Il sentiero e il deserto
Questo è per Nic, Ste, Fra, di cui sono amico
Due uomini liberi s’incontrarono.
Accadde nel deserto, il grande deserto. I due si videro da lontano e si vennero incontro a vicenda, perché entrambi sentivano il bisogno di compagnia. Si dissero i propri nomi e al calare della notte sedettero assieme accanto al fuoco.
Uno disse:
“Io sono libero. Vivo nel Deserto e vado dove voglio.”
L’altro disse:
“Anche io sono libero. Vivo nel deserto e seguo il grande Sentiero che mi è stato posto innanzi.”
“Di quale sentiero stai parlando? Qui siamo nel Deserto e non ci sono sentieri.”
“Il Sentiero esiste. Non è facile vederlo, perché i suoi segnali non sono evidenti, ed anzi a volte sono molto difficili a capirsi, e molti non ci riescono. Ma chi lo vede una volta, di solito poi lo vede per sempre.”
“Non capisco. Ti riferisci ai segni che abbondano nel Deserto? La conformazione delle dune cangianti, gli avvallamenti, le depressioni… il vento soffia a caso e crea queste meraviglie sempre nuove. Il Deserto è meraviglioso, così vario, mai uguale a sé stesso.”
“Sì, è vero, il deserto è meraviglioso. Ma i segni non sono a caso: indicano il Sentiero, ed io vado avanti seguendo la sua direzione, un giorno dopo l’altro.”
“È un sentiero che solo pochi riescono a vedere?”
“Oh, io credo che tutti abbiano la capacità di vederlo, anche se non tutti sono così fortunati da essere educati ad usarla.”
“Chi ti ha detto di seguire questo sentiero?”
“Un giorno vagavo perduto, e incontrai qualcuno che mi insegnò a vedere i segni e capirli, e mi disse che alla fine del Sentiero c’è qualcosa di bellissimo che mi aspetta. È passato molto tempo da allora, e ho continuato ad avanzare.”
“Come fai a sapere cosa c’è alla fine del sentiero, se non ci sei ancora arrivato?”
“Lo capisco dai segni che vedo. Seguendo il Sentiero ho trovato in questi anni oasi meravigliose, con acque limpide e profonde, e spero che alla fine arriverò all’oasi più grande e più bella che occhio umano possa contemplare.”
“Già. Meraviglioso è il Deserto, e meravigliose sono le oasi che danno ristoro a chi ha sete. Ma io non vedo sentieri e neppure ne sento il bisogno. Il Deserto è già in sé una tale sterminata bellezza, che basta a sé stesso. Perché pretendere di più?”
“Sì, il deserto è bellissimo, ma contiene anche luoghi spiacevoli.”
“È vero, esistono nel Deserto anche luoghi spaventosi. Ho sempre cercato di evitarli.”
“Io no, non sempre. A volte mi sono reso conto che il Sentiero mi faceva passare proprio per quei luoghi: pianure dove la sabbia è secca e il sole impietoso e non c’è acqua né vita, distese di pietre aguzze e cactus spinosi che mi ferivano i piedi, voragini che rischiavano di risucchiarmi e farmi sprofondare nel grande abisso sotto la terra. Ho avuto anche momenti fastidiosi, perfino momenti dolorosi.”
“Ma perché sei passato per quei fastidi e quei dolori, perché non li hai evitati?”
“Perché dovevo seguire il Sentiero.”
“Non hai mai provato ad allontanartene?”
“Sì, più di una volta, e forse ci proverò ancora perché conosco la debolezza della mia volontà. Ma tutte le volte che ho deviato, per quanto all’inizio fosse piacevole, alla fine si è sempre rivelato un danno.”
“Ma la tua è vera libertà? Tu non vai dove vuoi, ma solo dove il sentiero ti dice di andare.”
“Io sono libero. Nessuno mi obbliga a seguire il Sentiero: sono io che per mia volontà vado dove mi conduce.”
“Sicuro? Verresti con me domani? Decidiamo assieme, oppure tiriamo a caso.”
“No. Non rifiuto la tua compagnia, ma non posso allontanarmi dal Sentiero.”
“Lo vedi? Scegliere la propria schiavitù non significa essere liberi. Amico, fai come me: non avere sentieri, non dare troppi significati ai segni che il caso ti depone davanti, scegli da solo la tua direzione, sii veramente e completamente libero.”
“Io sono libero, ma non devierò dal Sentiero. Non devo, non posso, non voglio.”
“Ma perché subordinare la tua volontà a un’entità esterna? Un sentiero di cui non hai mai visto la fine, e che ti fa passare anche tra fastidi e dolori? Dovessi mai condurre con te una persona che ami, saresti così crudele da far passare anche lei per quei fastidi e dolori?”
“Sarebbe per il suo bene. Le insegnerei a vedere il Sentiero, e poi la lascerei libera di seguirlo.”
“Dammi retta, amico, sii davvero libero. Io non ho nessuno che mi indichi una direzione o l’altra, non riconosco sentieri prestabiliti: decido da solo.”
“Ma la tua è vera libertà? Perché vai in una direzione piuttosto che in un’altra?”
“Perché la mia volontà decide dove vuole andare.”
“In che modo? Se tutto ciò che esiste nel deserto viene ugualmente dal vento che soffia a caso, allora le oasi meravigliose e le terribili desolazioni non sono la stessa cosa? Perché andare nelle une e non nelle altre? Che differenza c’è?”
“La differenza è nella mia sopravvivenza, nel mio piacere… ed anche in quello di chi è con me, se sono in compagnia.”
“E se la tua volontà decidesse liberamente di condurre qualcuno nelle sabbie mobili, e lì lasciarlo morire per il tuo interesse?”
“Non farò mai una cosa del genere. So che nel Deserto abitano anche predoni e banditi, gente che ruba e uccide, ma io non sono come loro.”
“Allora anche tu hai una via. È mai possibile che tu segua il Sentiero senza rendertene conto? Vieni con me, t’insegnerò a vederlo con i tuoi occhi.”
“Amico, lascia stare. Io non seguirò mai altro che la mia libera volontà.”
“Allora sia amicizia tra noi, anche se abbiamo idee diverse sulla libertà.”
Il giorno dopo, i due si salutarono e si scambiarono doni, lasciandosi in pace e cordialità, e si separarono. L’uomo del deserto andò là dove la sua volontà lo portava. L’uomo del sentiero seguì la sua via.
Quest’ultimo, più tardi, notò che c’erano alcuni segni preoccupanti. L’aria si era fatta pesante; nel cielo strani uccelli volavano in stormi disordinati, in preda al panico; la terra sotto di lui gli comunicava un lieve tremore. L’uomo vide, sentì, capì, e si preoccupò per l’amico che si era lasciato alle spalle.
Stava arrivando una tempesta di sabbia.
18 gennaio 2008 at 22:32
Che poi dal mio ultimo post sul mio blog hai visto che anche chi non segue il Sentiero può benissimo attraversare i pericoli del Deserto 😉
Senza essere masochista 😛
Grazie, mi piace, e aspetto le reazioni dei miei compagni di dedica per discuterne meglio 😀
19 gennaio 2008 at 08:24
Grazie Claudio, mi piace tanto e la cosa fondamentale è che al di là della differenza di vedute resta comunque la base dell’amicizia (anche tra i due poveri disgraziati persi nella sabbia^^).
Stava arrivando una tempesta di sabbia.
Perchè ‘sta frase mi fa pensare a “Crossroads 2” (Battlestar Galactica per i non vedenti… la serie^^)?
Outside in the cold distance
A wildcat did growl
Two riders were approaching
And the wind began to howl
Colpa dell’ultima strofa (mancante) della canzone di Dylan?
19 gennaio 2008 at 10:00
bel racconto claudio!!
e bella amicizia….!!!
19 gennaio 2008 at 10:58
Io non ti voglio adulare, però cazzo quanto sei bravo!
19 gennaio 2008 at 12:48
Anche l’uomo del deserto segue un suo sentiero…
19 gennaio 2008 at 21:15
Che dici si incontreranno alla fine, nonostante la tempesta di sabbia?
A me piace soprattutto la dedica: “per..di cui sono amico”.
PS: Te sei uno di quelli a cui avrei dovuto parlare meno e ascoltare di più.
..Sono perdonata?
20 gennaio 2008 at 16:58
Ripensavo al racconto. La tempesta di sabbia è quel che ho immaginato nella metafora? Cioè il concetto che anche se cerchi di sfuggire i dolori nel tuo senso di libertà, un giorno arriveranno e allora non avrai nemmeno un sentiero?
20 gennaio 2008 at 23:05
Grazie a tutti!
Devo spiegare che questo racconto nasce spontaneamente come riflessione, oltre che sulle note tematiche cos’è-la-libertà-cos’è-la-morale-etc., sui fatti della Sapienza.
Perchè i 67 tromboni, e tutti i ggiovani al seguito, hanno protestato per l’annunciata visita del Papa?
Tra tante risposte possibili, vorrei far notare questa: perchè non erano suoi amici.
Mi rendo conto che suona paradossale, figuriamoci, Cini amico di Ratzinger. Ma è così: se sei amico di qualcuno, lo stai a sentire e ci parli anche se intellettualmente sei agli antipodi (come i tre dedicatari potranno confermare).
Tutte le chiacchiere sul dialogo diventano aria fritta se non si tiene a mente l’importanza dell’amicizia; e parlo dell’amicizia vera. Non si diventa amici di qualcuno con il secondo fine di convertirlo, ma il contrario: se sei amico di qualcuno, cerchi di aiutarlo.
Ognuno dei due uomini diversamente liberi cerca di convincere l’altro ad abbracciare la propria visione del mondo, ma questo non è inteso come mero proselitismo, bensì come un gesto di aiuto e simpatia: “vivi come me, vivrai meglio”. Un gesto che si compie quando c’è l’amicizia.
Cristo era amico di un sacco di peccatori, anche di quelli che, presciente com’era, sapeva che ahiloro non si sarebbero convertiti e magari neppure salvati.
#2
Grazie… non ci avevo pensato, ma mi rendo conto che la citazione ci sta proprio bene!
#5
Eh, proprio così.
Sono convinto che tutte le “brave persone” che si dichiarano senza morale, in realtà una morale ce l’hanno eccome. Altrimenti vivrebbero come i “gatti” di un altro mio racconto: prepotenza allo stato puro.
Solo che non lo ammettono, neanche a sè stessi, perchè “la morale è roba da cattolici”.
Probabilmente i tre dedicatari s’incazzeranno quando leggeranno, ma io la penso proprio così. Anche l’uomo del deserto segue implicitamente il sentiero, o almeno quello che in buona fede crede essere il sentiero giusto.
#6-7
Premesso che sei perdonata a priori, non so nemmeno di che, visto che io ascolto ascolto e poi metto da parte idee che macino per produrre roba come questa…
La tempesta di sabbia.
Che cos’è? Che cosa simboleggia?
Non vorrei rispondere a questa domanda, preferisco lasciare la risposta alla fantasia e coscienza del lettore (e fatelo fare pure a me un finale aperto, una volta tanto…)
Io, dismessi i panni dell’autore, potrei avanzare due idee: una è quella che Upi dice nel #7; l’altra è che la tempesta sia un drastico intervento “dall’alto”, che va a supplire dove il tentativo dell’uomo del sentiero ha fallito.
I due non si sarebbero mai più rivisti, ma la tempesta sconvolge i loro progetti; e forse entrambi andranno in cerca dell’altro per avvisarlo e aiutarlo, e allora chissà…
21 gennaio 2008 at 09:35
intellettualmente sei agli antipodi (come i tre dedicatari potranno confermare).
😛
E qui sorge un problema: io sono agli antipodi anche rispetto ai miei compagni di dedica
“vivi come me, vivrai meglio”
Allo’, non ci siamo 😛
Abbiamo assodato che anche quello che non segue il Sentiero non getterebbe mai un amico nelle sabbie mobili: di conseguenza io non inviterei mai un amico a vivere come me, non scherziamo 😀
Ah, ma se tu avessi msn diventeremmo vecchi a furia di discutere XD
Come buon proposito del 2008 ho quello di far passare Nic su splinder, per il 2009 mi riservo quello di farti usare msn 😀
22 gennaio 2008 at 10:34
@Fra: Premesso che passerò su splinder quando crederò di nuovo in Dio. XD
Bellissimo racconto, Claudio…e pensa un pò, ne ho in mente uno molto simile, ma di senso inverso (anche senza tempesta di sabbia, perchè credere o non credere per me è ininfluente dal momento che non c’è un sentiero che salvi) tra un selvaggio e un civilizzato, che pensavo proprio rivolto a te. :D(anche se ora dalla rete siamo un pò allentati entrambi)
Il fatto è che io non credo al sentiero, e se prima vedevo segnali poi mi sono reso conto che in realtà erano a posteriori della mia fede e non a priori, e che stavo perdendo di vista invece le infinite dune lontane dove non c’era niente di sbagliato.
Infine, la tempesta di sabbia…beh, non dico che sarei felice di affrontarla…ma infine sarebbe una conseguenza della mia scelta(l’unica possibile)…e non mi farebbe sentire meno parte dell’universo. Io, le dune, il vento, le carte sinottiche, ecc ecc. Senza contare che, conoscendo il deserto, magari avrei potuto prevedere l’arrivo della tempesta. 😉
Un saludos^^
22 gennaio 2008 at 22:23
Fra: nel deserto tutti sono agli antipodi con tutti…
non getterebbe mai un amico nelle sabbie mobili: di conseguenza io non inviterei mai un amico a vivere come me, non scherziamo 😀
E certo, detto da uno che ha il dottor House come avatar…
Nic: bene, scrivi il tuo racconto, dopodichè ci linkiamo a vicenda!
23 gennaio 2008 at 15:42
Ah! Vedi, Claudio! Ti rifai alla mia speranza nel commento ancora precedente! 🙂
Eh sì, anche io lo spero tanto che alla fine un intervento dall’Alto faccia re-incontrare gli amici persi per strada, quelli che hanno preso direzioni diverse, fosse solo (solo??)alla meta..
Finale aperto. Bene. E io, dovendo scegliere, preferisco la seconda versione.
PS: La prossima volta allora ascolto io! E che solo tu materiale per i post! 😉
23 gennaio 2008 at 22:17
E certo, detto da uno che ha il dottor House come avatar…
A proposito, quand’è che lascerai perdere quella brutta copia di misantropo che è Dexter per dedicarti alla misantropia genuina? 😀
24 gennaio 2008 at 07:51
Fra: Dexter l’ho finito (e ci devo fare un post), adesso sono bloccato nel misticheggiante circo dei freak di Carnivàle. Ma prima o poi arriverò alla clinica di House, lo prometto… magari passando per il carcere di Oz…
25 gennaio 2008 at 09:33
La posizione del primo uomo mi ricorda Kafka: “Esiste un punto di arrivo, ma nessuna via. Ciò che chiamiamo via è soltanto la nostra esitazione.”
La tempesta arriva sempre. Se siamo fortunati arriva prima della nostra fine, se no in contemporanea.
Sfortunato quell’uomo che muore da solo, su una duna anonima, e le sue ossa disseccate vengono inghiottite dalle sabbie come non fosswe mai esistito.
PS: Arrakis?
25 gennaio 2008 at 22:22
Grande Berlic! Già, Arrakis!
Prima o poi, il Verme arriva per tutti…