni di far ritornare i cristiani nelle catacombe, questa sono io, e non sono più sola, perchè è stata fondata una associazione di siti (samizdatonline) con questo scopo preciso: far riemergere la verità del cristianesimo anche, e non solo, nei mass-media. I nomi dei blog associati possono essere i più diversi e strani, ma quello che conta è il contenuto e l’intenzione.
Catacombe addio, dunque. Amiamo la luce, noi.
Pescevivo
30 settembre 2005 at 11:46
Il “cavillo dello Stato Estero” tirato in ballo dal Signor Fagiani (che non conosco e rispetto) è tendenzioso. Inutile – credo – star qui a spiegare perchè.
Credo che Ruini abbia tutto il diritto di esprimere la posizione della Cei, di cui è guida e faro.
Però da buon cattolico non apprezzerei una “discesa in campo” di stampo prettamente politico dei vescovi italiani.
A mio modesto e spero utile parere i cattolici hanno bisogno di “qualcuno” che gli ricordi la dottrina morale del Cattolicesimo, ma non hanno bisogno di qualcuno che gli dica praticamente cosa fare. Ruini dovrebbe a mio parere limitarsi a dire perchè, ad esempio, la fecondazione assistita entra in contrasto con la morale cattolica ed evitare di esprimersi sul più utile metodo politico per rimanere coerenti alla morale cattolica (in quel caso se votare no o astenersi al referendum).
Il “limite” che vorrei imporre a Ruini lo spiego non con il fatto che è rappresentante di uno Stato Straniero e altre cacchiate varie, ma col timore di ridursi a mero politico italiano svalutando di fatto la degnissima tradizione della Moralità Cattolica.
(Caro Claudio, non fare l’azzecca-garbugli. Non andare a cercare il cavillo che ti possa dare ragione. Bisogna usare principi generali che sono molto semplici. Se prendi un brano del “Solco”, degno di Fede, non convinci un non-credente. Usare la Ragione, ma seminare Fede. Ti saluto e ti aspetto alla RUI.)
Nicolò Pipitone
30 settembre 2005 at 15:57
“Art. 29.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”
Ma infatti un PACS non è paragonabile né ad un’unione familiare né ad un matrimonio.
30 settembre 2005 at 16:25
Concordo con Pipitone e con stark 86.
1- Ruini dovrebbe dare indicazioni pastorali, morali non tecnico-politiche. Questo mi sconvolge, è un passo indietro rispetto al Vaticano II. La mia osservazione sullo Stato Estero era provocatoria… e indirizzata alla classe politica italiana, che dovrebbe avere il buon senso di ascoltare Ruini e Grillini, e produrre leggi che vadano incontro alle esigenze morali dell’uno e alle necessità di libertà e solidarietà sociale dell’altro.
2- perciò stark ha ragione. Il PACS risponde a questa doppia esigenza, rispettando la famiglia naturale e concedendo garanzie e basi a tutti coloro che non si riconoscono per i più diversi motivi nella famiglia naturale.
D’altronde la politica è il campo del realismo, non del donchisciottismo. Altrimenti, rifiutiamo pure il PACS oggi, per ritrovarci l’equiparazione fra matrimonio etero e omo fra vent’anni, come in Spagna. Il realismo non è tecnicismo, vorrei spiegare a Ruini. Un’obiettiva valutazione dei rapporti di forza in camp dovrebbe portare a soluzioni di compromesso, non a tecnicismi che irritano l’altra parte del Paese e istigano gli istinti anticlericali, erodendo la posizione della Chiesa in Italia.
Fagiani
1 ottobre 2005 at 10:45
Sento di denunciare una mal celata ipocrisia sulla scelta di una formula come i Pacs.
E’ risaputo che essa scontenta sia gli omosessuali (che non vorrebbero essere relegati ad un’unione di serie B) sia chi – come noi cattolici – crediamo in un’unica forma di unione riconosciuta dello Stato (un solo matrimonio e sicuramente non altre unioni di “varie ed eventuali combinazioni”).
L’ipocrisia sta quindi nel fatto che si cerca di convincere gli omosessuali (per prenderne i voti) che la loro unione è riconosciuta dallo Stato (in effetti lo sarebbe, ma come unione di serie B), ma non si vuole scontentare l’elettorato moderato, cattolico e se volete conservatore, con un'”omounione” pienamente parificata ad un matrimonio etero. Credo che sarebbe più leale verso l’elettorato omosessuale proporre o un matrimonio legalmente degno come quello etero o sennò lasciar perdere. Ma credo che la società non sia ancora pronta a cambiamenti di tale portata.
P.S.: Leggo interventi di politici che sostengono che i Pacs servirebbero anche per “gli studenti universitari, un uomo e una donna vedovi, due sorelle anziane…” etc, etc. Ridicolo e tendenzioso.
Nicolò Pipitone
1 ottobre 2005 at 11:30
non sono d’accordo. E’ un po’ adolescenziale accusare di ipocrisia il necessario compromesso di una politica realista, che non calca i sentieri di mondi libertari che non esisteranno mai nè vuole realizzare la respublica christiana che non c’è mai stata.
Il PACS è un compromesso e in quanto tale non è ipocrita, ma ragionato e ragionevole. La democrazia è rispettare le esigenze di ogni gruppo sociale e trovare equilibri dinamici, che magari verranno cambiati quando cambieranno le forze sociali in campo.
Poi, personalmente, sono cattolico e dichiaro già da adesso che appena entreranno in vigore i PACS mi trovo un sodale e ne usufruisco, fin quando uno di noi non deciderà di sposarsi – etero, a scanso di equivoci – e si romperà il PACS… mi sembra invece un’ottima idea per ottenere garanzie e diritti che semplificano la vita.
Fagiani
1 ottobre 2005 at 15:12
>2- perciò stark ha ragione. Il PACS >risponde a questa doppia esigenza, >rispettando la famiglia naturale e >concedendo garanzie e basi a tutti >coloro che non si riconoscono per i più >diversi motivi nella famiglia naturale.
Oddio, non era proprio così che volevo metterla, ma va bene comunque 😛
Chi è così gentile da spiegarmi che cosa è esattamente una “famiglia naturale”? ^__^
1 ottobre 2005 at 15:16
L’Italia laica vive su un campo minato da campanili. Ci sono momenti positivi e momenti negativi che sono dipesi nella storia proprio da questa geografia civile. Le lotte dei pacs, omosessuali e quanti altri richiedano dei riconoscimenti in diritto senza doversi rivedere in un’istituzione che non riconoscono e la cui validità è stata messa in discussione da numerosi eventi sono perfettamente legittime, e devono riguardare solo il rapporto tra individuo e stato, senza la frapposizione di personale di chiesa. Perchè può anche essere vero che Ruini ha citato elementi laici, ma è anche vero che a)Per la delicata situazione del nostro paese, il signor cardinale sa benissimo di avere un surplus di importanza in quello che dice. Se io dico le sue stesse cose, non influisco sull’opinione pubblica quanto può fare un colletto bianco.
b)Uno stato laico può decidere di modificare la propria inclinazione sociale e la costituzione, qualora la società lo richieda, società libera soprattutto da influenze che hanno dimostrato in 2mila anni grande incompetenza nella capacità di rispettare il comportamento che il Sema “Religione” dovrebbe obbligare.
That’s it, IMHO.
Niccolò
1 ottobre 2005 at 15:19
Mi fa piacere che il signor Fagiani intenda usufruire dei Pacs. Mi chiedo allora perchè non si siano introdotti prima e si sia aspettato che gli omosessuali sollevassero la questione. Se era una esigenza della società credo che abbiamo perso troppo tempo 🙂
Nicolò Pipitone
1 ottobre 2005 at 17:01
perchè se c’è un’occasione per succhiare soldi allo Stato, non me la lascio sfuggire.
Suonala ancora, Sam
Fagiani
2 ottobre 2005 at 17:09
Ragazzi, sono commosso fino alle lacrime dal vedere il vostro scambio d’idee in questo spazio. La mia posizione sul merito della questione è abbastanza articolata, ci ho pensato a lungo e devo ancora assestare la mia idea; per adesso dico che, potrà sembrare paradossale, io sarei più favorevole (nonostante varie e non irriducibili perplessità) al “compromesso politico” dei CCS (la differenza con i PACS mi sembra poca, al di là della forma rituale) per le unioni omosessuali, che per quelle eterosessuali. Queste ultime l’istituto matrimoniale ce l’hanno, e lo Stato dovrebbe incoraggiarne l’uso e la stabilità. Mi riservo di tornare tra qualche giorno sulla faccenda e argomentare degnamente, appena avrò dato questo esame universitario che per ora assorbe tutto il mio tempo.
Rispondo a Pescevivo. Non vorrei che ci fosse stato un fraintendimento: io non volevo burlarmi del nome del tuo blog, né insinuare che lo stato di “cristiana nelle catacombe” ti si addice. L’idea di inserire tra parentesi quel link è stata immediata all’associazione semantica “Pesce = Cristo”, non aveva nessun secondo fine, solo lo scopo di ogni link e cioè segnalare al lettore l’esistenza di qualcosa d’interessante da leggere (nella fattispecie appunto il tuo blog, che leggo tutti i giorni e mi piace molto). Forse l’hai trovato fuori luogo ed hai ragione, ma spero che tu non ti sia risentita!
Comunque, al di là del merito della questione PACS, quel che non mi va giù è l’accusa di lesa laicità ogni volta che la Chiesa dice “ma questa scelta dello Stato è immorale”. Non può dirlo perché è un fatto politico, sono cose che non la riguardano? Ma perché? Caro Fagiano*, sai che ti dico? Abbasso Machiavelli, o meglio abbasso questo modo di intendere l’autonomia della politica dalla morale. La norma morale non deve tradursi per forza in norma politica dello Stato, che d’altra parte ha un campo d’azione ben più vasto di quello morale. Bene. Ma l’etichetta “questione politica, usare con cautela” non impedisce la rilevanza morale: le due categorie non si escludono a vicenda. Se un fatto è ANCHE politico non vuol dire che la Chiesa, e in genere ogni religione, deve stare zitta. Poi se vuoi parliamo di Stato etico, neutralità valoriale della democrazia, enti intermedi tra Stato e cittadino, laicismo e paradigma del postmoderno…
Tanto più che queste accuse d’ingerenza sono spesso a senso unico: quando Giovanni Paolo II stigmatizzava la guerra irachena, o addirittura in un discorso al Parlamento chiedeva l’amnistia per i detenuti, la sinistra e i radicali (!) apprezzavano che il Papa spendesse la sua autorità morale in questioni politiche. Insomma: se quello che dice la Chiesa mi sta bene, stiamola a sentire; se non mi sta bene, se ne stesse zitta che tutto ciò che è politico non la riguarda. Eh no, così non può funzionare.
*Il cinismo del Fagiano, maschera dietro cui si cela un losco figuro a me noto privo di ogni scrupolo etico e legale, è ormai risaputo. Le sue provocazioni abituali colpiscono senza pietà. La comunità degli blog è impotente a fermarlo, e attende rassegnata e tremebonda le sue stilettate. Aiuto!
3 ottobre 2005 at 08:19
“quel che non mi va giù è l’accusa di lesa laicità ogni volta che la Chiesa dice “ma questa scelta dello Stato è immorale”. Non può dirlo perché è un fatto politico, sono cose che non la riguardano? Ma perché?”
Perché la morale cattolica non è l’unica e insindacabile morale. Non è che non può dirlo perché è un fatto politico, ma perché è un fatto estremamente… “intimo, privato”. Un discorso che mi sarebbe andato bene avrebbe potuto essere: le proposte di Prodi vanno ad intaccare la *nostra* idea di famiglia (che può anche coincidere con l’idea di famiglia che ha un laico/ateo/miscredente/eccetera), perciò noi ce ne dissociamo; chiunque la pensi in modo diverso può agire di conseguenza.
Ah, che bel discorso utopico che sarebbe stato!
Eh, non mettere in mezzo l’intervento del fu pap sulla guerra in Iraq: lì c’erano in gioco delle vite e la scelta della guerra andava contro ogni istituzione possibile, dall’ONU alla NATO. Qui non mi sembra che siamo arrivati a tanto (non ancora :P).
3 ottobre 2005 at 11:43
il punto su cui non concordo è diverso… per me la Chiesa può intervenire in politica, ma dovrebbe farlo pastoralmente, non indicando concrete e tecniche vie di attuazione della morale che spettano ai cattolici in politica e non alla Chiesa. Altrimenti voglio il Telefono Ruini – ovvero, ogni volta che mi trovo in difficoltà su come attuare la morale cattolica, mi giunge una telefonata di Camillo che mi indica per filo e per segno cosa fare – due etti di stracchino, un filo d’olio, e hai rispettato il quarto comandamento…
Questo trovo barbaro nel modo di relazionarsi della Chiesa… e trovo infantile che i politici italiani inseguano un’istituzione che non smuove voti se non assolutamente marginali – perchè se è vero che il 20 per cento degli italiani va a messa la domenica, di questi l’80 per cento ascolta la Chiesa ma agisce per proprio conto – e si dannano per attuare le direttive di ruini. Siccome i parlamentari rappresentano gli italiani tutti e non la morale naturale – su cui non mi pronuncio come cattolico e che accetto, ma non pretendo che un ateo dia retta a tutto questo – allora si comportino di conseguenza… di fronte allo Stato, Ruini vale come Grillini, piaccia o no.
E allora, come già ho detto più volte in altre occasioni, il problema vero non è la laicità dello Stato ma il pluralismo di ideein fatto di morale… come si può pretendere che la morale cattolica diventi legge dello Stato se è minoritaria fra la gente…
e allora, è tutto un problema di egemonia…
il Fagiano
4 ottobre 2005 at 09:15
In tema al tuo post, e in linea con la citazione di Escrivà, anche l’omelia di benedetto XVI l’eltro ieri, all’apertura del Sinodo…
«…Vogliamo esserne i padroni in prima persona e da soli. Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d’intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia».
12 ottobre 2005 at 09:14
Sì, era un’omelia molto significativa. Sul “dominio pubblico” il Manifesto ha ciarlato come al solito, dicendo più o meno che il Papa vuole il potere assoluto in nome di dio (rigorosamente con la minuscola).