Apologia di Harry Potter
Antefatto. Nel marzo 2003, la sociologa tedesca Gabriele Kuby inviò all’allora cardinal Ratzinger un suo libro (Harry Potter, buono o cattivo?) in cui spiegava come la saga del giovane mago sia un elogio della magia e l’ennesima variante dell’eterna mistificazione gnostica, ed in ultima analisi diseducativa perché confonde ambiguamente il bene e il male. Non è dato sapere se il cardinale avesse effettivamente letto la saga di J.K. Rowling o si fosse imprudentemente fidato delle parole della signora Kuby, fatto sta che le rispose sbrigativamente con una lettera in cui scriveva “È un bene che Lei illumini la gente su Harry Potter, perché le sue sono sottili seduzioni, la cui azione è inconscia e per questo profonda nel distorcere la cristianità nell’anima, prima che questa possa crescere propriamente.”
Fatto. Nel luglio 2005, asceso Ratzinger al soglio pontificio, imminente l’edizione inglese del sesto libro della saga (Harry Potter and the Halfblood Prince), la stampa italiana rilanciò in grancassa quel breve carteggio. La reazione dell’opinione pubblica fu in generale non entusiasta, e diciamo pure che qualche giornalista non si lasciò sfuggire la ghiotta occasione per incoraggiare ulteriormente l’immagine del nuovo Papa come una specie di Grande Inquisitore karamazoviano. Per sentire un po’ di campane cattoliche vi rinvio a quel che scrissero Renato Farina su Libero, nonché Pescevivo e Berlicche sui rispettivi blog; aggiungo per completezza le infuocate accuse a Harry Potter lanciate da La Tradizione Cattolica, rivista della Fraternità Sacerdotale San Pio X (che per quanto lo si dichiari cattolica non è, essendo i lefevbriani a tutti gli effetti scismatici). Infine consiglio vivamente gli articoli di Massimo Introvigne sull’argomento, anche se precedenti il casus belli, “Harry Potter: cristiano anonimo?” e “Tra fondamentalismo e magia” (per capire come a Introvigne Harry Potter piaccia tantissimo, quasi quanto Buffy the Vampire Slayer, date un’occhiata a questa pagina del CESNUR).
Ora, finalmente uscita nelle librerie italiane la traduzione del sesto volume (con un titolo deprecabile), mi accingo ad argomentare la mia. Leggete pure senza timore, giacché nel testo del post ho evitato spoilers rivelatori degli ultimi sviluppi della saga. Se poi avete finalmente letto il sesto volume, potete anche andare al commento in appendice, dove cerco di spiegarvi perché questo penultimo libro è il più interessante e significativo proprio da un punto di vista cristiano.
È anticristiano il mondo di Harry Potter? Sicuramente è non-cristiano. Dio non è mai nominato se non come esclamazione occasionale, nessuno prega mai, Natale è una semplice festività mondana con un buon pranzo e tanti regali, il funerale celebrato nel sesto libro è completamente privo di ogni accenno al divino ed all’aldilà, e probabilmente lo sarà anche il matrimonio (non diciamo tra chi) che dovrebbe essere tenuto, salvo imprevedibili sorprese, nel settimo volume. Di Harry sappiamo che da piccolo è stato battezzato, perché nel terzo libro apprende di avere un padrino, ma il fatto in sé di essere christened non sembra avere molta importanza per lui e per la storia (il suo godfather Sirius Black è invece un personaggio fondamentale).
In questo mondo sappiamo che il trascendente esiste, che l’anima esiste, perché fin dal primo libro compaiono dei simpatici fantasmi che si aggirano per il castello di Hogwarts. Ma non si pensi al confuso guazzabuglio, tipico di certa superficiale letteratura new-age, in cui l’interazione tra vivi e morti e non-morti è cosa di routine: l’argomento è trattato molto più profondamente. Nel quinto libro (in cui avvengono molte tappe fondamentali della sua crescita psicologica) Harry, che ha visto la morte di una persona cara e comincia a farsi qualche domanda importante, fa un discorso molto significativo con Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma con cui è più in confidenza:
«Il fatto è…» Harry trovava più difficile del previsto fare quel discorso, «insomma… tu sei morto. Però sei ancora qui, giusto?»
Nick sospirò e continuò a guardare fuori.
«È così, no?» insisté Harry. «Sei morto, però sto parlando con te… puoi girare per Hogwarts e tutto, non è vero?»
«Sì» rispose a voce bassa Nick-Quasi-Senza-Testa. «Vado in giro e parlo, sì».
«Quindi sei tornato, giusto?» lo incalzò Harry. «Chi muore può tornare. Sotto forma di fantasma. Non è costretto a sparire del tutto. Allora?» aggiunse impaziente, quando Nick continuò a tacere.
[…]
«Ai maghi è concesso di lasciare un’impronta di se stessi sulla terra, così che la loro ombra sbiadita continui a percorrere le stesse strade che calpestarono in vita. Ma solo pochissimi maghi scelgono di farlo».
«Perché?» chiese Harry. «Ma non importa… a […] non importa se è una cosa insolita, tornerà, so che lo farà!»
Ne era così convinto che si voltò verso la porta, certo, per un attimo, che avrebbe visto […] perlaceo e trasparente, ma raggiante, attraversarla per venirgli incontro.
«Non tornerà» ripeté Nick. «Lui è… andato avanti».
«Come sarebbe, ‘andato avanti’?» incalzò Harry. «Avanti dove? E senti… che cosa succede, quando si muore? Dove si va? Perché non tornano tutti? Come mai questo posto non pullula di fantasmi? Perché?…»
«Non posso rispondere» disse Nick.
«Tu sei morto, no?» replicò Harry esasperato. «Chi può rispondere meglio di te?»
«Io avevo paura della morte» sussurrò Nick. «Ho scelto di restare. A volte mi chiedo se non avrei dovuto… be’, questo non è né qua né là… in effetti io non sono né qua né là…» Sbottò in una risatina triste. «Io non so nulla dei segreti della morte, Harry, perché ho scelto questa meschina imitazione della vita. Credo che maghi istruiti svolgano approfondite ricerche sull’argomento nell’Ufficio Misteri…»
«Non parlarmi di quel posto!» esclamò Harry.
«Mi dispiace non esserti stato d’aiuto» disse gentilmente Nick.
Nel sesto libro, poi, il discorso sull’anima diventerà fondamentale per la complicata questione degli Horcruxes. Ma ora voglio far notare come, sebbene questo discorso resti in una prospettiva soltanto genericamente spirituale e nient’affatto specificamente cristiana o comunque teista, non sia affatto da buttar via l’insegnamento che vi è contenuto: l’invito ad accettare l’ineluttabilità della morte, la sua percezione come passaggio per un oltre, la messa in guardia da indebite confusioni tra i due piani (un fantasma che definisce la propria condizione “meschina” è molto efficace come ripudio dello spiritismo e perfettamente comprensibile dai bambini).
Quel che voglio dire con questo singolo esempio è che i valori morali contenuti nei libri della Rowling, pur non essendo specificamente cristiani, spesso e volentieri convergono con il cristianesimo, soprattutto l’elogio ricorrente del sacrificio personale (Harry è scampato da una terribile maledizione, da bambino, perché sua madre è morta per lui, e la cicatrice sulla fronte ne è il sigillo). È un discorso simile a quello su come il cristianesimo recepì e cristianizzò quel che di buono c’era nelle culture pagane. Ciò che non è di per sé cristiano non è naturaliter anticristiano: bisogna vagliare, distinguere, separare il grano dalla zizzania. Harry non è cristiano, ma non ha quasi nulla che non potrebbe essere di un cristiano. Nulla, in effetti, tranne il fatto che è un mago.
Bisogna allora diffidare di Harry Potter e dei suoi simili perché fanno uso di magia? Ma che cos’è la magia? Consiglio a chi volesse approfondire questo articolo (sempre in ambito CESNUR), che la definisce come pretesa di sostituirsi a Dio. Con la preghiera si chiede; con la magia si vuole dominare, si usurpano prerogative divine, si usano fattori soprannaturali come strumenti funzionali ai propri scopi. La magia, in definitiva, è potere esercitato nel modo sbagliato.
Questo lo sapeva bene C.S. Lewis, che avendo inserito nella saga di Narnia elementi genericamente “magici” volle fare chiarezza e, scrivendo quel che oggi chiameremmo un prequel, decise di mettere bene le cose in chiaro. Nel nipote del mago c’è appunto un mago, che per un esperimento manda suo nipote in un altro mondo (e questo darà inizio ai viaggi tra Narnia e la Terra), del quale descrivendo i suoi maneggi Lewis scrive: “come tutti i maghi, lo zio Andrew lavorava con cose che in realtà non capiva affatto”.
Questo era Lewis. J.K. Rowling (che ha scelto di non fare pubblicità alle proprie convinzioni religiose o politiche, e quali che siano ha comunque accumulato notevole merito ai miei occhi) è un’altra cosa, il che però non vuol dire che Harry Potter sia agli antipodi e si risolva in un elogio della magia. Più volte Dumbledore (Silente in italiano), preside di Hogwarts, insegna ad Harry a non sopravvalutarne il potere. Alla fine delle sue avventure il giovane mago vince (cosa che non capita sempre: perché, man mano che i libri proseguono e lui cresce, Harry non ottiene tutto ciò che vuole) non perché sa usare gli incantesimi meglio degli altri od ha più potere a sua disposizione, ma perché fa le scelte giuste ed è aiutato dalle persone che gli vogliono bene. La magia in sé e per sé è un mezzo, le cose veramente importanti sono ben altre.
Questo è cristiano? Ripeto di no, perché nella realtà la magia è sempre anticristiana. Ma suvvia, non ci è chiesto di credere ad Harry Potter come ad un testo sacro. Ai bambini (che forse sono anche meno degli adulti) appassionati a questi libri si spiegherà che essi sono storie inventate, e che nella realtà giocare con la vera magia è come scherzare col fuoco. E questo possono capirlo benissimo, perché leggere Harry Potter non è come leggere il Corpus Hermeticum o gli opuscoli delle streghe di Wicca, c’è sempre un’ironia onnipresente che disinnesca qualsiasi propensione occultistica. La magia non è lo scopo del libro, ma uno strumento narrativo.
E in definitiva, non dimentichiamolo, J.K. Rowling ha il merito eccezionale di aver insegnato ai bambini il piacere e il valore della lettura. Mica poco, nei nostri tristi tempi in cui il numero di coloro che leggono più di un libro l’anno è drammaticamente scarso. Questa forse è l’unica magia bianca, quella davvero buona.
Appendice: a proposito di sacrifici e di Horcruxes (rivelazioni sul sesto libro)
19 gennaio 2006 at 17:29
Bene: se state leggendo qui, vuol dire che sapete già tutto. Sapete che Silente è morto, ucciso da Piton che è l’HalfBlood Prince (mi rifiuto di chiamarlo mezzosangue). Sapete che bisogna trovare e distruggere i cinque residui Horcruxes, prima di poter avere anche solo la speranza di sconfiggere definitivamente Voldemort.
Ma siete proprio sicuri di aver capito il vero significato di questi eventi? Naturalmente nessuno può esserlo, neppure il sottoscritto, che però ha qualche teoria interessante…
IL SACRIFICIO DI SILENTE. Certo, proprio così: sacrificio. Che Piton uccidesse Silente era stato concordato tra i due, pur con estrema riluttanza del primo (come attesta il colloquio origliato da Hagrid). L’implorazione finale da parte di Silente non significa “per favore, non uccidermi”, ma proprio il contrario. Era utile che Piton uccidesse Silente per molteplici motivi:
1)salvare Draco, evitando che fosse lui stesso a uccidere il preside e diventasse un assassino.
2)Se Draco non fosse riuscito a uccidere Silente, Piton sarebbe morto per essere venuto meno al Voto Infrangibile, che non aveva potuto evitare di fare per i sospetti di Bellatrix Black. E Silente prevedeva che Piton avrebbe giocato un ruolo essenziale alla fine.
3)Avendo ucciso Silente, Piton ha migliorato la sua posizione agli occhi di Voldemort, il quale non ha mai potuto avere piena fiducia in un grande Occlumante di cui non poteva leggere completamente la mente. Piton è così gelido, così misurato, così abile a compartimentalizzare la propria mente, rendendo palese solo ciò che vuole sia palese.
4)Dare il “buon esempio” a Harry? Perché potrebbe esserci bisogno di un suo sacrificio finale…
Era altresì necessario che questo accordo tra i due restasse assolutamente segreto: sia perché difficilmente gli altri membri dell’Ordine della Fenice avrebbero accettato una cosa del genere (lo stesso Piton è riluttante, sebbene ne vada della sua propria vita); sia perché, se ne fossero stati a conoscenza coloro che non sono Occlumanti bravi come Silente o Piton (figuriamoci Harry che assolutamente non riesce a nascondere i propri pensieri), Voldemort avrebbe potuto scoprire tutto.
DA CHE PARTE STA PITON? Assumendo che l’omicidio di Silente sia stato un sacrificio necessario, ne viene che Piton è (nonostante tutti i suoi difetti ) dalla parte dei buoni. Ha portato avanti un triplo gioco: sta con Silente, ma finge di stare con Voldemort, per il quale finge di stare con Silente. Ma che cosa lo ha spinto a tanto? La risposta è l’amore.
Piton era innamorato di Lily Evans, la mamma di Harry.
Durante un’intervista J.K.Rowling, alla domanda se Piton fosse mai stato innamorato, ha risposto affermativamente (senza però specificare di chi). Consideriamo il dialogo del penultimo capitolo tra i membri dell’Ordine della Fenice: esterrefatti per quello che a loro sembra un gravissimo tradimento di Piton, ricordano come Silente avesse sempre detto di avere un buon motivo per fidarsi di lui. Harry svela che questo buon motivo era, a detta di Silente, il pentimento di Piton per aver riferito a Voldemort la profezia della Cooman, il dispiacere di aver causato la morte di James e Lily Potter. Incredulità generale, perché tutti sanno quanto Piton odiasse James. Harry, che ricorda quando lo aveva sentito ragazzino insultare sua madre, presume che Piton nutrisse per lei gli stessi sentimenti. E se sbagliasse? Forse Piton all’epoca era già innamorato di Lily (e al tempo stesso vergognoso dei suoi sentimenti contrastanti con la sua “ideologia”, donde quell’insulto verbale), oppure è accaduto in seguito. Tutto tornerebbe: il pentimento di Piton, il suo odio per Harry (lo guarda e vede la prova che l’uomo che detestava ha sposato la donna che amava), forse perfino il fatto che Voldemort aveva inizialmente offerto a Lily la salvezza (che non volesse alienarsi la fedeltà di Piton, del quale conosceva i sentimenti?), la comprensibile riluttanza di Silente a svelare ad Harry questo particolare.
L’UMANIZZAZIONE DI VOLDEMORT. Sia lode a J.K. Rowling per aver creato delle persone vere, non le solite caricature stilizzate monodimensionali che altri scrittori fantasy ammanniscono senza vergogna ai propri lettori. Nel mondo di Harry Potter non c’è nessun manicheismo semplicistico, nessuno è perfettamente buono o perfettamente cattivo (altra convergenza con una sana visione cristiana della vita). Questo non vuol dire che il bene e male siano ambiguamente confusi: il bene è bene ed il male è male, nondimeno essi sono mischiati e avviluppati nell’animo umano nelle proporzioni più complesse, come dimostra la caratterizzazione di Piton assolutamente esemplare.
Ma particolarmente significativo in merito è l’approfondimento del personaggio di Voldemort. Le “lezioni private” con Silente, che Hermione ipotizzava fossero insegnamenti magici di incantesimi avanzati, in realtà (perché la cosa più importante non è la magia) sono una comprensione della storia del giovane Tom Riddle e della sua famiglia, che finalmente conosciamo nei dettagli. Voldemort risulta così molto più umano e comprensibile: da bambino non è mai stato amato, i suoi genitori gli hanno negato l’affetto che avrebbero dovuto dargli. Non è dato sapere con certezza se sarebbe divenuto altrettanto crudele ove la sua infanzia fosse stata diversa, ma è probabile di no. E così Tom Riddle è diventato Lord Voldemort, un uomo incapace di affetto che disprezza e non capisce un sentimento potente come l’amore. Non avendone mai fatta esperienza, come dice più volte Silente, non lo comprende e tende a giudicare tutti gli altri come lui, non considerando l’amore e ipotizzando che tutti siano mossi dal medesimo puro egoismo che muove lui. Il breve scambio di battute che ha con Silente nel Ministero della Magia, quasi alla fine del quinto libro, è assolutamente esplicativo in tal senso; come lo è nel sesto volume il capitolo della caverna nascosta, in cui dalla natura delle precauzioni da lui prese (il tributo di sangue, la pozione velenosa) si capisce molto dei suoi meccanismi mentali: si capisce come Voldemort trascura l’ipotesi che qualcuno possa sacrificare sé stesso per un bene più grande.
L’ULTIMO HORCRUX. Quali sono, dunque, i sette frammenti dell’anima di Voldemort? Ricapitoliamo:
1)Il primo è quello che Voldemort non ha depositato in alcun Horcrux: quello che era stato costretto a vagare dopo essere stato colpito dalla sua stessa Avada Kedavra, che aveva posseduto il professor Raptor, e che poi ha ottenuto di nuovo un corpo nel cimitero di Little Hangleton.
2)Il secondo era contenuto nel diario di Tom Riddle, ed Harry lo ha distrutto nel secondo libro. Se Tom fosse riuscito nel suo intento, sarebbe diventato un “altro” Voldemort? Oppure avrebbe potuto riunirsi al primo frammento? Impossibile saperlo, e forse inutile chiederselo.
3)Il terzo era contenuto nell’anello dei Gaunt, e sappiamo che Silente lo ha rintracciato e distrutto, conservando però l’anello in sé per un certo periodo di tempo.
4)Il quarto è probabilmente la coppa di Elga Tassorosso (Helga Hufflepuffle), che il giovane Tom Riddle rubò alla vecchia signora di lui infatuata, assieme al medaglione di Serpeverde.
5)Il quinto è sicuramente il medaglione stesso. Sappiamo che quello recuperato da Harry e Silente è solo un falso, e che in passato un certo R.A.B. ha trovato e forse distrutto il medaglione vero. Chi è R.A.B.? Nelle discussioni di appassionati ricorre insistentemente un’ipotesi plausibile: Regulus Black, fratello di Sirius, che aveva uno zio di nome Alphard del quale avrebbe potuto ereditare il nome. Regulus Alphard Black, Mangiamorte pentito che ha potuto scoprire in qualche modo il segreto degli Horcruxes. Nel sesto capitolo del quinto libro, quando i ragazzi procedono all’epurazione della casa di Grimmauld Place togliendo tutti i ricordi di famiglia, trovano in una vetrina un medaglione che non riescono ad aprire. Se R.A.B. era Regulus, potrebbe ess
ere quel medaglione… Non si dice che fine faccia l’oggetto, probabilmente buttato come gli altri, a meno che Kreacher non lo abbia fraudolentemente salvato (nel qual caso Harry, essendo il suo padrone, non avrebbe problemi a recuperarlo) o Mundungus non lo abbia recuperato per rivenderlo a qualcuno (ed allora bisognerebbe farlo uscire da Azkaban)… C’è però un problema per i lettori italiani. Il testo originale diceva “heavy locket”, che significa appunto “pesante medaglione”. Locket non ha altri significati: accade tuttavia che nella versione italiana abbiano tradotto “pesante lucchetto!”
6)Il sesto è probabilmente Nagini, il serpente di Voldemort. Questa è una teoria di Silente, secondo il quale Voldemort avrebbe reso il rettile un Horcrux tramite l’omicidio (avvenuto nel primo capitolo del quarto libro) di Frank Bryce, il giardiniere della villa dei suoi nonni paterni a Little Hangleton.
7)Il settimo e ultimo frammento. Dov’è? Qual è l’Horcrux che lo contiene? Se si rilegge il secondo libro, in cui ci sono molte “anticipazioni” del sesto (il diario, l’Armadio Svanitore, la Mano della Gloria, la collana di opali), si trova un potente indizio. Nel dialogo finale, Silente spiega ad Harry che ci sono alcune caratteristiche in comune tra lui e Voldemort (per esempio la rettilofonia) perché il suo nemico gli ha trasmesso alcuni suoi poteri. Harry chiede trasecolato: “Voldemort ha messo un pezzettino di sé dentro di me?” e Silente risponde “Si direbbe proprio di sì”. A questo punto possiamo ipotizzare che Harry stesso sia l’ultimo Horcrux!
Ripercorriamo gli eventi della sera in cui i genitori di Harry morirono: Silente ha ipotizzato che Voldemort volesse creare un Horcrux per celebrare l’omicidio del bambino che avrebbe in futuro potuto sconfiggerlo, un altro dei suoi trofei. Avrebbe dovuto uccidere Harry e trasferire così il settimo frammento della propria anima su di un certo oggetto (quale? qualcuno ipotizza che i Potter, che abitavano a Godric’s Hollow, avessero un cimelio di Godric Grifondoro). Ma formuliamo ora questa ipotesi: Lily si interpose sacrificandosi e dunque fu lei a morire, mentre il frammento d’anima di Voldemort andò dentro Harry stesso, provocandogli la ben nota cicatrice. Forse questo potrebbe perfino essere in relazione con il fallimento di Voldemort nell’uccidere Harry (si può distruggere un proprio Horcrux?). Il che spiegherebbe anche i sogni di Harry, in cui lui è Voldemort oppure il serpente: hanno frammenti della medesima anima.
Se questa ipotesi è corretta, sicuramente Silente lo ha capito e non ha comprensibilmente voluto dirlo ad Harry (col quale si è peraltro soffermato sulla possibilità che un essere vivente sia un Horcrux, forse perché voleva che ci arrivasse da solo). Perché questo pone un problema molto serio: Harry dovrà morire? La cosa non è da escludersi. Sappiamo che la profezia dice “neither can live while the other survives”, nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive; ma ciò non esclude che muoiano entrambi… in che modo, impossibile prevederlo.
Non ci è dato sapere se esiste un modo per eliminare da un essere vivente la maledizione Horcrux senza ucciderlo. In effetti Silente aveva l’anello dei Gaunt, il che vuol dire che distruggere un Horcrux non significa necessariamente polverizzare l’oggetto in questione. È forse possibile che Harry trovi un modo per estirpare da sé la parte di anima di Voldemort, senza morire egli medesimo. Ma se questo modo esistesse, Silente non avrebbe proceduto per tempo all’operazione? E se fosse necessario ed ineluttabile che Harry si sacrifichi? J.K. Rowling ha dichiarato in varie interviste che Harry alla fine della saga sopravvivrà, e non abbiamo motivo di dubitare delle sue parole. Al tempo stesso mi avvedo però come una conclusione del genere, per quanto indigesta e difficilmente accettabile dai bambini di tutto il mondo, sarebbe perfettamente coerente con il leitmotiv principale della serie, e cioè il sacrificio personale. Sacrificio di Lily Potter, di James Potter, di Sirius Black, di Albus Silente, perfino di Piton (che ha rinunciato alla carriera, al rispetto dei suoi amici, e se per eliminare Voldemort dovrà infrangere il Voto Infrangibile dovrà rinunciare alla vita), e non sappiamo di chi altro. Sacrificio di sé per amore, qualcosa che il male non può e non potrà mai capire.
Quando rifletto su tutto questo, non posso non pensare ad una ben nota frase su di un chicco di grano che morendo produce molto frutto (Gv 12:24). Perciò attenti, prima di dire che Harry Potter è anticristiano. C’è molto di più e molto di meglio di quanto appaia ad una lettura superficiale.
19 gennaio 2006 at 18:43
Complimenti.
Ottima analisi. Chissa se ci hai preso…d’altra parte una cosa che apprezzo della Rowling è la sua capacità di sorprendermi.
Basta solo che alla fine non si scopra che Piton era il vero padre di Harry (“Hai ucciso mio padre!” “Sono IO tuo padre!”)…
19 gennaio 2006 at 22:47
Interessante analisi, caro Claudio, anche per uno che i libri di H.P. non li ha letti. Ora, non ho controllato minuziosamente tutti i link che hai messo, però credo ti sia sfuggita una cosa essenziale, in merito alla faccenda Ratzinger. Il testo diffuso nel luglio scorso dalla maggior parte dei giornali è quello che hai segnalato tu: “È un bene che Lei illumini la gente su Harry Potter, perché le sue sono sottili seduzioni, la cui azione è inconscia e per questo profonda nel distorcere la cristianità nell’anima, prima che questa possa crescere propriamente”.
Appena letta, questa cosa lascia francamente perplessi: che diavolo vuol dire “distorcere la cristianità dell’anima”? Ratzinger scriverebbe una roba simile, a prescindere dalle sue personali opinioni?
In effetti l’originale tedesco (http://www.gabriele-kuby.de/harry_potter.html), reso alla lettera, credo suonerebbe in maniera “leggermente” diversa: invece di “illuminare” c’è qualcosa di pù simile a “chiarire”, le seduzioni non sono “subdole” ma “sottili”, e non c’è alcuna “distorsione inconscia” della “cristianità” (Was?) dei fanciulli. Svarioni di un traduttore innocente? Ne dubito.
Corrado Augias, qualche giorno dopo lo “scoop” (!), ha pubblicato senza batter ciglio una lettera che diceva così: “Il tedesco Ratzinger condanna Harry Potter, ma non mi risulta che un solo vescovo, o cardinale della Germania abbia avuto il coraggio di definire apertamente i testi nazisti anticristiani”…
Ecco a cosa servono, certi traduttori. Con buona pace del card. Faulhaber, dei quasi ottomila preti morti nei Lager nazisti e dell’enciclica “Mit brennender Sorge”. Che infatti è stata scritta in tedesco… Tradurranno anche quella in questo modo, i giornalisti di Repubbliche e Corrieri?
20 gennaio 2006 at 09:39
Beh, Zaccheo, non rientro nel novero di coloro che hanno la fortuna di conoscere il tedesco e poter fare a meno dei traduttori traditori… Ho visitato la pagina della Kuby e mi spiace di non poter capire i suoi “10 ARGUMENTE GEGEN HARRY POTTER”.
Il testo di Ratzinger però è stato riportato in quella versione anche da vari media cattolici, per esempio da Cultura cattolica (c’è il link nel post di Pescevivo che ho linkato a mia volta)
http://www.culturacattolica.it/frontend/exec.php?id_content_element=2780
su cui si dice che la traduzione è stata effettuata dal sito d’informazione canadese LifeSiteNews.com.
Peraltro, a prescindere da quanto la traduzione sia infedele all’originale, nondimeno il testo di Ratzinger purtroppo è lì, ed ha la funzione di dire alla Kuby “continui così”. Non credo che Ratzinger l’avrebbe scritto, se all’epoca fosse già diventato Benedetto XVI e fosse stato conscio delle accresciute responsabilità. Penso, come Farina, che non abbia letto Harry Potter e si sia fidato della Kuby. Un’imprudenza, perdonabile a un cervello eccezionale che ha sempre avuto molte cose a cui badare. Quanto a me, continuerei a sostenere le cose che ho scritto anche in un amichevole colloquio con la Kuby o, Dio mi perdoni la sfacciataggine! :-), il Santo Padre. Harry Potter non rientra nel Magistero infallibile ed un cattolico può lecitamente dissentire dall’opinione espressa dal suo Pastore. Checchè ne pensi chi si raffigura i cattolici come creduli beoti, incapaci di pensieri autonomi.
Quanto ad Augias, che non si prende la briga di correggere la bestialità mandatagli dall’incolto lettore, che dire? Molta tristezza e nessuna sorpresa. Repubblica è uno dei giornali più corretti d’Italia, nel senso che la realtà la trattano col CORRETTORE.
Ciao
P.S. Berlic, tutto ma questo no! 🙂
20 gennaio 2006 at 16:19
Beh, il tuo scritto è interessante e in molti tratti condivisibile, specie quando parli dello spiritismo.
Non sono una appassionata della new-age (spero che questo si intuisca), ma una lettrice di Harry Potter.
Sinceramente però non ho mai letto un libro ( e qualcuno l’ho letto) chiedendomi se fosse conforme al cristianesimo o meno, e questo atteggiamento mi lascia un pò perplessa.
E dissento, a dire il vero, anche sulla questione dei “maghi”. Un mago bianco, lo chiamo cosi, tratta i suoi poteri come by-products, prodotti di scarto, e man mano che va avanti nella sua evoluzione questi perdono sempre più interesse per lui.
Del resto come gli apostoli no?
20 gennaio 2006 at 20:50
Apostoli? In quale vangelo, in uno apocrifo-gnostico?
20 gennaio 2006 at 21:28
1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. [2]Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.
[5]Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. [6]Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. [7]Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? [8]E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [9]Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, [10]della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, [11]Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». [12]Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l’un l’altro: «Che significa questo?».
Atti degli Apostoli 2, 1-12
20 gennaio 2006 at 22:22
Ti ringrazio molto gjiada per queste citazioni, mostrano esattamente quello che intendevo con la differenza tra preghiera e magia. L’episodio della xenoglossia non è frutto di una particolare abilità degli apostoli, ma dello Spirito Santo che opera su di loro. Per quanto impropriamente si dica che i santi “fanno” i miracoli, a rigor di termini un santo non “fa”. Un santo chiede, le preghiere ai santi ed alla Vergine sono preghiere d’intercessione. E’ Dio che “fa”.
Mi viene in mente una frase di Dumas: “una volta sentii in chiesa un lazzarone pregare Dio di raccomandarlo a San Gennaro per farlo vincere al lotto”.
21 gennaio 2006 at 08:59
beh, a me è capitato di essere testimone di qualcosa di più assurdo: di ascoltare casualmente due borseggiatori che parlando fra di loro, si raccontavano delle loro preghiere per riuscire a rubare senza essere intercettati.
Anyway, non capisco la differenza che fai: nella magia ( Harry Potter a parte) il mago acquisisce i suoi poteri man mano che va avanti nella sua evoluzione spirituale, non “fa” nulla….
Ma debbo uscire, continuamo un’altra volta
21 gennaio 2006 at 11:07
Il caso dei borseggiatori mi sembra un esempio perfetto di quel che Orwell in 1984 definiva “doublethink”: prendere due sistemi di pensiero inconciliabili, e tranquillamente conciliarli…
Per quanto riguarda la differenza, il mago (come tu scrivi) acquisisce i SUOI (ovvero, li considera tali) poteri; colui che prega e si fortifica nella grazia di Dio non acquisisce alcun “potere”, casomai virtù cristiane, diventa una persona migliore.
Scusa la domanda, tu pratichi di persona la magia?
21 gennaio 2006 at 14:56
no.
Mi dedico all’astrologia quando posso
25 gennaio 2006 at 13:08
Scusami, Claudio: mi era sfuggita la tua risposta. Beh, sia chiaro che nemmeno io conosco così bene il tedesco… 😉
Ad ogni modo, era sottinteso anche per me quello che dici tu su Ratzinger: il suo fu un pare personale, assolutamente opinabile, forse (ma questo è un semplice sospetto) prontamente “strumentalizzato” dalla sig.ra Kuby.
Ciao!
25 gennaio 2006 at 14:10
Beh, che la signora Kuby si facesse forte del parere di un cardinale, è lecito e comprensibile. La vera strumentalizzazione, e senza virgolette, c’è stata da parte dei vari Augias & Co.
14 marzo 2006 at 17:14
Caro Claudio, come forse saprai una delle tue ipotesi trova conferma…
On November 19 2005 the Dutch and Norwegian translations of the book were published. In the Dutch translation, the name Black is translated as Zwarts and, as is mentioned above, the abbreviation there is R.A.Z. rather than R.A.B.; likewise, in the Norwegian text, Black is translated as Svaart and in it the note is signed R.A.S. The fact that the translations of R.A.B. and Regulus Black are consistent across language editions gives a lot of support to Regulus that other characters do not have, though there is debate over whether Rowling would have revealed a major plot point to the book’s translators so overtly.
Un amico mi ha fatto notare anche questo (libro 5):
‘I’m sorry,’ Harry mumbled.
‘Yes, it was rather horrible,’ said Luna conversationally. ‘I still feel very sad about it sometimes. But I’ve still got Dad. And anyway, it’s not as though I’ll never see Mum again, is it?’
‘Er — isn’t it?’ said Harry uncertainly.
She shook her head in disbelief.
‘Oh, come on. You heard them, just behind the veil, didn’t you?’
‘You mean . . .’
‘In that room with the archway. They were just lurking out of sight, that’s all. You heard them.’
They looked at each other. Luna was smiling slightly. Harry did not know what to say, or to think; Luna believed so many extraordinary things . . . yet he had been sure he had heard voices behind the veil, too.
‘Are you sure you don’t want me to help you look for your stuff?’ he said.
‘Oh, no,’ said Luna. ‘No, I think I’ll just go down and have some pudding and wait for it all to turn up . . . it always does in the end . . . well, have a nice holiday, Harry.’
‘Yeah . . . yeah, you too.’
She walked away from him and, as he watched her go, he found that the terrible weight in his stomach seemed to have lessened slightly.
😉
14 marzo 2006 at 20:42
AH-HAAAA!!!
22 marzo 2006 at 22:41
Sono tornata indietro nel blog dopo aver seguito il tuo consiglio di leggere la saga di HP senza pregiudizi (dovuti al fatto che non ho mai amato particolarmente il fantasy).
Mai consiglio fu più azzeccato. Mi sono letteralmente innamorata della vicenda e l’unica cosa che ti posso rimproverare, Claudio, è che questo tuo suggerimento mi sia giunto a più di un anno di distanza dalla prevista uscita del settimo volume….
Quello che volevo precisare è che condivido pienamente le tue osservazioni sui rapporti fra il mondo di HP ed il cristianesimo, dove invece non mi trovi molto d’accordo è sulle ipotesi di sviluppo dell’intreccio nel futuro settimo libro.
(Giustamente: l’ultima arrivata che pretende di dire la sua a tutti i costi ..)
Sono perfettamente d’accordo sull’interpretazione che fornisci riguardo all’assassinio di Silente. Quello che non mi quadra assolutamente è il fatto che Piton abbia avuto come motivazione fondamentale del suo agire il suo passato innamoramento verso Lily Potter.
Voglio dire: se accettiamo la tesi del triplo gioco di Piton, che si protrae per anni, dobbiamo accettare di trovarsi di fronte ad un personaggio dall’intelligenza, dalla lucidità e dalle capacità non comuni. Ingannare Tu-Sai-Chi è impresa pressochè impossibile, e malgrado tutto lui ci riesce e conduce un gioco suicida giostrandosi in modo eccellente fra Ordine, Mangiamorte, Silente, Oscuro Signore, Harry e compagni, lezioni, Ministero, personaggi di volta in volta “buoni” o “cattivi” che sospettano di lui, lo sorvegliano e tentano di farlo cadere in trappola.
Bene, tu credi veramente che una mente simile possa lasciarsi influenzare al punto da determinarne l’intera esistenza da un innamoramento giovanile? Ma dai!!
Intendiamoci: non escludo che proprio questa possa essere la soluzione prospettata dall’autrice nell’ultimo volume, dico solo che sarebbe una gran bella delusione. Lo stesso Silente mette a tacere i propri sentimenti (verso Harry ad esempio) per non tradire la sua causa ultima, quella di perseguire la sconfitta finale di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Piton, che piaccia o meno, (e a me personalmente piace proprio perchè lo ritengo capace di essere, malgrado tutte le apparenze, dalla parte dei buoni) è soprattutto una mente non comune, è lucido, freddo, non a caso gode fino all’ultimo della fiducia incondizionata di Silente. E vuoi dirmi che una figura così complessa ed a suo modo affascinante potrebbe essere ridotta dall’autrice al livello di un qualunque personaggio di Liala?
Spero di tutto cuore che tu ti sbagli!!
22 marzo 2006 at 22:44
Scusami! non ho firmato il post precedente. Ma credo che tu abbia già capito che te lo ha inviato Sissi2002
24 marzo 2006 at 21:38
Sono riuscito ad avvicinarti al mondo di Harry Potter? Una buona azione! 🙂
Quanto all’eventuale innamoramento di Piton, non ridurre la cosa al livello di Liala… scoprire che un personaggio tanto glaciale e asettico quale Piton ha in realtà giocato tutta la propria vita per amore, sarebbe così brutto?
27 marzo 2006 at 18:36
Si Claudio, e scusami se per una volta non mi trovi d’accordo con te.
Piton è glaciale ed asettico, concordo. Il punto è che non riesco ad attribuire a questi aggettivi una valenza unicamente negativa. La posta in gioco è elevatissima. Silente aveva a disposizione molti “buoni” su cui fare affidamento. Punta su Piton, tra tutti, proprio perchè è quello che meglio di tutti sa mascherare il suo pensiero. Non per nulla è odiato da Harry e dai suoi amici che, giustamente essendo dei ragazzi, non riescono ad andare al di là delle apparenze: quelle che fanno ritenere senza dubbio Severus dalla parte del Signore Oscuro.
Per me, e ribadisco il concetto, per me, sarebbe molto triste scoprire che, come tu scrivi, Piton ha giocato tutta la propria vita per amore. Gli toglierebbe qualcosa, che non so bene spiegare ma che per me è fondamentale. Voglio dire, non puoi motivare una scelta di vita fra Bene e Male unicamente perchè l’amato bene sta dalla parte dei buoni o dei cattivi.
Dal mio punto di vista sminuirebbe, e non di poco, le qualità di Piton, prima fra tutte la sua intelligenza.
L’amore è irrazionale ed io da Piton mi aspetto tutto tranne l’irrazionalità. Proprio perchè il Male non si concede stupidi sentimentalismi, non dovrebbe concederseli nemmeno chi lo combatte.
E’ vero che, se ho letto bene (ma prometto di rileggermi tutti i sei libri, li ho divorati in modo quasi bulimico) è stato proprio Silente a dire ad Harry che egli aveva un’arma in più, che Voldemort non ha previsto e non può contrastare: la capacità di amare. Ma voglio ben sperare che ci si riferisca all’amore in generale, verso il mondo, verso l’umanità, verso gli esseri umani, la natura, gli animali, ecc. ecc. Verso i genitori che Harry venera, gli insegnanti, gli amici, il caro padrino che ha perduto, e poi sì, d’accordo, anche la fidanzata perchè no? ma certamente non solo. Questo concetto di amore che rende Harry più forte di Voldemort non può, non deve essere ristretto al sentimento verso una specifica persona, deve essere, anche se non viene espressamente nominato, molto più simile al concetto cristiano di “caritas”.
Probabilmente, da attento lettore e critico, avrai ragione tu, e lo scopriremo solo nel corso del settimo volume. Per una volta, invece, vorrei che l’autrice, che ritengo peraltro bravissima, rifuggisse da queste scappatoie stile Liala, scusami se lo ripeto.
Mi fa ben sperare la conclusione del sesto libro: il fatto che Harry, pur giovanissimo ed innamorato, comprenda che la lotta finale contro Voldemort richiede il suo allontanamento da Ginny: sia per proteggerla che per evitare distrazioni e non mettersi in condizioni di vulnerabilità. Ginny, anch’essa adolescente, dà prova di straordinaria maturità comprendendo perfettamente le motivazioni di Harry … speriamo che il settimo volume non si concluda con un bagno collettivo nella melassa …
(non odiarmi)
Sissi
27 marzo 2006 at 19:20
Carissima Sissi, naturalmente non hai nessun bisogno di scusarti per il dissenso. Sulla faccenda Piton, le mie supposizioni saranno forse influenzate dal mio innato (e incoraggiato) romanticismo…
28 marzo 2006 at 07:44
Sissi mia, non sei molto romantica….’sta volta sono incondizionatamente dalla parte di Claudio
1 agosto 2007 at 16:56
http://delib[..] Harry Potter’s Coming End Ho aspettato questo momento per anni, e ora finalmente ci siamo quasi: tra una settimana uscirà in tutto il mondo il settimo e ultimo libro di Harry Potter. In Italia bisognerà aspettare fino alla fine de [..]