È morto Richard Rorty
E chi era costui?, si chiederanno probabilmente parecchi lettori privi di confidenza con le odierne correnti filosofiche. Diciamo solo che Richard Rorty è stato uno dei più famosi e considerati filosofi neo-pragmatisti, uno dei più combattivi alfieri del relativismo contemporaneo.
A chi volesse prendere contezza delle posizioni di Rorty, segnaliamo la serie di articoli leggibili sul sito del Sole 24 Ore: se riuscite a destreggiarvi tra labirinti di nomi come Dewey, Peirce, James, Putnam, e non vi fa girare la testa neppure la sottile distinzione tra pragmatismo e pragmaticismo, potrete apprezzare il ritratto di un uomo che ha fortemente sostenuto che “non esiste niente al di fuori della comunità umana. In un mondo in cui ci siamo solo noi, in cui non ci sono più Dio, la legge morale, la natura della realtà, ci rimane soltanto la speranza in una società più libera”.
Ho già espresso altre volte le mie più ferree critiche al relativismo, da me considerato niente di meno che la più grande tragedia intellettuale della nostra epoca. Non mi ripeterò oggi. Voglio solo dedicare un pensiero a Rorty, un uomo che per gran parte della sua vita ha combattuto la Verità, e che ora è nella morte di fronte alla Verità. Gli auguriamo di fare quest’esperienza, l’ultima del tempo e la prima dell’eternità, nel modo migliore. Perciò: l’eterno riposo dona a lui, Signore, risplenda per egli la luce perpetua, riposi in pace, amen. E anche: Gesù, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia.
15 giugno 2007 at 11:21
Wow. Grande citazione, quella nel post.
E questa…
“Io penso che l’idea della realta’ come natura intrinseca del mondo, insieme al dovere che noi avremmo di capire in che cosa questa natura consista, sia solo un lascito delle vecchie credenze religiose, un surrogato dell’idea che esista un potere esterno a noi: Dio o una volonta’ esterna a cui dovremmo obbedire. Con la secolarizzazione della cultura l’indagine scientifica e morale non guardano piu’ a una realta’ posta al difuori di cio’ che e’ umano, ma si trasformano nella questione di come sia possibile ottenere il maggiore grado di consenso possibile tra esseri umani e la maggiore solidarieta’ tra di loro. Non dobbiamo cercare la verita’, ma un piu’ largo e ricco consenso tra gli uomini: e la ‘ricchezza’ dipende dall’ampliarsi della possibilita’ di fare obiezioni e di coltivare il dubbio e il senso critico.
Direi che mi ha copiato :PP
Bel post, anche se io l’avrei reso più esplicito: se rompi l’ipocrita regola del “de mortuis nihil nisi bonum”, tanto vale affondare il coltello.
Dai un’occhiata all’Apokolokyntosis di Seneca, lì sì che il tuo omonimo veniva conciato maluccio 😀
15 giugno 2007 at 21:48
Non avevo alcun dubbio della totale concordanza di vedute fra te e Rorty…
Se può farti felice, casomai tu dovessi precedermi nell’aldilà, ti dedicherò un post simile :p
15 giugno 2007 at 22:00
Quando sarà il momento dubito di potermelo godere o di poter protestare se tu non dovessi scriverlo 😛
Gradirei però (o meglio, dirò ai miei successori di mostrare gradimento da parte mia) che il post fosse più… tagliente, ecco 😀
15 giugno 2007 at 22:08
Voglio solo dedicare un pensiero a Rorty, un uomo che per gran parte della sua vita ha combattuto la Verità, e che ora è nella morte di fronte alla Verità.
Ma chi lo stabilisce che al momento della morte ci si trovi di fronte alla Verità?
Sono solo illazioni, ecco!!
🙂 🙂 🙂
16 giugno 2007 at 07:38
Non sapevo fosse morto Rorty. Non lo conoscevo a fondo, ma solo per il suo intervento nel dibattito contenuto nel libro di Eco “Interpretazione e sovrainterpretazione”.
E in quel contesto, lo individuai come odioso nemico.
16 giugno 2007 at 17:26
Rorty in verità era, o meglio è perchè le sue idee restano e fanno danno, un vero e proprio nemico da combattere.
In effetti la mia primordiale intenzione era di scrivere questo post proprio nel senso desiderato da Stark, come una critica feroce a tutte le idee di Rorty condita da un finale “ecchissenefrega che sei morto, al diavolo il de mortuis nihil nisi bonum”.
Però poi mi sono venute in mente due cose. Uno che è le critiche al relativismo le ho già fatte tante volte e non avrei detto nulla di nuovo. E poi, che rischiavo di far dimenticare (e di dimenticare io stesso) il fatto che io odio e aborro e combatto le idee di Rorty, ma non la persona Rorty che come ogni altra persona è un figlio di Dio che merita preghiere e speranze per la sua sorte ultraterrena (questo però non vuol dire che dovremmo fargli il funerale in chiesa).
Amare il proprio nemico è difficilissimo proprio per questo, perchè ci costringe a distinguere sempre tra due concetti che invece siamo spesso portati – per pigrizia o interesse – a confondere, cioè l’errore e l’errante.
Comunque, il tagliente coltello postmortem lo tengo da parte per quando dovremo dare l’estremo saluto a Pannella.
Stark invece se lo può scordare, lui lo sdolcinato cattolicissimo ama-il-tuo-nemico se lo dovrà beccare tutto, preghierine comprese :p
16 giugno 2007 at 17:52
Amare il proprio nemico è difficilissimo proprio per questo, perchè ci costringe a distinguere sempre tra due concetti che invece siamo spesso portati – per pigrizia o interesse – a confondere, cioè l’errore e l’errante.
Questo può pericolosamente sfociare in un indiscriminato “volemose bene”
Oddio, non sto certo istigando all’uccisione del “nemico”, ma ad un sano e rispettoso “odio”.
Si vedano, ad esempio, i miei commenti subito dopo la scomparsa della “behated” Fallaci ^___^
Stark invece se lo può scordare, lui lo sdolcinato cattolicissimo ama-il-tuo-nemico se lo dovrà beccare tutto, preghierine comprese :p
Seh, seh, però quando non ci sarò più. Ti piace vincere facile, eh? 😛
3 luglio 2007 at 15:14
Lol. Non so se cosa puoi augurare di peggio ad un relativista-ateo-pragmatista: di essersi sbagliato o di avere ragione. 😀
10 marzo 2009 at 07:46
Ciao Francesco.
Oggi doveva essere il tuo compleanno, e invece, siccome sei morto, non lo è.
Cioè, tecnicamente lo è ancora, perché il fatto che tu fossi nato il 10 marzo è una verità che certamente non è stata cancellata dalla tua dipartita, e neanche tu avresti potuto relativizzarla (ah!). Però immagino che, siccome dove sei adesso il tempo scorre diversamente, parlare di compleanni non abbia più senso.
Oh, beh. Comunque. Casomai avessi la possibilità di leggere quello che scrivo qui, auguri.
Certo, quando scrivevo il commento #2, non immaginavo che di lì a qualche mese saresti morto davvero. Frack. La vita e la morte hanno il senso dell’ironia.
Nondimeno il “post mortem” l’hai avuto, naturalmente, e non azzardarti a lamentarti.
Merda, quante discussioni interessanti ci siamo persi. Eluana, i lefebvriani antisemiti, questo e quest’altro: si discuteva, si litigava amichevolmente. Ho sempre provato a convincerti della verità. Non ci sono riuscito. Pazienza. Ci ho provato.
Non lo so qual è stato il tuo destino ultraterreno. Non avanzo ipotesi. C’è un passo delle Lettere di Berlicche di Lewis che mi conforta, quello dove l’Arcidiavolo si lamenta perché, cito a memoria, “a volte il Nemico attrae a sé persone che hanno lottato per fini che Lui reputava sbagliati, per la ragione mostruosamente sofistica che essi li consideravano giusti”. No, non è relativismo (ti piacerebbe!). È che, di fronte alla complessità della realtà, ogni manicheismo risulta decisamente inadeguato. Si può fare la cosa sbagliata pensando che sia giusta e allora non c’è colpa soggettiva. Però in tal caso è nostro dovere dire che ciò che è stato fatto è comunque sbagliato. Poi magari ci denunciano per diffamazione, e vabbé, sono cose che bisogna mettere in conto. Il grillo parlante finisce martellato a morte. A nessuno piace sentirsi solleticare la coscienza, specie a una coscienza che sotto sotto lo sa di aver fatto qualcosa di molto brutto.
Sarai contento di sapere che sto guardando qualche puntata del dottor House. In effetti capisco perché era il tuo eroe televisivo, un cinico bastardo che ha nascosto il cuore sotto una scorza così e mi pare di capire che ha un conto aperto con Dio-o-chi-per-lui per quel fatto della gamba. Interessante. Per esempio, nella primissima puntata, c’è questa paziente che le fanno decine di esami e non si capisce di che malattia soffre e lei non ne può più e decide che non si vuole più curare perché non vuol più sentirsi dire il giorno prima abbiamo trovato la cura e il giorno dopo ci siamo sbagliati e allora dice mandatemi semplicemente a casa che voglio morire in pace e con dignità. Pfui, le risponde il dottor House, il concetto di morte dignitosa è una stronzata, non c’è mai dignità nella morte. Dopodichè le fa la diagnosi giusta, trova la cura e la paziente guarisce.
Non credo che il buon dottore abbia completamente ragione, esiste davvero una dignità nella morte, ma è probabilmente troppo legata a una visione metafisica del vivere e morire perché House la riconosca. Al tempo stesso però ha ragione sul fatto che non c’era dignità in quella morte, perché quello che voleva fare la paziente non era morire dignitosamente, era arrendersi. Oggigiorno alcuni, sappiamo chi, stanno pompando a mille l’idea che arrendersi voglia dire morire dignitosamente. Lo fanno per due motivi: uno, motivo economicistico, convincere i malati a togliere il disturbo perché tutte quelle risorse potrebbero essere meglio allocate altrove, due, motivo ideologico, eliminare il coraggio di chi lotta per vivere ed eliminare la bontà di chi lo aiuta a vivere. Il nichilismo odia il coraggio e odia la bontà. Il nichilismo vuole un mondo di deboli che non sanno trovare la forza di tirare avanti e di stronzi egoisti che sono troppo occupati a togliersi la lanugine dall’ombelico per trovare il tempo di dare da mangiare a chi non può mangiare da solo.
Non che io possa guardare dall’alto in basso chi si arrende. Vivere è scomodo e vivere in certe condizioni è scomodissimo. Porcamiseria, ci sono momenti che per taluni e talaltri motivi a me, proprio a me, verrebbe voglia di saltare dal ventottesimo piano di un palazzo, basta con queste stronzate, basta con queste tristezze, io me ne chiamo fuori e chissenefrega del resto. Sono momenti di debolezza. Io sono debole. E se avessi dovuto tirare avanti con una malattia come quella che ti sei ritrovato tu, sarei stato ancora più debole. Per questo ho bisogno di qualcuno che mi aiuti e che ogni tanto mi ricordi cosa ci sto a fare al mondo. Tutti ne abbiamo bisogno. E questa è un’altra cosa che il nichilismo postmoderno odia: il bisogno, il riconoscimento della limitatezza. Tu non devi avere bisogno di nulla e di nessuno. Tu devi essere onnipotente, come il superdio di Severino. Se poi ti ritrovi messo male, allora beh, allora ammazzati, mica vorrai vivere dipendendo da qualcun altro.
Mannaggia, vedi quanti spunti interessanti ci ho trovato nel dottor House? Avessi cominciato a vederlo quand’eri ancora vivo, sai che discussioni ne potevano uscire. Vabbè, magari ne riparliamo quando arrivo là pure io.
Ciao.