Il Logos e il Caos

(questo post, ancorché chilometrico, è ancora incompleto. È dall’inizio dell’anno – quando si dice il labor limae! – che ci lavoro, una frase oggi, un capoverso domani… Tuttavia mi manca proprio la conclusione, in cui dovrei mettere il punto sulla “mia” concezione del rapporto tra Logos e Caos, tra fede e ragione. Il problema è che attualmente non riesco a trovare la disposizione d’animo adatta – troppo poco tempo, ben altri pensieri nella testa – per mettermi a tavolino e cercare le parole con cui comunicare ciò che voglio dire. Così, alla fine, ho deciso come strappo alla regola di postare il pezzo anche se incompleto: è comunque un bel malloppone, e chissà che da qualche commento non riesca a trovare il “la” per terminare degnamente il tutto. Buona lettura – si fa per dire…)

 

Il Logos e il Caos

 

1. Il testo

Premesso che:

 

1.

hdhsfjdszhfsk mjsdafl ohnds qndvjx hzxbdmb msdeofru bdskhf hdxkfg owqeq hhdfgk nzvcmxb dhydeuit qewe ztyutuy svfdfb uaxasd dbnoi qcvb ayuiy ttgrue lczddc dgydtfygdfr swewaeewq uvbfcbgfcb dhggfhf qwerr aiopii tfhg lfhgfg diuyui qhjk zdewtr sooiiuuoi zgtyuty orty tvbnfb cwrew cqweqw drt ti lwqeqwe dretyt syuio ctyui duiuuu taaqswqs rvbnvnb dcjhsetfy qsdklgu zbvmdcf supwoitu uoprsouidf dhuk qvbn atyutuy tdcgfdf lsawersrt

 

2.

dsfdsjflfjdsl sdfjsfjsdkfjsdlk feorfuwierueowi zxcxcmrfygtred xcncx ewiurweoi ghkcd vdfhk jghdf gjkd hdfjgred ioreo tereswwer  pererer fhskfsd urtotgrd rt  xcj dlf dfgeruou rhgtorue vnkafdhilas gosdhffsdhfuio jvcscuop rgvdklvjrtm wauyrewiiew cbvxqwtyfqwyt kbpotro vuyqw n fjdoigodrtft jkddgtrfe ewtret cmsdicpowsi dfrsdreds re vjmfotdei sfhshfiu vmporedregpo sdfdsif nvdenovodr cnwwui rjtioeroi zxvnedoedr vnxlòawqe qwwrerio polmbczghasiryxzmsg djudisdfnis asdasds xncudfhudvbdfbu sdafiiodsso nmsopsac cnsduiifc dgdfggder

 

Sembra tutto assurdo, vero? E invece non lo è. I due paragrafi qui sopra appaiono simili nella loro struttura, ma invece sono molto diversi. Uno di essi è assolutamente casuale, perché l’ho scritto battendo tasti alla rinfusa sulla tastiera del pc; l’altro ha invece una sua razionalità, perché contiene un messaggio che ho poi criptato usando un sistema che rivelerò a tempo debito. Sfido il lettore a scoprire qual è l’uno e qual è l’altro: difficile, ma non del tutto impossibile. Il sistema crittografico che ho usato non è poi così complicato…

Le implicazioni di questi due paragrafi ai fini del mio discorso saranno chiare alla fine. Leggiamo ora questi altri due brani:

 

3.

Affermano gli empî che il nonsenso è normale nella Biblioteca, e che il ragionevole (come anche l’umile e semplice coerenza) è una quasi miracolosa eccezione. Parlano (lo so) della “Biblioteca febbrile, i cui causali volumi corrono il rischio incessante di mutarsi in altri, e tutto affermano, negano e confondono come una divinità in delirio”. Queste parole, che non solo denunciano il disordine, ma lo illustrano, testimoniano generalmente del pessimo gusto e della disperata ignoranza di chi le pronuncia. In realtà, la Biblioteca include tutte le strutture verbali, tutte le variazioni permesse dai venticinque simboli ortografici, ma non un solo nonsenso assoluto.

 

4.

Affermano gli empî che il nonsenso è normale nella Biblioteca, e che il ragionevole (come anche l’umile e semplice coerenza) è una quasi miracolosa eccezione. Parlano (lo so) della “Biblioteca febbrile, i cui causali volumi corrono il rischio incessante di mutarsi in altri, e tutto affermano, negano e confondono come una divinità in delirio”. Queste parole, che non solo denunciano il disordine, ma lo illustrano, testimoniano generalmente del pessimo gusto e della disperata ignoranza di chi le pronuncia. In realtà, la Biblioteca include tutte le strutture verbali, tutte le variazioni permesse dai venticinque simboli ortografici, ma non un solo nonsenso assoluto.

 

Sembrano uguali, vero? In effetti lo sono, ma vi invito a pensare che potrebbe esserci una differenza. Uno è tratto dal famoso racconto di Jorge Luis Borges “La Biblioteca di Babele”, che descrive un mitico e smisurato luogo-universo i cui libri contengono tutte le combinazioni concepibili delle lettere dell’alfabeto. L’altro è, in effetti, lo stesso brano che io ho copiato coscientemente; ma per ipotesi potrebbe anche essere frutto del caso, di una vertiginosa roulette dei simboli ortografici che giungesse a produrre accidentalmente quello stesso brano; come se prendendo a caso uno dei libri della Biblioteca trovassi subito il Libro dei Libri, come se una scimmia arrivasse a produrre il monologo dell’Amleto di Shakespeare al primo tentativo senza passare il proverbiale milione di anni a battere sulla macchina da scrivere. Si tratta di un’ipotesi improbabile e inverosimile, ma non del tutto impossibile.

Anche su questi altri due testi dovremo tornare alla fine del discorso, ma per adesso lasciamoli da parte e parliamo dell’Universo (che alcuni dicono essere, in un certo senso, un testo a sua volta).

 

 

2. Brevissima storia delle concezioni del Logos

 

L’Universo è frutto del caso?

Oppure esiste un ordine razionale, un senso che dà significato all’esistenza del tutto?

I filosofi ellenici, a quanto ne sappiamo, furono i primi occidentali a porsi queste domande. E la risposta fu che alla base dell’Universo c’è il Logos, una parola greca suscettibile di varie traduzioni: “verbo”, “parola”, “discorso”, “ordine”, “razionalità”. La connessione tra queste sfumature semantiche è chiara: un discorso implica razionalità, perché non è un mucchio confuso di suoni o lettere, ma un insieme di parole organizzato secondo precise regole linguistiche. Quei pensatori avevano osservato la natura e avevano dedotto che il mondo è un posto ordinato secondo regole ben precise. Il caso e l’irrazionalità, che pure esistono nel mondo, non sono l’essenza del mondo.

 

Poi venne il cristianesimo. L’apostolo Giovanni, scrivendo in greco il proprio vangelo, aveva usato per il suo sublime prologo esattamente lo stesso termine già usato dai filosofi: In principio era il Verbo [Logos], e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio e tutto è stato fatto per mezzo di lui.

Giovanni ci dice che il Logos è al principio di tutte le cose, che un ordine razionale presiede alla struttura intelligibile del mondo; inoltre ci è detto prima che il Logos è presso Dio, e poi che il Logos è egli stesso Dio. Una contraddizione? Nient’affatto. Giovanni ci sta dando le prime nozioni sulla Trinità: ci sta dicendo che il Logos è presso Dio-Padre ed è Dio-Figlio (e personalmente mi chiedo se quel secondo successivo “presso Dio” non possa riferirsi a Dio-Spirito, ma non trovo conferme a questa mia ipotesi tra i pensatori che ho sfogliato). Gesù Cristo è il Logos, il Verbo divino che si fa Carne e viene ad abitare in mezzo a noi per rinnovare la creazione del mondo tramite la redenzione. All’inizio della Genesi Dio dice le cose, ed esse sono: “Sia la luce”, e la luce fu. La parola è il mezzo con cui Dio crea il mondo: leggendo l’Antico Testamento alla luce del Nuovo, si apprende che quella parola creatrice è proprio il Logos, Cristo, ovvero Dio-Figlio, la seconda persona della Trinità divina.

L’Universo è perciò un “discorso” di Dio, o se vogliamo un “libro”; il che ci rimanda alla “biblio-cosmologia” cui avevo accennato sopra, un argomento denso e complesso che meriterebbe una discussione a parte (qualche riferimento letterario pertinente: l’opera omnia del suddetto Borges, il concetto di sub-creazione di Tolkien, la Storia Infinita di Michael Ende, la Dark Tower di Stephen King, ed anche – si parva licet – i Prigionieri di carta del mio amico Niccolò Petrilli).

Dunque, se la filosofia greca aveva stabilito con la ragione che alla base dell’Universo c’è un ordine razionale, il cristianesimo associò per fede (sulla base del Vangelo di Giovanni) questa razionalità alla persona di Cristo. C’è pertanto uno scarto tra il Logos alla luce del lumen naturae, la razionalità del mondo capita dalla ragione di quei saggi pensatori pagani o agnostici, e il Logos identificato con Cristo alla luce della fede. La filosofia cristiana ha sempre tenuto presente questo scarto: San Tommaso era attentissimo a distinguere le verità dimostrabili ex ratione (che dunque nessuno può inescusabilmente rifiutare) da quelle indimostrabili e credibili soltanto ex fide (che dunque si possono soltanto proporre al prossimo, facendo appello alla sua libertà di credere nonché all’aiuto della grazia divina).

Lo studio della natura nei secoli successivi portò nuova attenzione sul Logos: la nascente scienza moderna concepiva l’Universo come retto da regole precise e razionali, sottolineando la loro intelligibilità da parte dell’uomo; era frequente nelle opere di Galileo la descrizione del mondo come di un libro scritto da Dio, che aveva lasciato all’uomo il compito di scoprirne l’alfabeto e la grammatica. Nella medesima ottica si mossero Newton e Keplero, i quali (sebbene la cosa sia poco nota, ed anzi oggi sia abbastanza diffusa una superficiale vulgata che vuole la scienza nemica necessaria della religione; il che è quasi ironico, visto che la scienza moderna nasce proprio come costola della religione) prima che scienziati furono teologi, ed anzi furono autori di eccezionali scoperte proprio in quanto cercavano di scoprire le leggi di natura che ritenevano Dio gli avesse posto innanzi.

 

Successivamente l’illuminismo, de-cristianizzando la filosofia, auspicò un avanzamento della scienza tale da relegare la religione a nefando ricordo dei secoli bui, o al limite da permettere soltanto una religione naturale che fosse puramente razionale e depurata da ogni rivelazione. Gli illuministi furono “teisti” (credenti in un solo Dio personale, comune ai tre grandi monoteismi) oppure “deisti” (credenti in una divinità non meglio precisata, magari chiamata Ragione o Essere Supremo) oppure semplicemente agnostici; è da notare che pochi illuministi sostennero teoricamente l’ateismo, l’inesistenza di Dio essendo ancor meno dimostrabile della sua esistenza.

Con l’illuminismo svanisce dunque ogni contributo della fede alla conoscenza: il Logos torna ad essere quel che era già stato per i filosofi greci, un ordine universale comprensibile tramite la sola razionalità. Voltaire paragonò l’Universo ad un Orologio perfetto, costruito da un sublime Orologiaio, con un meccanismo che dopo la carica iniziale prosegue da solo in un moto perpetuo e non ha più bisogno del suo costruttore. La massoneria (perlomeno la sua corrente razionalista, che fu l’altra faccia dell’illuminismo) descrive la divinità come un Grande Architetto che ha edificato l’universo secondo certi precisi criteri, gli stessi a cui avrebbe alluso la Tradizione massonica medievale con la costruzione delle cattedrali gotiche (tuttora qualche stravagante sostiene di riconoscere nella facciata di quegli edifici lo schema cabalistico dell’albero delle sephirot – e certo: basta spostare una sephira qui, cambiare un po’ lo schema là, e il gioco è fatto…)

 

E infine Hegel. Nel suo idealismo il concetto di Logos subisce l’ultima evoluzione significativa: diventa Geist, Spirito che produce l’Universo, Razionalità che si fa Realtà.

È impossibile spiegare in poche righe la filosofia hegeliana, argomento immensamente vasto e complicato (e molto ci sarebbe da dire sullo gnosticismo sommerso di Hegel, che purtroppo è finora sfuggito alla quasi totalità dei suoi commentatori). In estrema sintesi: l’idealismo è quella filosofia per cui la realtà non è autonoma dal pensiero del soggetto che la conosce, ma in certo modo dipende dall’idea con cui il soggetto si rappresenta mentalmente la realtà. Nelle sue configurazioni più estreme, si sostiene che la realtà è creata dall’idea. Per Hegel è proprio così, sennonché l’idea che si fa realtà non è quella del singolo essere umano (“io empirico”), ma quella di un Io trascendentale che sta all’io empirico come la sostanza sta all’accidente. Questo Io trascendentale è l’Uomo, è l’Idea, è il Pensiero Razionale che si fa Realtà, è lo Spirito (Geist), è Dio.

Il processo con cui l’idea si fa realtà è la dialettica hegeliana, composta dalla famosa terna tesi-antitesi-sintesi, nella quale ogni termine si suddivide a sua volta in una terna inferiore (cosicché lo schema completo è caratterizzato da una notevole complessità). La terna fondamentale è composta da:

1. L’Idea in sé, ovvero lo Spirito che esiste prima del tempo, prima dell’Universo e della realtà materiale.

2. L’Idea per sé, ovvero lo Spirito che uscendo da sé crea l’Universo e diventa Natura, per poi torna in sé nello svolgimento della dialettica hegeliana.

3. L’Idea in sé e per sé, ovvero lo Spirito che tornato infine in sé unifica Pensiero e Materia nell’autocomprensione finale di questo movimento circolare.

Da notare che Hegel, con un’operazione ermeneutica tipicamente gnostica, ravvisava nel cristianesimo la verità essoterica (= una storiella buona per la massa) del suo idealismo, il Verbo che si fa Carne essendo un’allegoria dello Spirito che si fa Realtà; a “inverare” quest’allegoria naturalmente ci avrebbe pensato lui, venuto a svelare all’umanità il vero significato della storia del Dio-uomo che muore e risorge…

Insomma, stringi stringi, la filosofia di Hegel è un’antropoteosofia: l’Uomo è Dio, gli resta solo da capirlo. E a ben guardare il movimento circolare del Geist, descritto nella triade dell’Idea che è in sé e poi esce da sé ed infine torna in sé, ricorda tanto certe cosmogonie gnostiche per le quali al principio esisteva un dio che si distrusse, la materia essendo ciò che resta di quel cadavere supremo, e l’uomo può salvarsi solo se acquisisce la conoscenza della propria natura divina. Dio muore all’inizio del tempo, ma risorge nell’Uomo. L’evoluzione dell’Universo, e la stessa storia dell’umanità, sono guidate da una razionalità immanente alla realtà lungo un binario ineluttabile teso a sfociare infine nell’autocomprensione, ovvero nel ritorno dell’Idea in sé, ovvero nella cosciente identificazione tra Uomo e Dio.

 

 

3. Il Caso e l’Irrazionalità

 

Nel libro di fantascienza Guida Galattica per autostoppisti, Douglas Adams narra di una razza di esseri “superintelligenti e pandimensionali” che decide di trovare la Risposta suprema alla domanda fondamentale circa “la vita, l’Universo e tutto quanto”. Questa razza costruisce pertanto un computer gigantesco, chiamato Pensiero Profondo, e gli affida il compito di calcolare la Risposta. Il computer impiega per questo gravoso compito ben sette milioni e mezzo di anni; dopodichè, di fronte alla festante popolazione in trepida attesa, annuncia in mondovisione la Risposta:

42.

La razza di esseri superintelligenti e pandimensionali non è precisamente soddisfatta del criptico risultato, ma Pensiero Profondo si giustifica dicendo che essi capirebbero se conoscessero con precisione la Domanda. A questo scopo viene dunque costruito un computer ancor più grande e potente; purtroppo, per una sfortunata quanto ridicola coincidenza, esso viene distrutto proprio pochi minuti prima che il calcolo sia completato.

Successivamente, nel secondo volume della saga Ristorante al termine dell’Universo, il protagonista Arthur Dent riesce con un bizzarro espediente a sapere qual è la Domanda:

6 x 9?

Il significato della vita e dell’universo e di tutto quanto, dunque, sembra essere contenuto nella formula “6 x 9 = 42”. Sennonché, il lettore si sarà già accorto che sei per nove non fa affatto quarantadue: fa cinquantaquattro.

La conclusione che si ricava dalla conoscenza simultanea della Domanda e della Risposta, insomma, è che tutto è assurdo e bizzarro e irrazionale, proprio come le avventure descritte da Adams nei suoi libri.

 

Ora, questo potrà anche sembrare uno scherzo, ma a ben vedere la trovata di Adams è un’efficacissima descrizione della concezione postmoderna del mondo. Il Logos, che in una forma o nell’altra è sempre stato considerato l’ossatura dell’universo fin dalla nascita del pensiero occidentale, oggigiorno è considerato superato. La filosofia sorta dopo Hegel (compreso, pur tra varie contraddizioni interne, quell’hegelismo rovesciato che fu il marxismo) ha rinunciato a qualsiasi metafisica: non c’è nessun senso intrinseco nell’universo, nessuna Razionalità immanente o trascendente, nulla tranne i piccoli e provvisori significati che gli uomini nella loro breve contingenza decidono di dare al mondo.

Le cause di questo cataclismatico rovesciamento esistenziale sono molteplici. Tra i principali fattori, credo debbano essere annoverate:

1) le pulsioni irrazionalistiche della filosofia che cominciano a sorgere già nel XIX secolo, vedi ad esempio Nietzsche.

2) la delusione dei Lumi. Diceva l’ottimismo illuminista che l’umanità, dopo aver abbandonato le tristi eredità dei secoli bui come la superstizione e i dogmi religiosi, avrebbe realizzato un mondo migliore. Sappiamo com’è andata: quello appena finito è stato il secolo dell’orrore, delle guerre mondiali, dei lager nazisti e dei gulag comunisti, degli stermini di massa e del terrore atomico. E così l’uomo occidentale, dopo aver perso nel ‘700 la fiducia nella Fede, ha perso nel ‘900 la fiducia nella Ragione: l’illuminismo moderno ha generato il “figlio parricida” del relativismo postmoderno, e coloro che prima avevano aderito alla religione secolare del marxismo, dopo la confutazione storica di quest’ultimo, si sono in gran parte convertiti al pensiero debole (chiamiamolo “rancore epistemologico”: “se io avevo torto, allora nessuno deve avere ragione”).

3) l’interpretazione dell’evoluzionismo in termini puramente aleatori, efficacemente riassunta e propagandata da Jacques Monod nel suo saggio “Il Caso e la Necessità”: “l’uomo sa infine che è solo nell’immensità indifferente dell’universo da cui è emerso per caso”. La comparsa della vita nell’universo, e la sua evoluzione attraverso il meccanismo delle mutazioni genetiche, sono considerate come il risultato accidentale di una specie di lotteria cosmica. Questa visione è oggi così diffusa da essere spesso identificata con l’evoluzionismo nella sua essenza (il che è un altro falso storico, perché Darwin sostenne il meccanismo evolutivo ma non l’aleatorietà dell’evoluzione: a torto l’ateismo militante lo agita come feticcio della propria causa). Nelle sue configurazioni più radicali, questa mentalità concepisce come casuale la stessa esistenza dell’Universo: qualcosa esiste, sì, ma poteva anche non esistere, e in ogni caso non c’è una particolare ragione perché ci sia l’Essere invece che il Nulla. Non c’è nessun Logos, c’è solo un accidente del Caso.

 

 

4. Il testo: la ragione

 

Torniamo allora alla metafora “biblio-cosmologica” di cui parlavo all’inizio. Abbiamo due coppie di testi: la prima coppia è apparentemente casuale e insensata, tuttavia uno dei due elementi cela un senso razionale e (seppur con qualche difficoltà) intelligibile; la seconda coppia è apparentemente razionale, tuttavia (per ipotesi improbabile ma tecnicamente non impossibile) uno dei due testi è in realtà frutto accidentale del caso. Le possibilità sono:

1. il Logos non appare, perché non c’è.

2. il Logos non appare, però c’è.

3. il Logos appare, perché c’è.

4. il Logos appare, però non c’è.

Quale dei quattro testi è il termine di paragone più adatto per descrivere la realtà? Ovvero, quale delle quattro proposizioni definisce l’Universo?

 

Per rispondere a questa Domanda (la cui Risposta, naturalmente, non è 42!) dobbiamo anzitutto usare la ragione. Ed è proprio con la ragione che possiamo osservare che nel mondo esistono delle regole: la gravitazione universale, le leggi di Keplero, E = Mc2… L’universo non è un guazzabuglio caotico di eventi che semplicemente avvengono: c’è una struttura, una matrice, un ordine minuzioso.

Sappiamo inoltre che questo Universo non è sempre esistito: i tentativi di dimostrare il contrario, come la famosa teoria dell’universo quasi-statico di Hoyle, non reggono all’obiezione della radiazione di fondo nonché a certe considerazioni sull’entropia ( Hoyle era un fisico fortemente contrario all’idea del Big Bang – e per ironia della sorte fu lui stesso a darle questo nome per ridicolizzarla, senza prevedere che avrebbe fatto presa sull’immaginario collettivo – poiché, diceva, gli sembrava “un’idea da preti”).

Ma da dove deriva allora questa razionalità? È verosimile che “prima” (prima di ogni prima, perché il tempo, come scriveva Sant’Agostino e ha confermato Einstein, non esiste in assenza di eventi) ci fosse il Nulla, e poi improvvisamente l’Essere – ma un Essere ordinato, strutturato, regolato, un Essere che attua il suo divenire storico seguendo precise leggi fisiche?

L’osservazione dell’universo ci aiuta a rispondere alla Domanda, escludendo la prima coppia di testi: il Logos appare.

 

A questo punto, però, il sostenitore del Caso può obiettare (e solitamente è questa l’obiezione più frequente, ripetuta in molte varianti) che “la razionalità non è oggettivamente presente nell’universo, ma soggettivamente presente nell’osservatore.” Ovvero: le regole fisiche del mondo in sé e per sé non significano niente, ma siamo noi che le vediamo razionali perché le conformiamo al nostro punto di vista e precisamente alla nostra razionalità. Insomma: il Logos ci appare, però non c’è.

Torniamo alla metafora del testo: i paragrafi (3) e (4) ci appaiono sensati perché corrispondono alla nostra grammatica. Quando li ho scritti, ho digitato sulla tastiera certe lettere e non altre, proprio perché la mia scrittura seguiva precise regole grammaticali. Tuttavia, anche i paragrafi (1) e (2) potrebbero apparire sensati, se a leggerli fosse un ipotetico osservatore la cui grammatica aliena, per un improbabile ma non impossibile scherzo del caso, coincidesse con quella che si trova di fronte: perché magari nella sua lingua hdhsfjdszhfsk mjsdafl ohnds”, oppure “dsfdsjflfjdsl sdfjsfjsdkfjsdlk feorfuwierueowi”, non sono affatto guazzabugli fonetici bensì assennate frasi di senso compiuto. Oppure, come dicevamo all’inizio, non si può escludere che da un gigantesco meccanismo combinatorio sia prodotta per caso una frase come “Affermano gli empî che il nonsenso è normale”, che a noi lettori sembra sensata perché siamo proprio noi a metterci un senso che in origine non c’era.

La più grande e lucida espressione poetica di questa lotteria cosmica è proprio il racconto di Borges sulla Biblioteca, il luogo in cui il Caso produce ogni libro possibile; e tuttavia, poiché nessun Logos è alla base di questa produzione, poiché non c’è nessuna regola che stabilisce di scrivere certe lettere invece di certe altre in quanto semplicemente si dà ogni concepibile combinazione alfabetica, allora nessun testo ha veramente senso e ogni testo è ipoteticamente sensato, e dunque si annichilisce infine la stessa differenza tra Ordine e Disordine: il Logos è il Caos.

 

(In realtà, la Biblioteca include tutte le strutture verbali, tutte le variazioni permesse dai venticinque simboli ortografici, ma non un solo nonsenso assoluto. Inutile osservarmi che il miglior volume dei molti esagoni che amministro s’intitola “Tuono pettinato”, un altro “Il crampo di gesso” e un altro “Axaxaxas mlö”. Queste proposizioni, a prima vista incoerenti, sono indubbiamente suscettibili d’una giustificazione crittografica o allegorica; questa giustificazione è verbale, e perciò, ex hypothesi, già figura nella Biblioteca. Non posso immaginare alcuna combinazione di caratteri

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che la divina Biblioteca non abbia previsto, e che in alcuna delle sue lingue segrete non racchiuda un terribile significato. Nessuno può articolare una sillaba che non sia piena di tenerezze e di terrori; che non sia, in uno di quei linguaggi, il nome poderoso di un dio.)

 

Perciò, se il problema della prima coppia di testi era facilmente risolvibile perché basta analizzare l’universo per riconoscerne la struttura razionale, il problema della seconda coppia di testi non lo è altrettanto. Non è possibile sapere razionalmente e con certezza assoluta se il Logos appare perché esiste oggettivamente, o perché è solo soggettivamente in noi; se la “grammatica” dell’Universo possiede il senso che mostra, o se è soltanto un fenomenale dodici ai dadi del Big Bang. La ragione non è autofondante.

(È possibile questa conclusione possa essere suffragata anche dai teoremi di incompletezza di Gödel, per i quali – in estrema semplificazione – non si può dimostrare la coerenza di una teoria basandosi esclusivamente sulla teoria stessa; ma qui, poiché non conosco la matematica come la letteratura e la filosofia, non posso esprimermi con certezza.)

Come uscire, allora, da quest’impasse?

 

TO BE CONTINUED…

 

 


58 responses to “Il Logos e il Caos

  • piccolozaccheo

    Ti dico solo, per il momento, che ho letto con sommo gusto. Un saluto!

  • utente anonimo

    Claudio, il mio nome è Juan Francisco e ti scrivo dall’Ecuador (sono italoequadoregno). Seguo il tuo blog da più di un anno ed esco allo scoperto soltanto adesso con questo commento….

    COMPLIMENTI e grazie infinite per i continui post che “seducono la mente e riscaldano il cuore”.

    Non mi resta che dirti che non vedo l’ora di leggere la conclusione del post (..anche se sto già intuendo come può andare a finire…)

    saluti (a 10.121 km di distanza, Google Earth dixit)
    j.f.

  • ClaudioLXXXI

    Zaccheo: grazie. Condividi la chiosa su Hegel gnostico?

    Juan: accidenti! Mi seguono pure da oltreoceano! E chi se l’aspettava questo outing!
    Grazie dei complimenti, troppo buono (dico sul serio “troppo”: non sono così seducente).

  • LadyMachbet

    Non ora, devo leggere con calma ^^
    Ripasso domani :p

  • Crosta

    Proprio un paio di giorni fa, cercando di richiamare alla mente il concetto di entropia e l’enunciato del secondo principio della termodinamica, mi sono imbattuta in quello che in cosmologia gli scienziati chiamano principio antropico che indirettamente potrebbe aiutare a scegliere tra la terza e la quarta possibilità. In pratica il Logos che appare è strutturato nell’unico accuratissimo modo che permette agli esseri umani di esistere. E’ vero, non si può dimostrare che non sia un caso, ma è razionale dubitarne?

  • ClaudioLXXXI

    Grazie Crosta. Il principio antropico è interessante (ne esistono due o tre versioni), ma talvolta ho la sensazione che venga usato a sproposito: cercando di “introdurre” surrettiziamente una variabile di fede in un’equazione razionale. Come a dire: “lo vedete che dovete credere???
    Il problema è che se questo Logos sia “l’unico” non possiamo dirlo con precisione, perchè non abbiamo la possibilità di osservare altri ipotetici stadi in cui l’Universo “avrebbe potuto essere ma non è”, e perciò non possiamo fare confronti certi.
    Certo, possiamo dire che è *estremamente improbabile* che la specie umana sia nata, tanto da poter almeno ragionevolmente sospettare che non sia solo un dodici ai dadi, ma improbabile non vuol dire impossibile.
    Aspetto commenti dei difensori del Caso per andare avanti…

  • ago86

    Esistono due versioni del principio antropico: debole e forte, ma secondo Hawking una di queste due (non ricordo quale) scade nell’altra.

    La mia teoria riguardo il tuo post è che dire che il logos esiste in apparenza vuol dire che esiste in assoluto. Poi te la spiego meglio.

  • Faber18

    Bel post, ma ho i neuroni col fiatone…

  • TheCopywriter

    Testo gustosissimo e intelligente, Bravo Claudio.

    Grazie per la citazione…messo insieme a Borges ed Hegel mi sento un pò piccirillino però tant’è. ;D

    Ora…il problema è che il procedimento a spirale che hai utilizzato…è simile all’andamento dell’Universo: Logos-Bang! – jskdlhosviuvi-caos iniziale – introduzione-organizzazione – filosofia-evoluzione.

    Ora, infine abbiamo un universo che sulla Terra concepisce sè stesso. Non è necessariamente la maggiore evoluzione, o l’unica possibile. Però questa conosciamo, e tant’è.

    Proprio domenica, dopo il primo bagno marino della stagione(Sorrento, Sole, Roberta, Vacanza, Limoncello nello zaino) ho espresso la mia opinione al riguardo: DIO NON C’E’, MA CI PROVA.

    Il che presuppone due elementi fondamentali sulla mia idea: il fatto che non sia necessario un Ordinatore perchè le cose siano Ordinate e il fatto che la mia Razionalità percepisca come piacevole e quindi seguenteunpiano un insieme di cose del tutto separate.

    Il Logos non c’è, ma SEMBRA ci sia! Non APPARE.

    è DI NUOVO solo un Ex-Fide, la medesima Impasse Secolare: tu affermi implicitamente che essendo l’universo così tra miliardi di universi casuali non-così e (apparentemente)incomprensibile, il Caso non può dominare in modo assoluto. Ci vuole l’orologiaio cieco.

    Io posso anche essere concorde. Di base non disdegno, lo sai, neanche l’idea che in questo momento un angioletto mi sorvoli la testa.

    O anche la Matrice, che importa.

    Ma il problema resta nella semplice avvertenza che l’Universo è semi-tautologico: è così perchè la somma infinita di elementi matematici dà PER FORZA una vittoria. è talmente enorme il sistema di variabili che praticamente TUTTI gli eventi possono realizzarsi in zone diverse. Ma sempre rispettando le medesime regole, che non hanno bisogno di un creatore perchè sono così semplici da essere autodeterminate.

    L’entropia è la semplice risultante della legge matematica del Casinò: il giocatore PERDE SEMPRE, alla fine.

    La realtà ha DETTO: dall’infinita probabilità di combinazione del Reale tramite le 11 dimensioni uscite dal Bang e dopo la guerra con l’antimateria abbiamo questo, questo e questo. Che ci si fa?

    Altre infinite combinazioni, ma sempre secondo le medesime regole, hanno dato adito alla realizzazione di qualcosa di diverso: l’organico dall’inorganico. Che poi l’organico non è altro che una combinazione di numerosi elementi inorganici che si sono messi in accordo sempre secondo le medesime regole che accendono le stelle.

    In altre parole, è il NUMERO che fa la differenza. La biblioteca di Borges sottostà a una sola regola di 25 termini. Puro Caso.

    Ma il Caso non esiste, in Fisica. Uno dei postulati afferma che conoscendo la posizione esatta di tutte le componenti dell’Universo in un dato momento, conosceremmo passato presente e futuro di tutto.

    Il Principio di Indeterminazione(e l’assurda vastità del Tutto) ce lo rende inconoscibile anche per una goccia d’acqua, ma l’idea regge anche se inapplicabile.

    L’universo ha almeno 6 regole fondamentali interdipendenti che rendono molto più stabile la situazione: come se la biblioteca(dal nostro punto di vista per semplificare) dicesse: 25 simboli, ricombinati secondo le regole grammaticali, in lingua italiana.

    Quanto tempo? MILIARDI DI ANNI. ogni istante, MILIARDI DI COMBINAZIONI POSSIBILI.

    Ma

    questo purtroppo porta IMHO al gioco della bandierina: spiegare come la realtà possa autodefinirsi non elimina l’idea di Dio, e viceversa. L’unica cosa su cui possiamo almeno concordare, è che è ora che l’antropocentrismo eurocentrista venga seppellito per sempre.

    Se Dio ha creato la Vita, l’ha creata in indefiniti altri pianeti. Non solo per noi.

    Ma la presenza di un Logos ordinatore rende infinitamente superfluo tutto lo spazio tra la vita e la non vita.

    Poi certo…il solito piano inconoscibile, ma sempe più somigliante a una Grande Scusa e Enorme Giustificazione del Ca…so.

    In definitiva…o il Logos c’è stato e se n’è andato una volta finito di scrivere…(la poesia è di chi gli serve, non di chi la fa, diceva Troisi)…o più semplicemente il libro ha trovato le lettere uscite dall’infinito calderone del Caso e si è scritto da solo.

    E noi non siamo il suo climax. Siamo solo un punto e virgola.

    Potrebbero esserci infiniti universi usciti dallo stesso calderone…come scintille da una mola in attività…e il 90% di questi essere del tutto incomprensibile/inabitabile/in.

    Tu parli da questo, ed è come se fossi una parola della Bibbia uscita dalla Biblioteca. Se ti chiedono di Prigionieri di Carta, per te non è concepibile.

    Questa la mia conclusione. Spero ti soddisfi, anche se contraria a quella dove volevi arrivare tu.

    Hugs and Kisses!

  • LadyMachbet

    Bello, anche la sintesi della filosofia hegeliana, anche se non concordo nella coincidenza Dio/uomo (spinozianamente la res cogitans è maggiore di quella extensa anche in Hegel)

    Parto dalla conclusione e dal teorema di Gödel.

    Non esistono sistemi autofondanti, un sistema ha bisogno di un altro sistema a se stante per trovare la verità e ciò porta al regresso all’infinito.

    Altrimenti e semplicisticamente detto: non esiste Verità.

    Ma la proposizione “non esiste Verità” esprime una Verità, è sintetica a priori e quindi si cade in autocontraddizione.

    Esiste dunque Verità?

    Dove Verità corrisponde a Dio.

    Nel milione di miliardi di universi possibili che coesistono nella mente di Dio questo sarebbe dunque il più plausibile (o unico Vero)?

    Il Logos (Geist meglio) è il tessuto dell’Universo, la razionalità è ciò che accomuna tutti quanti.
    L’idea hegeliana che è prima in sè, poi fuori di sè e che infine torna in sè è la rappresentazione che abbiamo di questo Universo.
    Soggettiva prima, oggettiva poi, dovrebbe diventare intersoggettiva.
    Valere, dunque, universalmente.
    Vera in quanto razionale e concepibile da tutti anche se in gradi e misure differenti.
    Vuol dire che la razionalità è immanente nel cosmo e la nostra mente finita ne coglie quegli aspetti che sono alla sua portata.

    Ipotizzare che tutto sia figlio del caso non è possibile perchè se tutto fosse caso nulla sarebbe conoscibile e la realtà sfuggirebbe a qualsiasi regola.
    Sostenere che la razionalità della Realtà sia solo apparente e che essa sia figlia del Caos, possibilità estrema di ordine casuale, non esclude che la Realtà sia conoscibile.
    Voglio dire, anche se frutto di una mera casualità, ci troviamo comunque in presenza di leggi conoscibili ed indagabili.
    Un mondo che muta ed oscilla, dove non ci sono regole fisse, è un mondo in cui non si ha nemmeno diritto di parola o di pensiero, non può essere figurato o rappresentato, non può essere nemmeno concepito.

    Il problema reale, quindi, non è stabilire se ci sia ordine o caos, razionalità o caso.
    Il problema è capire come la legge incide sulla vita del singolo, non gneoseologico dunque, ma etico.
    Se esiste Verità, come la Verità opera nel mondo.

    Se esiste Dio e se si può prescindere da esso.

    Cioè se la Verità oltre ad essere fondamento dell’Universo abbia anche un fondamento etico tale da consentire di affermare che esistano Bene e Male.

    Più che il dimostrare, a me interessano le implicazioni della dimostrazione.

    (mamma mia che fatica sintetizzare^^)

  • berlic

    Attenzione! C’è una differenza fondamentale tra inconcepibilmente enorme ed infinito.
    Nell’inconcepibilmente enorme, se cammino per un congruo numero di anni arriverò al termine. Nell’infinito, no.
    Il numero di combinazioni della Biblioteca di Babele è enorme, ma calcolabile; non è infinito. E qui torniamo a Godel: la biblioteca non ha (non può avere) in sè tutte le sue regole. Non c’è nei fantastiliardi di libri quello che la possa descrivere esattamente (e sottolineo esattamente). Così, “Se Dio ha creato la Vita, l’ha creata in indefiniti altri pianeti. Non solo per noi.” è una pia illusione, un augurio, una speranza o, come per la Hack, un dogma. Ma semplicemente, non è dimostrabile finchè non ci andremo, ed esiste la possibilità che non sia vero. Perchè, essendo l’Universo finito, e il tempo finito, anche se le probabilità della vita su un pianeta fossero di due a uno (e badate bene: io sono convinto che qui la casualità non c’entri) questo non vuol dire che la vita comunque ci sia. Magari nella roulette cosmica esce sempre dispari.
    Quindi, per concludere che sto facendo un post: il Logos per me è l’infinito che entra nel finito e crea il finito, non rientra nel finito e quindi è altro. C’è e si fa vedere a chi vuole e vuole vederlo.
    E’ la ventiseiesima lettera.

  • TheCopywriter

    @Berlic: segnala che stai rispondendo anche a me, non sono indovino! 😀

    Nell’inconcepibilmente enorme, se cammino per un congruo numero di anni arriverò al termine. Nell’infinito, no.

    Beh, intanto l’Universo è ancora dubbio nel suo essere finito o infinito, o frattalmente infinito e quindi finito ma non fisicamente.

    Ci sono 2 possibilità su 3 che sia infinito, o almeno inDEfinito.
    Ma anche fosse finito è talmente inconcepibilmente enorme da risultare PRESSOCHE’ infinito. E quindi…siamo di nuovo lì.

    Poi la Vita non è un elemento così complicato. è straordinario, ma non incredibilmente complesso. E’ solo in perenne trasformazione invece che in stasi. Il creazionismo religioso ad esempio è una negazione della vita, che è vita proprio perchè non-statica. Non è più difficile, una volta conosciuto il processo, trasformare degli elementi in un aminoacido e da lì in una cellula, che accendere una stella.

    Ma semplicemente, non è dimostrabile finchè non ci andremo, ed esiste la possibilità che non sia vero.

    Con un ragionevole dubbio dovuto ai limiti tecnologici del sezionamento minerale, ALH84001 ci ha tolto la fatica di andare.

    Perchè, essendo l’Universo finito, e il tempo finito, anche se le probabilità della vita su un pianeta fossero di due a uno (e badate bene: io sono convinto che qui la casualità non c’entri) questo non vuol dire che la vita comunque ci sia. Magari nella roulette cosmica esce sempre dispari.

    Non mi sembra un ragionamento che sta in piedi…cioè: ok, c’è vita o non c’è. (è un dogma anche secondo me, dato il numero di pianeti esistenti ormai anche non solo statisticamente)…però il fatto che il Tempo in realtà non esista(è una conseguenza delle altre 10) come dimensione e che l’Universo sia PRESSOCHE’ infinito…il fatto che siamo soli è un’utopia che non è neanche carina.

    Il vicinissimo Marte ha avuto probabilmente una vita attiva, e con un pò di fortuna pare ce l’abbia anche adesso. Purtroppo un miliardo e mezzo di anni di erosione ci ha tolto la possibilità di trovare veri fossili…ma i batteri là stanno, e se ci stanno marziani sono, e vita aliena anche se non molto di compagnia.

    Oltretutto fino a 25mila anni fa non eravamo soli neanche come specie, e se non fosse avvenuto qualcosa a livello di selezione naturale probabilmente adesso ci sarebbero 2 o 3 specie di Homo differenti e allora Adamo ed Eva avrebbero avuto un paradiso affollato.

    E’ la ventiseiesima lettera. quindi è una specie di H che si legge ma non si pronuncia?

    Torniamo quindi allo stato di Opinione. 3 commenti risolutivi, 3 relativismi. Claudio volevi questo? ;D

  • ago86

    Come al solito Ladymacbeth commette l’errore dei dilettanti: il teorema di Godel è valido solo per le teorie assiomatiche dell’aritmetica, non per altri campi. L’ampia discussione suscitata dal primo teorema di incompletezza di Gödel ha anche prodotto numerosi fraintendimenti. In questa sezione vengono chiarificate le più comuni interpretazioni erronee:

    Il teorema si applica solamente a quei sistemi che consentono di definire i numeri naturali come un insieme. Non è sufficiente che il sistema contenga i numeri naturali. È anche necessario che, utilizzando gli assiomi del sistema e la logica del primo ordine, si possa esprimere il concetto “x è un numero naturale”. Esistono numerosi sistemi che contengono i numeri naturali e che sono completi. Ad esempio sia i numeri reali che i numeri complessi hanno assiomatizzazioni complete.
    È possibile dimostrare una proposizione indecidibile con un dato sistema di assiomi semplicemente aggiungendo appositi assiomi. Ad esempio è possibile dimostrare il Teorema di Goodstein, che tratta di numeri interi, accettando gli assiomi dei numeri transfiniti, che sono classi di infinito superiori all’infinito dei numeri interi. Più chiaramente è possibile innalzare al rango di nuovo assioma precisamente l’affermazione indecidibile (oppure anche la sua negazione, anche essa indecidibile) , ottenendo così una nuova teoria matematica, come nel caso dell’analisi non-standard. Questo meccanismo è infinitamente ripetibile. Si potrebbe quindi affermare che la goedelizzazione funge da generatore di assiomi sensati.
    Lo stesso Gödel non credeva che i suoi teoremi avrebbero distrutto la fede nella matematica: disse infatti che semplicemente la completezza dell’aritmetica non poteva essere dimostrata dagli assiomi dell’aritmetica, ma occorreva qualcos’altro.

    E continua col solito errore dei dilettanti dicendo “la verità non esiste” (le replico che è verissimo il teorema di Godel, ma tanto non ci crederà). Ma da lei non mi aspettavo altro.

    Veniamo al mio punto. Se il logos non c’è, allora al suo posto vi è il caso. Dunque l’assoluto è il caso. Ma l’assoluto è anche il posto dove esistono tutte le possibilità di esistenza, ossia ciò che sostiene nell’esistenza tutte le cose esistenti che dunque, in un certo modo, esistono in esso. Se il logos appare, vuol dire che esiste in natura una certa correlazione tra le cose. Un ordine tra le cose, insomma. Se questo ordine esiste in natura esiste anche nell’assoluto. Ma se nell’assoluto vi è un ordine, allora l’assoluto non è più del tutto casuale, e perciò vi è il logos. Inoltre, anche ammesso che fosse del tutto casuale, vi sarebbe un ordine secondo il quale le cose vengono create, ossia vi sarebbe il processo di creare. Ecco perché secondo me non è possibile pensare ad un “caso totale”.

  • utente anonimo

    Ehm, siete troppo bravi in filosofia… non è una discussione nella quale mi posso misurare dignitosamente con voi!:) Perciò da qui in poi mi limito a leggere il seguito.
    Però Claudio, sottoscrivo pienamente il commento di Berlic anche in risposta al tuo.
    Grazie

  • utente anonimo

    Dimenticavo. Solo un favore, copywriter. Mi spieghi questa frase:
    “Con un ragionevole dubbio dovuto ai limiti tecnologici del sezionamento minerale, ALH84001 ci ha tolto la fatica di andare”?
    Grazie e ciao!

  • ago86

    Ci sono due versioni del principio antropico: quella forte e quella debole. Il principio antropico debole dice che, in un universo che è grande o infinito nello spazio e/o nel tempo, le condizioni necessarie per lo sviluppo della vita intelligente si troveranno solo in certe regioni che sono limitate nello spazio e nel tempo. Gli essere intelligenti presenti in queste regioni non dovrebbero perciò sorprendersi nel constatare che la regione in cui essi vivono nell’universo soddisfa le condizioni necessarie per la loro esistenza. Per il principio antropico forte esistono o molti universi differenti o regioni differenti di un singolo universo, ciascuna con le proprie leggi scientifiche. Insomma, in quei luoghi, dove la vita si è sviluppata, alla domanda “Perché l’universo è come lo vediamo?” si risponde con “se l’universo fosse stato differente, noi non saremmo qui”. Però ad esso si può obiettare facendo notare che se esistono universi separati tra loro, allora ognuno di essi è irrilevante per gli altri, dunque per il principio di economia può essere scartato. Se invece sono regioni di un singolo universo, dovrebbero avere tutte le stesse leggi scientifiche, giacché altrimenti non si potrebbe passare in modo continuo da una regione ad un’altra. In questo caso l’unica differenza fra le varie regioni risiederebbe nella loro configurazione iniziale, cosicché il principio antropico forte si ridurrebbe a quello debole.

  • TheCopywriter

    @ago: sinceramente non so se una persona laureata con il massimo dei voti in filosofia (Hegeliana) sia definibile precisamente con la parola DILETTANTE.

    Tu invece hai la sindrome di Benjamin Linus, ma mi piace perchè permette di discutere, anche se in realtà non ti piace farlo! ;D

    Caso non è Assoluto. Caso è Caso. Il fatto che ci sia un ordine è solo casuale. Tu trasformi un’esistenza in un’altra. Non riesci a sfuggire dal campo semantico della fede…con una TAC la tua area cerebrale adibita dev’essere decisamente invasiva!

    @anonimo: è un meteorite marziano con apparenti nanobatteri fossili di provenienza aliena. Purtroppo non siamo ancora in grado di sezionarli per riconoscere se si tratta realmente di parete cellulare.

    @ago again: la realtà non segue la logica. E neanche la statistica o i principi di casualità: se io metto la testa in forno e i piedi in frigo, ho la temperatura perfetta di media. Idem per le regioni contigue: che ci siano 2milioni di miliardi di universi o uno solo, la possibilità di fare superenalotto è la stessa. Data però la vastità dell’Universo stesso e le sue condizioni intrinseche, la probabilità di trovare quello che cerchiamo è decisamente alta.

    Ps: se vi va, passate dal mio blog, ho aperto una simildiscussione sul tema. Amen

  • ago86

    E’ anche laureata? Date le conclusioni che tira, non sembrava proprio. Pensa che l’avevo scambiata per una quindicenne.

    Chi è Benjamin Linus? Mai sentito nominare.

    Il logos sarebbe, per definizione, l’assoluto. Se il logos non esiste, al posto dell’assoluto vi è il caso. Se invece nel mondo reale vi sono presenti degli ordini, allora tali ordini sono presenti anche nell’assoluto, che dunque non è “caso” del tutto. Non è casuale che vi sia un ordine, perché se ci fosse dovrebbe essere contenuto nell’assoluto, che dunque non sarebbe del tutto casuale. Che c’entra la fede?

    Dire “la realtà non segue la logica” è formulare una proposizione logica di descrizione della realtà. Non si sfugge. Inoltre è dimostrato che l’universo segue leggi scientifiche, non il caso. Le regioni contigue invece muterebbero le probabilità: dato che in ognuna ci sarebbero diverse configurazioni iniziali o diverse leggi scientifiche, le probabilità della nascita della vita diverrebbero molto maggiori, e alcuni sistemi partirebbero con configurazioni diverse dove tale fatto sarebbe molto più probabile. La probabilità nell’universo, che non è vasto come si crede, è bassissima. Secondo i calcoli la possibilità che si formi la vita sono 1 su 10 alla sessantesima. Le stelle sono solo 10 alla 22, e molte di queste non hanno pianeti. E il tempo che ci sarebbe voluto per formare un batterio dal caso è superiore all’età dello stesso universo. Dici che è probabile? Come dire che se un vento spazza un magazzino di u nrigattiere tira fuori un boeing.

  • berlic

    xCopywriter: la metà delle tue affermazioni avrebbe fatto fuggire urlando metà dei miei professori di matematica…l’altra metà ti avrebbe inseguito con un’ascia 😀
    Il “pressochè” infinito non vuol dire infinito. E’ come dire che uno è uguale ad infinito. Rispetto ad infinito, 1 e 10^300 sono quasi la stessa cosa.
    Che io sappia, che l’Universo sia infinito non lo crede nessuno.Ci sono dimostrazioni in questo senso abbastanza fortine.
    “Non è più difficile, una volta conosciuto il processo, trasformare degli elementi in un aminoacido e da lì in una cellula, che accendere una stella.” a parte che ambedue le cose mi sembrano ancora bene al di là delle conoscenze umane…
    Per accendere una stella basta prendere abbastanza idrogeno e metterlo assieme. Una cellula, la vita, invece è organizzata. Non basta fare un mucchietto di aminoacidi e dire sim sala bim.
    “Il Tempo in realtà non esista” è una affermazione un po’ fortina, che non so quanti fisici condividono.
    Se sei convinto assolutamente della vita su Marte, mi domando come mai non credi in Dio…che è molto più evidente della vita su Marte, visto che di quest’ultima abbiamo solo pii desideri e non prove.

  • TheCopywriter

    La probabilità nell’universo, che non è vasto come si crede, è bassissima. Secondo i calcoli la possibilità che si formi la vita sono 1 su 10 alla sessantesima. Le stelle sono solo 10 alla 22, e molte di queste non hanno pianeti. E il tempo che ci sarebbe voluto per formare un batterio dal caso è superiore all’età dello stesso universo. Dici che è probabile? Come dire che se un vento spazza un magazzino di u nrigattiere tira fuori un boeing.

    Ti prego.

    Almeno CONTROLLA le info che dai…le stelle (e solo quelle OSSERVABILI) sono 7×10 alla 22. e l’Universo non è vasto come si immagina…infatti lo è molto di più! La sua età è 15 miliardi di anni luce…ma il tempo è un’entità relativa, dipende dallo spazio…quindi toh, troviamo che l’universo è effettivamente largo più di 50 miliardi di anni luce…e che c’è tutto il tempo perchè il CASO generi quella che chiamiamo VITA!Che ripeto non è così complicata.

    anche presupponendo che una sola stella su 1000 abbia dei pianeti(in realtà MOLTE di più…non siamo solo in grado di osservare per colpa delle corone stellari fino al 2010) e che un solo pianeta su 1000 sviluppi la vita…il numero di bandiere della vita resta elevatissimo!

    Non sottovalutare ciò che esiste. Siamo meno che infinitesimali.

  • TheCopywriter

    @berlic:
    Il “pressochè” infinito non vuol dire infinito.

    “Non si sa se l’Universo sia finito o infinito in dimensione e in volume, anche se la maggior parte dei teorici al momento preferisce un Universo finito.”
    Wikipedia

    Una cellula, la vita, invece è organizzata. Non basta fare un mucchietto di aminoacidi e dire sim sala bim.

    No, ma una volta fatti gli aminoacidi, ci sono numerosissime chance di disposizione per creare la stessa cosa, o cose diverse che funzionano lo stesso.

    “Il Tempo in realtà non esista” è una affermazione un po’ fortina, che non so quanti fisici condividono.

    Al momento il 90% dei teorici delle superstringhe. Che è la teoria che al momento ha più successo nella fisica moderna.

    Se sei convinto assolutamente della vita su Marte, mi domando come mai non credi in Dio…che è molto più evidente della vita su Marte, visto che di quest’ultima abbiamo solo pii desideri e non prove.

    Perchè la Vita non ha bisogno di un Dio?

  • ago86

    Non sto scherzando. Si sono postulate nell’universo circa 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi di stelle, totale 10 alla 22. Le stelle con pianeti sono pochissime rispetto al totale. Quelle con pianeti rocciosi ancora di meno. Quelle con pianeti rocciosi ad una certa distanza dalla stella ancora meno. Poi bisogna considerare se la stella possa vivere abbastanza per far sviluppare la vita (alcune stelle si esauriscono in pochi milioni d’anni, e non sono poche, sono la maggior parte), ed altri fattori che messi tutti insieme rendono assolutamente improbabile altre forme di vita. Se ci sono, mettiamo caso 10 milioni di posti diversi e per far uscire la vita ci fossero solo 10milioni di combinazioni possibili, non vuol dire che di ceerto avverrà. Anzi, è molto probabile che la distribuzione gaussiana della probabilità lasci del tutto vuoti gli estremi, e che la maggior parte siano possibilità dove la vita non può esistere. L’età dell’universo è di circa 13 miliardi di anni (non di anni-luce), e molta parte di esso è vuoto. Il tempo è legato allo spazio, la grandezza dell’universo è di circa 15 miliardi di anni luce di raggio, e molta parte di esso è del tutto inabitabile. Una stella su mille ha pianeti? Difficilino. Le stelle bianche o azzurre non permettono la formazioni di pianeti rocciosi, infatti la maggior parte dei pianeti extrasolari osservati è gassosa. Di pianeti rocciosi se ne sono trovati solo due o tre, e le stelle osservate sono decisamente tante. Non siamo infinitesimali ma gli andiamo sotto di pochissimo. Che poi la vita si possa evolvere è una cosa statisticamente irrilevante.

  • TheCopywriter

    Ago…hai informazioni errate.

    Cerca meglio, davvero.

    Non siamo in grado di vedere i pianeti rocciosi a una certa distanza dalle stelle per colpa delle loro corone.

    Il numero è molto più alto.

    Ma poi scusa, a te fa piacere se siamo soli?

  • ago86

    Non ho informazioni erronee: ho quelle della facoltà di astronomia di Padova. I pianeti rocciosi sono pochissimi: nelle stelle finora osservate ne sono stati trovati non più di due, e si sono scandagliati circa 100 anni luce di raggio. Peraltro, restando al nostro sistema solare, tra i pianeti rocciosi presenti solo uno ha un campo magnetico che scherma le tempeste solari.

    Soli? Siamo oltre 6 milliardi, ci facciamo compagnia. E poi c’è anche la finale di Champions. Più compagnia di così…

  • TheCopywriter

    Non sono i dati che ho io dalla facoltà di astrofisica di Bologna, però! 😀 E neanche da Wikip!

    LOL, comunque hai ragione! Bel Milan, ieri sera! 😀

  • TheCopywriter

    http://it.wikipedia.org/wiki/Universo per l’universo

    http://it.wikipedia.org/wiki/Superstringhe per le superstringhe

    per l’università di Bologna invece ho una mia compagna di liceo laureata lì che fa la specialistica, non ho un link. 😀

    http://astrocultura.uai.it/bioastronomia/esplorandonuovimondi3.htm

    questo per la ricerca di pianeti rocciosi extrasolari non misurabili con alterazioni gravitazionali.

  • LadyMachbet

    Come al solito Ladymacbeth commette l’errore dei dilettanti: il teorema di Godel è valido solo per le teorie assiomatiche dell’aritmetica, non per altri campi.

    LOL guarda, non leggo nemmeno il resto.

    Ti dico solo che è l’argomento della mia tesi di laurea (110, lode ecc.ecc. e che mi è valso una proposta di lavoro a Tubinga).

    Tutto quello che scrivi, fosse pure oro colato, non mi interessa alla luce della tua superficialità.

    ^^

  • ago86

    Se combini queste cose, mi chiedo che razza di filosofia insegnino. Ti va di fare pace?

    Sulle stelle credo si intendano anche quelle nane che fino a poco tempo fa erano inosservabili. Si tratta di astri troppo poco piccoli per poter avere una certa temperatura oppure per avere una vita abbastanza lunga per permettere la nascita della vita. Comunque per l’evoluzione i tempi sono troppo piccoli. Grichka Bogdanov ha calcolato il tempo necessario perché si verifichi per caso la formazione di una molecola di RNA dai nucleotidi, ed ha tratto una stima di 10 alla 15 anni. Anche Fred Hoyle è contrario che tutto sia avvenuto per caso. Inoltre oggi sono pochi gli evoluzionisti che affermano che evoluzione significhi miglioramento. Insomma, se anche ci fossero altre forme di vita, difficile pensare che potremmo trovarci di fronte a dei vulcaniani. Se li incontrassimo, almeno crollerebbe l’evoluzionismo darwiniano, quindi qualcosa ci guadagno lo stesso ^^

  • TheCopywriter

    Inoltre oggi sono pochi gli evoluzionisti che affermano che evoluzione significhi miglioramento.

    Sono infatti assolutamente contrario al sinonimo evoluzione-miglioramento.

    Insomma, se anche ci fossero altre forme di vita, difficile pensare che potremmo trovarci di fronte a dei vulcaniani.

    No ma a me basterebbero anche i nanobatteri marziani, non è che mi servono candidati al premio gyfuzxs (alternativa vulcaniana al Nobel…derivata dall’inventore del pane imburrato che cade dalla parte asciutta!XD)
    Magari fanno la pizza buona pure loro come a Napoli! O la granita! ;D

    Se li incontrassimo, almeno crollerebbe l’evoluzionismo darwiniano, quindi qualcosa ci guadagno lo stesso

    Questo invece non ho capito il ragionamento…perchè crollerebbe l’evoluzionismo con forme di vita intelligenti?

  • ago86

    Se evoluzione non significa miglioramento, allora le possibilità che esistano forme di vita evolute diminuiscono. Riguardo quel nanobatterio, ne hanno parlato molto anni fa, ma non se n’è saputo più nulla. Ne sai qualcosa?

    Intendevo l’evoluzionismo darwiniano puro: che tutto sia nato per puro caso.

  • ago86

    NOTA: mi spieghi quella di “sindrome di Benjamin Linus”? E quella di “Non riesci a sfuggire dal campo semantico della fede…con una TAC la tua area cerebrale adibita dev’essere decisamente invasiva”?

  • TheCopywriter

    Riguardo quel nanobatterio, ne hanno parlato molto anni fa, ma non se n’è saputo più nulla. Ne sai qualcosa?

    Siamo fermi lì. Purtroppo come nanobatterio è piccolissimo, fino a 100 volte più piccolo dei batteri terrestri, al limite dell’organicità. Tuttavia ci sono specie di nanobatteri arcaici terrestri che fanno da riscontro e sono altrettanto piccoli.

    Per questo c’è una fazione biologica e una minerale(assomigliano a filamenti di magnetite, anche se non è mai stato trovato niente di simile in altri meteoriti) tra gli scienziati…che non può essere risolta per limiti tecnologici: l’unico modo di sapere se sono batteri o no sarebbe sezionare il fossile e vedere se vi è parete cellulare.

    Purtroppo non esiste al momento modo di farlo neppure con i laser più precisi.

    Però abbiamo al momento su Marte una concentrazione di Metano che comunque assomiglia moltissimo a quella di origine biologica. Ma anche questo potremo saperlo solo quando potremo piazzare una trivella.

    “sindrome di Benjamin Linus”?

    è un personaggio di Lost, il mio preferito. :D. è un tizio bravissimo a far fare/dire alle persone cose che gli ha messo in testa lui, convincendole che in realtà sono loro idee. 😀

    Scherzavo, ovviamente…era un ammiccamento a Claudio. 😀

    con una TAC la tua area cerebrale adibita dev’essere decisamente invasiva”?

    NeuroFede, ne abbiamo già parlato se non sbaglio. Il cervello ha un’area adibita alla concezione dell’invisibile e del trascendente, che gestisce anche la fede.(e che se viene rimossa o danneggiata per un trauma fa appunto perdere fantasia e fede insieme) Nel tuo caso, per come discuti sembra che abbia il controllo di tutto il cranio: ogni cosa, anche il Caso, ti diventa un Assoluto, un’Entità trascendente. Ma anche qui ero ironico.

    Tutto qui. 😀

  • ago86

    Fideista a me? Si vede proprio che non mi conosci per niente.

  • TheCopywriter

    Non fideista. E neanche volontariamente.

    Credente assoluto, è più valido come definizione. 😀

    Ma meglio così eh…altrimenti che discussioni noiose! ;D

  • ago86

    Adesso devi spiegarmi cosa vuol dire “credente assoluto”. Tempo fa ti inviai un mp su splinder, lo leggesti?

  • AnnaV

    Carissimo, non riesco a trovare la giusta concentrazione per leggere il tutto.
    Spero di riuscire a farlo al più presto!
    Ciao!

  • LadyMachbet

    Se combini queste cose, mi chiedo che razza di filosofia insegnino. Ti va di fare pace?

    No.
    Dio perdona, io non credo in Dio.

    Ma andando oltre la battuta, hai qualche difficoltà a comprendere la differenza tra tentativo di divulgazione di questioni complesse e “ignoranza”.
    Inoltre, mi sono fatta forza e ho letto la tua argomentazione e temo che tu non abbia capito proprio il senso di quello che ho scritto.

    Ergo, non c’è margine di dialogo.

    ^^

  • ago86

    Quindi non credi nemmeno nel perdono, dunque.
    Se usi il teorema di Godel per dimostrare che la verità non esiste, posso solo constatare che non lo hai capito bene.

    Copywriter: Ti ricordi cosa mi dicesti tempo fa? Ti rinfresco le idee:

    Nousos…l’unico significato che conosco è MALATO.

    La cosa più vicina è NOIOSUS…;P

    Al massimo un Ignarus. Ma se devo iniziare a raccontarti per filo e per segno la Realtà, stiamo freschi. O ti svegli, o rimani bendato così, che ti devo dire: mi piace parlare con Claudio, è costruttivo,e anzi è positivo che abbiamo idee differenti.

    Con te mi rattristo(e mi annoio) soltanto.

    Un bel passo avanti da allora.

  • TheCopywriter

    Ago: Già…davvero! Nel mio caso è sempre così: mi affeziono alle persone con cui discuto, quando pongono comunque questioni intelligenti! 😉

  • berlic

    xCopywriter:
    personalmente non conosco nessun fisico che postuli un universo infinito, mentre ne conosco parecchi che qualche dubbietto sulle sstringhe ce l’hanno. Resta il “praticamente”…

    ci sono numerosissime chance di disposizione per creare la stessa cosa, o cose diverse che funzionano lo stesso.
    E quante, prego? e come sono state calcolate? C’è mai riuscito nessuno? Ancora una volta, infinito non è finito.
    E che la vita abbia bisogno o no di un Dio, tu non l’hai dimostrato…nè lo puoi fare. Anche se tu riuscissi a produrre vita, avresti solo dimostrato che una vita può produrre un’altra vita, non che la vita può arrivare dal nulla.
    E, per tornare un attimo al tema del nostro ospite, forse nella Biblioteca ci sono tutti i libri con tutte le combinazioni di lettere. Sì, ma chi ha scritto i libri? E chi ha costruito la Biblioteca?

  • berlic

    Una precisazione: leggo fantascienza da trent’anni, e spero che lassù sia pieno di vita. Personalmente ne sono convinto. Convinzione data dal fatto che Dio fa le cose per bene, e non lo vedo a sprecare tutto quello spazio. Il signor Caos o Caso che dir si voglia è meno affidabile.

  • utente anonimo

    Manco per tre giorni dal web, e al mio ritorno trovo questo macello…

    Ho letto di corsa i commenti e ringrazio tutti per i contributi interessanti alla discussione, a cui mi riservo di rispondere in un momento meno frettoloso.
    Fossi un altro direi “cercate di non degenerare”, ma penso sia molto piu’ interessante dire “scannatevi pure, cosi’ il dialogo viene meglio” 🙂

    Ci rileggiamo tra un paio di giorni, spero di non trovare al mio ritorno sangue che cola dallo schermo.

    Claudio

  • TheCopywriter

    @berlic:Convinzione data dal fatto che Dio fa le cose per bene

    Hai risolto il quesito: Dio è il signor Locatelli! XD

    Entrambi fanno le cose per bene! 😀

    Purtroppo però, seriamente…Lui le avrà anche fatte per bene, ma noi simm’ prop na rota o’ criature

  • LadyMachbet

    Se usi il teorema di Godel per dimostrare che la verità non esiste, posso solo constatare che non lo hai capito bene.

    Q.E.D.

    Non hai capito un tubo ^^

    Io tento di aggirare la prova di Gödel proprio per affermare che esiste Verità.

    Guarda, mi sento infinitamente buona e mi auto cito:

    Ma la proposizione “non esiste Verità” esprime una Verità, è sintetica a priori e quindi si cade in autocontraddizione.

    Magari se rileggi, con calma e sillabando, comprendi il senso del mio discorso.
    Se poi ti costa troppa fatica, lascia stare.
    Non è necessario.

    ^^

    Claudio, niente sangue dallo schermo per quanto mi riguarda, ma punzecchierò Ago a vita ^^

  • ago86

    Ma il teorema di Godel mica afferma che la verità non esiste! Dice solo che l’artmetica non può essere spiegata assiomaticamente restando all’interno dell’aritmetica stessa. Infatti, per spiegarla, basta uscire da essa, e difatti Gerhard Gentzen c’è riuscito nel 1936. Quel “non lo hai capito bene” non era riferito alla parte filosoifca, ma alla parte matematica.

  • ago86

    Copy: quel commento me lo sono ricorcato epr via di quel “malato”.

    Lady: hai ragione, non avevo letto la parte succesisva del commento, ma cosa vuoi, quando leggo “la Verità non esiste” mi infurio. E’ la prima volta che sento un tizio che contraddice tale affermazione.

  • ago86

    Lady: che ne pensi di quel che ho detto riguardo a “se la razionalità esiste apparentemente, esiste anche assolutamente”? Sulla norma etica: a me pare logica che la Verità abbia una conseguenza etica, in quanto implicherebbe che alcune cose sono migliori in quanto reali e altre non lo sono in quanto non aderenti alla realtà. Tutto qui.

  • Crosta

    Il #14 e il #15 ero io, non mi ero accorta di essere sloggata, scusate.
    Grazie per la precisazione copywriter.
    Ciao

  • LadyMachbet

    che ne pensi di quel che ho detto riguardo a “se la razionalità esiste apparentemente, esiste anche assolutamente”?

    Che va rovesciata l’affermazione.
    Se la Razionalità esiste assolutamente allora si fa immanente e ne cogliamo riflessi nell’apparenza delle cose.
    Ma non puoi andare dal particolare all’universale perchè in quel caso ti verrebbe ribattuto che l’ordine che tu vedi è solo una mera casualità e questa proposizione non ha una confutazione valida.

    Sull’etica…no, non è lo stesso discorso, perchè l’etica non è autofondante, ma dipendente da un sistema di riferimento.
    Quindi parlare di Verità etiche è privo di senso.

  • ago86

    Difficile ritenere una legge fisica (anzi, un insieme di leggi fisiche) una mera casualità. Un caso che riesce a esprimersi in maniera razionale non può definirsi caso. Anzi, l’idea stessa di caso assoluto èquasi insostenibile. Di certo del tutto inconcepibile.

    L’etica dipende da un sistema di riferimento, e questo sistema può benissimo essere la stessa Verità. Insensato è ritenere tutte le etiche sullo stesso piano. Sono sì cose indimostrabili, ma non per questo non vere.

  • nihilalieno

    E’ rilassante vedere scienziati che litigano su un dato concreto come il numero delle stelle e non riescono a trovarsi d’accordo… quando si legge “la Scienza dice che…” si sa che ce la si può prendere con calma, tanto la scienza dice tutto ed il contrario di tutto quasi come le religioni…
    Secondo me, Adams e Murphy sono la vera filosofia del XXI secolo…
    E comunque, gli alieni esistono. Io, almeno, esisto, seppur temporaneamente…
    Grazie Claudio. Mi fai sentire che ho fatto male a studiare così poco all’Università…

  • ClaudioLXXXI

    #52
    Perchè, secondo te tutte queste cose le ho imparate all’università?!?

    #precedenti
    Grazie a tutti per i commenti, una discussione interessante che mi spiace non aver seguito come meritava. Ora cerchiamo di terminare questo post, e di rimettere in attività il blog!

  • stark86

    Ho finalmente letto questo post un po’ datato 😀

    Il tre è il numero perfetto (e già qui entra in gioco la soggettività del criterio razionale, ma sorvoliamo, hai già risposto a quello).
    Ora prendiamo un dado e lanciamolo:
    1) esce il 3: il Logos esiste;
    2) esce uno dei numeri da 1 a 2 e da 4 a 6: esiste il Caos.

    ENTRAMBE le possibilità sono sbagliate, non abbiamo né Logos né Caos. Abbiamo, in realtà, una cosa che spesso, nel post e nei commenti, si è confusa col Caos, ma che in realtà si chiama Caso.

    Con il Caso io spiego Logos e Caos.

  • ClaudioLXXXI

    Gosh… devo ancora finire questo post sul Logos e il Caos…!
    :O

    cosa intendi per differenza tra caso e caos?

  • stark86

    Il Caso è il Caso, il Caos è il Caos 😛

    Il Caos è l’esatto contrario del Logos, così come il non-Essere per l’Essere.
    Ma entrambi sono solo due aspetti del tutto: alcune cose seguono un ordine programmato, altre no.
    Quest’alternanza è casuale.

  • ClaudioLXXXI

    Ne dovremo riparlare, quando prima o poi finirò l’argomento…

    (più poi che prima…)
    :-/

  • utente anonimo

    1. Il testo
    """vertiginosa
    roulette dei simboli ortografici che giungesse a produrre accidentalmente quello stesso brano; come se prendendo a caso uno dei libri della Biblioteca trovassi subito il Libro dei Libri, come se una scimmia arrivasse a produrre il monologo dell’Amleto di Shakespeare al primo tentativo senza passare il proverbiale milione di anni a battere sulla macchina da scrivere. Si tratta di un’ipotesi improbabile e inverosimile, ma non del tutto impossibile."""

    Esiste anche la possibilità che prendendo a caso uno dei libri della biblioteca trovi concettualmente lo stesso brano, ma esposto in un altra lingua… che non conosci e consideri un insieme casuale di segni….

    Risolto il problema linguistico, può darsi che nella tua cultura non esista per esempio il concetto di "Biblioteca" e magari qualche altro concetto  che renderebbe incomprensibile il testo…

    E ricorda che una scimmia ha realmente scritto il monologo dell' Amleto, non è comparso da solo…

    Per compredere il testo occorre quindi una memoria con delle conoscenze pre inserite (Un bambino che ancora non conoscesse la parola "Biblioteca"  non ha ancora accumulato conoscenze sufficienti, non lo comprenderebbe!!)

    Una lingua appresa e condivisa, senza la quale non ci si può neanche riferire al mondo, che a questo punto è solo ricordo condiviso nella memoria di cui sopra…

    Quel che è quindi è un ricordo nella memoria, singola o comune (degli italiani, degli spagnoli o dell' umanità)

    2. Logos

    """La connessione tra queste sfumature semantiche è chiara: un discorso implica razionalità, perché non è un mucchio confuso di suoni o lettere, ma un insieme di parole organizzato secondo precise regole linguistiche. Quei pensatori avevano osservato la natura…"

    Quei pensatori stavano usando il LOGOS cioè la loro lingua per descrivere la natura, chiaro che poi ve la ritrovassero!!
    Quindi il LOGOS è Dio e presso Dio, e tutte le cose sono state create per mezzo suo… (Senza il termine "occhiali" gli occhiali non esisterebbero….)

    """San Tommaso era attentissimo a distinguere le verità dimostrabili ex ratione (che dunque nessuno può inescusabilmente rifiutare) da quelle indimostrabili e credibili soltanto ex fide (che dunque si possono soltanto proporre al prossimo, facendo appello alla sua libertà di credere nonché all’aiuto della grazia divina).""

    """Nelle sue configurazioni più estreme, si sostiene che la realtà è creata dall’idea. Per Hegel è proprio così, sennonché l’idea che si fa realtà non è quella del singolo essere umano (“io empirico”), ma quella di un Io trascendentale che sta all’io empirico come la sostanza sta all’accidente. Questo Io trascendentale è l’Uomo, è l’Idea, è il Pensiero Razionale che si fa Realtà, è lo Spirito (Geist), è Dio."""
    L'Io trascendentale di Hegel è l'insieme delle conoscenze comuni, contenuto e trasferito mediante il LOGOS nelle differenti menti…

    Una giovane si stava bagnando in una polla d'acqua nel bosco.
    Passò un vecchissimo anacoreta e pensò ." Un essere umano!"
    passò poi un lupo, e pensò: "un buon pasto!".
    Passò un giovane e pensò! "Che meraviglia,questa me la faccio!"
    Ditemi ora, cosa c'era nella polla d'acqua?

    """Spirito che tornato infine in sé unifica Pensiero e Materia nell’autocomprensione finale di questo movimento circolare.""

    3. Caso ed Irrazionalità
    ""non c’è una particolare ragione perché ci sia l’Essere invece che il Nulla. Non c’è nessun Logos, c’è solo un accidente del Caso.""
    Per caso l'essere coincide con il distinguibile,percepibile,nominabile?
    Se è così è indubbiamente all' interno delle differenti menti umane.. E solo perchè li c'è il LOGOS.

    4. Il testo: la ragione
     """Ovvero: le regole fisiche del mondo in sé e per sé non significano niente, ma siamo noi che le vediamo razionali perché le conformiamo al nostro punto di vista e precisamente alla nostra razionalità. Insomma: il Logos ci appare, però non c’è.""

    Come abbiamo visto prima Esserci significa essere presente in una memoria, individuale o collettiva, in cui sia già definito per esempio il concetto di "esserci"

    ""nessun testo ha veramente senso e ogni testo è ipoteticamente sensato, e dunque si annichilisce infine la stessa differenza tra Ordine e Disordine: il Logos è il Caos.""
    Un infinito numero di lingue ed esperienze potrebbe attibuire un significato ad ogniuna delle pagine della Biblioteca di Borges

    Grazie di esserci!

    Mara nada

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