Ancora su Harry Potter
Diventare adulti
Lo Stato etico di Voldemort
Gli Hallows, la tentazione gnostica di Harry
La magia, la natura e i miracoli: la differenza di un Dio personale
La magia, la natura e la tecnica
Always
You bitch!
A margine: le prospettive ermeneutiche dell’omosessualità di Silente
Ah, ma com’è bello Harry Potter e i Doni della Morte.
Adesso che l’ho riletto in italiano, e con più calma di quanta ne avevo la prima volta, posso confermare la mia impressione iniziale: capolavoro. Forse anche il più bello dei sette, ma per un giudizio simile mi ripropongo nel prossimo futuro di rileggerli tutti di seguito. Intanto, annoto qui alcune riflessioni.
Diventare adulti
Quando ho letto il libro per la prima volta, lo scorso luglio, ho davvero amato la parte in cui Harry, Ron e Hermione vagano tra i boschi, nascondendosi spaventati, soli e senza aiuto, senza sapere neppure cosa fare per cominciare a cercare gli Horcrux. Non è soltanto la fine del tempo in cui andavano a scuola: è il passaggio definitivo all’età adulta. Devono cavarsela da soli, capire da soli come muoversi e cosa è giusto fare, senza più qualcuno che li guida e gli indica la direzione: sono diventati adulti.
In effetti, non è improbabile che questa mia chiave di lettura derivasse dal fatto che in quel momento stavo vivendo personalmente un passaggio cruciale del diventare adulto. Ma adesso che vivo un momento più tranquillo e l’ho riletto (a proposito: se un libro non merita di essere letto almeno una seconda volta, allora non meritava di essere letto neanche la prima), mi sono accorto di una cosa che mi era sfuggita. Harry e i suoi amici devono cavarsela da soli, sì, ma non rifiutano l’idea di una guida che li aiuti e gli indichi dove andare. Anzi, le loro difficoltà nascono dal fatto che loro una guida la vorrebbero davvero, vorrebbero tanto che Silente fosse ancora lì per dirgli che accidenti fare per trovare e distruggere gli Horcrux, e purtroppo per loro Silente non c’è (anche se non sono così soli e senza aiuto come credono).
Adesso credo di capire meglio: essere adulti non significa rifiutare a priori l’autorità che indica la direzione; significa provare a cavarsela da soli, auspicabilmente essere in grado di cavarsela da soli, ma ciò nella consapevolezza che nessuno può davvero farcela da solo. Diventare adulti non è semplicemente dire “faccio da solo”. Harry e i suoi amici sono adulti perché devono fare a meno di una guida, ma sono ancora più adulti quando capiscono che hanno bisogno di una guida e la cercano, ovvero cercano di fare quel che Silente direbbe loro di fare se fosse lì. Essere adulti è anche avere l’umiltà e il realismo di riconoscere che una guida, alla fin fine, serve a tutti.
Lo Stato etico di Voldemort
“La magia è potere”: così è scritto sulla grande statua nel Ministero della Magia all’apogeo del potere dei Mangiamorte, la statua che raffigura un mago che schiaccia col piede centinaia di babbani nudi e indifesi.
Harry Potter e i Doni della Morte sembra, in certi punti, una specie di 1984 in piccolo. La descrizione del regime totalitario di Voldemort è sublime, non manca nulla: l’arroganza del potere, l’ipocrisia delle persone meschine come la Umbridge che non esitano a passare al servizio del nemico di ieri, la menzogna dei corrotti che scrivono leggi crudeli e le applicano senza pietà per colpire i propri nemici, la manipolazione delle informazioni fatta dalla propaganda dei giornali di regime, lo Stato che strappa l’educazione dei bambini dall’ambito familiare e avoca a sé ogni funzione pedagogica per plasmare le giovani menti nella scuola pubblica…
Allora, questo è forse un libro contro lo Stato? Non esageriamo. Sicuramente è un libro che mette in mostra i limiti dello Stato, i pericoli che sorgono dall’idealizzare lo Stato come unico parametro del bene e del male. Harry e i suoi amici non hanno mai avuto eccessiva simpatia per il Ministro della Magia, fin da quando nel terzo libro hanno assistito al processo verso l’ippogrifo Fierobecco, e hanno dovuto sopportare prima la mediocrità di Caramell e poi l’autoritarismo brutale di Scrimgeour. Sanno che lo Stato è necessario, che la legge è indispensabile per proteggere i deboli dai prepotenti; ma imparano pure che lo Stato non è tutto, che uno Stato le cui leggi non sono fatte secondo giustizia non è poi così diverso da una banda di ladri; che lo Stato non è un’entità moralmente autoreferenziale, perché può anche capitare che lo Stato diventi cattivo, e allora è giusto ribellarsi; che nessuno Stato sarà mai così buono da non aver più bisogno che gli uomini siano buoni.
Gli Hallows, la tentazione gnostica di Harry
No, per favore, non ditemi che i libri di Harry Potter sono cattivi perché c’è la magia. Non ditemi che sono diseducativi perché insegnano ai bambini le arti occulte. Non ditemi che sono libri gnostici.
Se dite così, vuol dire che questi libri o non li avete letti, o non li avete capiti.
Harry Potter e i Doni della Morte è la traduzione di Harry Potter and the Deathly Hallows, dove hallows potrebbe essere tradotto anche con “reliquie, cose sacre”. Gli Hallows sono i tre oggetti, descritti da un’antica fiaba come doni che la Morte fa a tre fratelli, il cui possesso congiunto garantisce poteri immensi. La Bacchetta Invincibile, la Pietra della Resurrezione, il Mantello dell’Invisibilità: chi li riunisce diventa “padrone della Morte”, vincitore della morte. Imbattibile, immenso… immortale.
Questi “doni della morte”, a farci attenzione, sono una cosa gnostica: c’è un testo essoterico (la fiaba dei tre fratelli) che contiene una verità esoterica (l’esistenza degli hallows), un segreto conoscibile solo da una ristretta cerchia di “illuminati” (come Xenophilius Lovegood, esilarante parodia dell’occultista) che si riconoscono tra loro medianti simboli dal significato sibillino (la linea, il cerchio e il triangolo), un segreto la cui conoscenza garantisce un potere assoluto che infrange l’ordine naturale del mondo ed addirittura realizza apparentemente le promesse cristiane (L’ultimo nemico ad essere sconfitto sarà la morte).
Quando Harry ne apprende l’esistenza, gli Hallows diventano per lui una tentazione quasi irresistibile. Un potere magico immenso, superiore a quello di Voldemort! Sarebbe meraviglioso! Anche se Hermione gli ripete più volte che questi Hallows sembrano pericolosi, che il vero compito di Harry è cercare e distruggere gli Horcrux di Voldemort, i doni della morte lo ossessionano. Esemplare il momento in cui deve scegliere se parlare prima con il goblin Unci-Unci o con Olivander il fabbricante di bacchette: Horcrux o Hallows?
Ebbene: alla fine Harry raduna assieme i tre Hallows, ma rinuncia al loro potere, che aveva sedotto anche Silente da giovane, il quale credeva di poterlo usare per un bene superiore e ha pagato a caro prezzo il suo errore. Harry rinuncia perché lui vuole sconfiggere la morte, sì, ma non nel modo sbagliato degli Hallows che poi è anche quello di Voldemort (vivere per sempre in questo mondo, infrangere le regole naturali del creato), ma bensì nel modo giusto, che è anche il modo cristiano: andare serenamente incontro alla morte, nella consapevolezza che dopo la morte c’è un’altra vita che salva tutto ciò che c’era di buono in questa.
La fine della saga è quanto di più anti-gnostico potessimo sperare, perché Harry sconfigge Voldemort grazie all’amore e al sacrificio, suo e di quelli che l’hanno aiutato, e rinuncia al potere occulto degli Hallows per vivere una vita buona… da mago, naturalmente.
La magia, la natura e i miracoli: la differenza di un Dio personale
A questo punto però qualcuno potrà ancora domandarsi: perchè se nel nostro mondo, il mondo reale, la magia è intrinsecamente cattiva, nel mondo di Harry Potter la magia invece può essere buona? Dov’è la differenza? Adesso che la saga è finita, possiamo dare un giudizio complessivo sulla storia. La risposta è: perchè nei libri di Harry Potter non si parla di un Dio personale.
Ciò non vuol dire che non ci sia, in effetti; potrebbe anche esserci (se si vuol vedere un’allusione in King’s Cross…); ma non se ne parla. E questo è fondamentale.
Facciamo un po’ di chiarezza. Che cos’è la magia? Essenzialmente, si tratta di un potere che infrange le regole naturali del mondo. * Trasformare gli oggetti, sospendere la gravità, eccetera. La magia è andare oltre la natura, operare nel sopra-naturale.
(* per una correzione-integrazione della definizione di magia, vedi il commento #9 e seguenti)
Però, a pensarci bene, andare oltre la natura non è sbagliato in sè e per sè. Anche i miracoli sono eventi soprannaturali, che sospendono le leggi naturali del mondo; e i miracoli sono buoni, come è buono ciò che è operato dallo Spirito di Dio. Però nei miracoli tutto avviene l’intervento divino, mentre nella magia invece no.
I santi, e tutti coloro che pregano, non fanno i miracoli allo stesso modo in cui i maghi fanno le magie. Mentre nella magia c’è una relazione bilaterale tra il mago che opera e l’oggetto su cui si esercita l’azione magica, nel miracolo la relazione è trilaterale: il santo chiede, Dio opera, il miracolo accade. Il problema morale della magia non è tanto nella sospensione delle leggi naturali (ricordiamo che il cristianesimo non è un naturalismo puro), quanto nell’esclusione dell’azione divina, l’usurpazione del potere soprannaturale, insomma: gira e rigira, siamo ancora alla vecchia promessa del serpente di diventare come Dio.
Possiamo allora dire che tra il miracolo e la magia c’è la stessa differenza che passa tra usare un oggetto di un altro con oppure senza il suo permesso. Nel primo caso, l’uso può essere buono o cattivo a seconda del fine che ci si propone (e nel caso del miracolo è sicuramente buono, perchè altrimenti lo Spirito non agirebbe); nel secondo caso, l’uso è pressappoco un furto, e questo a prescindere dal fine (anche se poi, comunque, la bontà o malvagità dell’intenzione influisce senz’altro sulla gravità della colpa).
Vedete però che l’immoralità della magia deriva dal presupposto della presenza attiva e operante di un Dio personale, creatore della natura e perciò sopra la natura, ingiustamente escluso dall’ambito soprannaturale che gli compete. Nel mondo di Harry Potter, che è un mondo fittizio (ovvero, per dirla alla Tolkien, un mondo secondario e sub-creato), è proprio il fatto che non si parli di un Dio personale a rendere possibile, da un punto di vista narrativo, che i maghi possano essere buoni: non sei un ladro, se non sai che c’è un derubato.
Il problema educativo dei libri di Harry Potter, alla fin fine, sta tutto in questo: aiutare i lettori, specie se bambini, a capire la differenza tra il mondo fittizio e il mondo reale. Ed io sono pienamente convinto che siano capaci di capire questa differenza; e se non ci riescono, non sarà perché non sono stati aiutati da chi doveva aiutarli e non l’ha fatto? (magari riparandosi dietro un comodo, troppo comodo, “non leggere questa roba!”)
La magia, la natura e la tecnica
Il bello della letteratura fantasy è che, raccontando un mondo in cui alcune regole sono diverse dalle nostre, ci può permettere di vedere da una luce diversa certi aspetti del nostro mondo, farci pensare ad essi da nuove prospettive e dunque farceli capire meglio. In questi casi, la forza metaforica e allegorica del fantasy può rivelarsi molto utile.
Abbiamo visto che nel mondo di Harry Potter la magia è una vera e propria disciplina scientifica, le cui leggi sono studiate a scuola, e i ragazzi si comportano proprio come in tutte le altre scuole. In questo mondo la magia è in sé moralmente neutra, salvo poi poter essere usata per scopi buoni o cattivi. Ed è fondamentale notare che sempre, in tutti i libri, Harry ottiene risultati positivi non tanto grazie alle sue conoscenze magiche ma per le sue scelte morali, lo spirito di sacrificio, l’amicizia e l’amore.
Ebbene, io credo che ciò che nel mondo di Harry Potter è la magia, cioè un potere sopra la natura o addirittura contro la natura, possa essere considerato per analogia o per metafora come ciò che nel nostro mondo è la tecnica. Mentre la magia è un potere sopra-naturale, la tecnica è intra-naturale: con essa l’uomo può realizzare possibilità che sono contemplate dalle leggi naturali. Il manico di scopa di Harry può volare perchè un incantesimo sospende la legge di gravità; un aeroplano vola perchè usa la legge di gravità, ed è a suo modo naturale tanto quanto un’aquila in picchiata. La magia infrange i limiti della natura; la tecnica è un’estensione della natura, sposta quei limiti in avanti.
In questa concezione, dunque, la relazione tra artificiale e naturale non è di conflitto, ma di simbiosi: la tecnica deriva dalla natura e ne realizza le potenzialità inespresse (“l’arte è figlia della natura”, dicevano gli antichi, che chiamavano arte anche ciò che noi oggi chiamiamo tecnica; si veda ad esempio il canto XI della Divina Commedia, vv. 101-105, dove si spiega il perché della punizione degli usurai).
Ora, questo modo d’intendere il binomio natura-tecnica è purtroppo in crisi al giorno d’oggi, e deve fare i conti con una nuova concezione della tecnica, ostile alla natura.
Se volessimo fare una carrellata lungo i secoli potremmo partire da Francesco Bacone, il cui Novum Organum può forse essere considerato il manifesto fondativo della “vittoria della tecnica sulla natura” (con la scienza l’uomo può conoscere perfettamente la natura, e con la tecnica può dominarla); attraversare le scoperte della modernità e della Rivoluzione Industriale, in cui l’ostilità della nuova tecnica verso la natura si mostra chiaramente ed emerge il problema ecologico (la tecnica distrugge la natura); passare per il Frankenstein, o il Prometeo moderno di Mary Shelley, archetipo dello scienziato pazzo e inascoltato monito contro il delirio di onnipotenza di una tecnica senza controllo; assistere alla metamorfosi della modernità in post-modernità, in cui il conflitto diventa ancora più radicale (mentre nella modernità la natura è succube della tecnica, nella post-modernità si arriva a negare che la natura esista); fino ad arrivare alla filosofia di Emanuele Severino, che essendo un post-hegeliano (per lui la tecnica è ciò che per Marx era il comunismo, ovvero la realizzazione della coincidenza tra Realtà e Idea Razionale), lucidamente parla di un “paradiso della Tecnica” prossimo venturo, in cui l’uomo potrà diventare il dio-in-terra e completare il percorso del Geist.
Così, un ciclo si compie: la tecnica diventa la nuova magia del nostro tempo, la nuova promessa di un potere illimitato oltre ogni natura e ogni regola divina; e forse non è lontana la comparsa del “capolavoro” bramato dal diavolo Berlicche nelle sue lettere, il “Mago Materialista”, colui che “non usi, ma veramente adori ciò che chiama vagamente ‘forze’, mentre nega l’esistenza degli ‘spiriti’ ”.
Se Voldemort fosse nel nostro mondo, sarebbe uno scientista, una specie di Argo (chi ha visto Nadia il mistero della pietra azzurra capirà): un uomo convinto che solo la scienza possa garantire la comprensione del mondo, ebbro del potere promessogli dalla tecnica sul mondo e sugli altri uomini. E se Silente fosse nel nostro mondo, ne sono convinto, sarebbe uno scienziato: avrebbe fiducia nelle capacità conoscitive della scienza e nelle possibilità pratiche della tecnica, ma al tempo stesso ci metterebbe in guardia dalla fede cieca nella scienza come unica chiave di lettura dell’universo, e dai pericoli di una tecnica senza limiti né naturali né morali.
Always
Always.
Sempre, o meglio (come sarebbe stato più esatto tradurre) per sempre.
Uno dei punti più commoventi del libro è sicuramente quando Silente, dopo aver visto il Patronus scagliato da Piton, così simile a quello della donna che Severus aveva amato, gli chiede “dopo tutto questo tempo?”.
E la risposta di Piton è, semplicemente, “Always”. Per sempre. Amore eterno, infinito, immortale.
Se vi fate un giro per i forum che parlano del libro, troverete centinaia-migliaia di commenti di ragazzi e adulti, giovani e meno giovani, che su questa pagina ci hanno pianto dalla commozione.
Quanti di questi lettori sono cattolici?
Boh, non molti, penso.
Quanti sono cresciuti bombardati dalla pubblicità dell’amore light, l’amore senza impegno, l’amore libero senza vincoli e legami, il sesso senza amore, le relazioni a tempo determinato, eccetera eccetera?
Beh, moltissimi, suppongo.
Eppure eccoci qui, tutti commossi ed emozionati da quella singola parola, capace di perforare la corazza dell’omologante bla bla politicamente corretto ed arrivare nel profondo, là dove c’è quello che il cuore umano veramente desidera.
Always.
You bitch!
“Not my daughter, you bitch!” è quel che la signora Weasley urla, verso la fine del libro, a Bellatrix Black quando la vede attaccare la figlia Ginny.
“You bitch!”, traducibile come “stronza!”, o perfino “troia!”.
E così, alla fine è successo. Dopo sette libri e dieci anni e qualche migliaio di pagine, il linguaggio volgare ha fatto la sua comparsa.
Non toccare mia figlia, stronza.
È molto di più che una semplice parolaccia: è uno shock, un’eucatastrofe, un terremoto emozional-verbale. È la silloge definitiva all’aura di “l’infanzia è finita, ora siamo grandi” che pervade tutto il libro. È uno dei punti più belli dell’intera saga di Harry Potter.
Ed è un vero peccato che nella traduzione italiana abbiano tradotto per un meno intenso “mia figlia no, cagna!”, che non ha neanche lontanamente la stessa forza espressiva di quel bellissimo YOU BITCH!
Eh già, ma Harry Potter è un libro per bambiiini…
A margine: le prospettive ermeneutiche dell’omosessualità di Silente
In conclusione, qualche considerazione sulle dichiarazioni della Rowling sull’omosessualità di Silente.
Devo premettere che la questione delle tendenze sessuali di Silente, in sé, non è che m’interessi più di tanto. Anche perchè, a ben pensarci, considerata com’è andata a finire tra Silente e Grindelwald, considerato il rimpianto evidente che traspare dal vecchio Silente per i suoi errori di gioventù, e considerato l’intero processo di umanizzazione che il personaggio affronta (prima Silente era praticamente perfetto, senza difetti, un personaggio affascinante ma monocorde, ora l’approfondimento psicologico lo rende meno manicheo e più tridimensionale), insomma: quella liason giovanile non mi sembra proprio una cartolina pubblicitaria per l’amore gay. Siamo molto lontani dalle parti di Brokeback Mountain…
Nossignore: la questione degna di nota, anche se ha destato l’interesse di pochi (qui c’è uno dei pochi articoli ben fatti che ho trovato sull’argomento), i molti essendo più distratti dal moralizzare o strumentalizzare, è un’altra.
Il testo di Harry Potter e i Doni della Morte è questo: la relazione tra Silente e Grindelwald, così com’è descritta nel libro, appare come una breve ma forte amicizia conclusa in tragedia per l’incidente che provoca la morte di Ariana, la sorella di Albus. L’amicizia si trasforma in ostilità, Grindelwald fugge, Silente lo rivedrà solo al momento del loro duello.
E poi c’è il meta-testo, ciò che è oltre e fuori dal testo: la Rowling ha dichiarato pubblicamente che, anche se lei non lo ha reso esplicito nel libro (ma può darsi che l’informazione finisca nella futura “enciclopedia di Harry Potter”, in cui JKR farà confluire tutti i tasselli della storia che non hanno trovato posto nei sette libri), tra Silente e Grindelwald c’è stata una relazione amorosa. “His love for Grindelwald was his great tragedy”. Ebbene sì, lei ha sempre immaginato Silente come un omosessuale.
A questo punto, ci si chiede: Albus Percival Wulfric Brian Dumbledore, dunque, è omosessuale?
Possibili risposte:
a) iporealismo: la questione è inutile. Non ha senso dire che Silente “è” omosessuale oppure eterosessuale, così come non avrebbe senso dire che Silente “è” saggio oppure stupido, o che “è” alto la tale quantità di centimetri. Silente semplicemente non è, non esiste nella realtà, è solo il personaggio di un libro, e interrogarsi sulle sue preferenze sessuali è una perdita di tempo.
b) dietrologismo: JKR non ce la conta giusta con questa storia, tirata fuori dal cappello a sipario calato. Avrà probabilmente dato retta a qualche consulente di marketing, che le ha consigliato di omosessualizzare Silente per non alienarsi le simpatie del pubblico radical chic, a cui la conclusione fortemente spirituale della serie può risultare indigesta.
c) esclusivismo testuale: per l’interpretazione finale dell’opera conta solo il testo, e il testo non dice che Silente è omosessuale, né sembra particolarmente suggerirlo. Una volta che il testo è “chiuso”, e il processo creativo è concluso, l’autore è sullo stesso piano di un qualsiasi altro fruitore e le sue speculazioni sul non-detto dei personaggi, sul loro background storico e caratteriale, valgono quanto quelle di qualunque altro lettore, come fossero una qualsiasi fanfiction.
d) inclusivismo testuale: il meta-testo dato dall’autore è imprescindibile e vincola quanto il testo, e perciò signori miei, piaccia o non piaccia, Silente è omosessuale.
Insomma, la questione va molto al di là della rilevanza dell’omosessualità di Silente su una completa valutazione morale del personaggio (che per quanto mi concerne è, e resta in ogni caso, ampiamente positiva).
Io rifiuto decisamente la a), perchè è una riduzione troppo drastica del rapporto tra realtà e fantasia: nella concezione di Tolkien, che tendo a condividere, la letteratura è sub-creazione (e desidero puntualizzare che questo non è idealismo: il pensiero narrativo non influisce sul mondo reale primario, ma su quello sub-creato secondario). Silente “è”, come “esiste” il mondo sub-creato dalla Rowling, e la questione non è affatto priva di senso.
D’altra parte anche la b), pure a volerla considerare non implausibile come ipotesi (JKR è una grande scrittrice e un’accorta comunicatrice), non centra il punto focale. Fosse anche vero che quest’outing è solo una mossa politically correct, resta comunque il fatto che il meta-testo ormai c’è, e il soggetto interpretante non ne può prescindere tanto facilmente.
La questione allora è se il meta-testo possa concorrere al pari del testo alla creazione dell’opera, e in che misura: e qui si spalancano orizzonti di discussioni sul rapporto tra intenctio auctoris e intenctio operis, su ciò che vuol dire l’autore e ciò che “oggettivamente” dice l’opera, anche all’insaputa o perfino nonostante ciò che ne pensa l’autore.
Riflettendo su tutte queste problematiche, mi sono ricordato che qualcosa in proposito è stato scritto da Borges, che di testi e interpretazioni ne sapeva qualcosa, in uno dei suoi nove saggi danteschi (Il falso problema di Ugolino), incentrato sul memorabile protagonista dell’inizio del canto XXXIII della Commedia. Scrive JLB:
«Il problema storico se Ugolino abbia esercitato il cannibalismo è evidentemente insolubile. Il problema estetico o letterario è di ben diversa indole. Conviene enunciarlo così: volle Dante che pensassimo che Ugolino (l’Ugolino del suo Inferno, non quello della storia) mangiò la carne dei suoi figli? Io arrischierei la risposta: Dante non ha voluto che lo pensassimo bensì che lo sospettassimo. L’incertezza è parte del suo disegno. Ugolino rode il cranio dell’arcivescovo; Ugolino sogna cani dalle zanne acuminate che lacerano i fianchi del lupo («… e con l’agute scane mi parea lor veder fender li fianchi»); Ugolino, spinto dal dolore, si morde le mani; Ugolino sente che i figli gli offrono inverosimilmente la loro carne; Ugolino, pronunciato l’ambiguo verso, torna a rosicchiare il cranio dell’arcivescovo. Tali atti suggeriscono o simboleggiano il fatto atroce. Adempiono a una duplice unzione: li crediamo parte del racconto e sono profezie. Robert Louis Stevenson osserva che i personaggi di un libro sono filze di parole; a questo, per quanto blasfemo ci possa sembrare, si riducono Achille e Peer Gynt, Robinson Crusoe e Don Chisciotte. A questo anche i potenti che ressero la terra: una serie di parole è Alessandro, un’altra Attila. Di Ugolino dobbiamo dire che è una testura verbale che consta di una trentina di terzine. Dobbiamo includere in questa testura la nozione di cannibalismo? Ripeto che dobbiamo sospettarla con incertezza e timore. Negare o affermare il mostruoso delitto di Ugolino è meno tremendo che intravederlo».
Ebbene, si parva licet, senza voler mettere in dubbio l’incommensurabile distanza di qualità artistica tra la Commedia e i libri di Harry Potter, il problema che qui ci si presenta è in qualche modo analogo: se e come e quanto il meta-testo si possa infiltrare negli interstizi del testo, nei margini del non-detto, e influenzarne il tessuto semantico. Nel caso di Ugolino il meta-testo è la Storia, la vita e la morte del reale conte Ugolino; nel caso di Silente il meta-testo, per le caratteristiche proprie del fantasy e anche per le peculiarità del fenomeno Harry Potter, può essere solo quanto dichiarato da JKR su ciò che dei personaggi ha inventato ma non (ancora) scritto.
Sulla scia di Borges, allora, vorrei sfuggire alle Scilla e Cariddi di una c) rigidamente testuale e una d) perduta negli infiniti orizzonti metatestuali, e mi provo ad avanzare ipoteticamente una e): Silente è e non è omosessuale, simultaneamente. Nel mondo primario, il mondo reale in cui viviamo, gli enti sono o non sono; nel mondo secondario, il mondo sub-creato dal potere cosmogonico della fantasia dell’autore, sono possibili forme più o meno estese di chiaroscuro. Il giovane che sarebbe diventato il più grande preside di Hogwarts volle bene al giovane che sarebbe diventato il più terribile mago oscuro dopo Voi-Sapete-Chi; tale affetto fu e non fu un’amicizia, fu e non fu un amore, fu e non fu infiltrato dalla passione erotica; l’ibrida mescolanza di essere e non essere rende questo sentimento più suggestivo e più significativo di quanto non sarebbe senza quest’ambivalenza nascosta nella nebbia del meta-testo.
Di fronte a simili vertigini ermeneutiche, preoccuparmi soltanto se Silente abbia o non abbia fatto su-e-giù con Grindelwald mi sembra decisamente riduttivo.
5 marzo 2008 at 12:51
Caspita!
Siccome anche i tuoi post vanno letti più volte, per ora mi limito ai complimenti.
Anzi, no…sulla differenza fra magia e miracolo (o fra magia e preghiera): mi sembra che un’altra caratteristica della magia sia l'”automatismo”. Il mago si aspetta che se gli ingredienti sono quelli giusti o se la formula magica è pronunciata correttamente allora l’evento desiderato si verifichi. Si aspetta anche che la cosa sia riproducibile. Come giustamente osservavi, questo esclude che la cosa possa dipendere dalla volontà di un terzo (la libera volontà di Dio che può esaudire o meno la preghiera)…in questa ottica, la magia è solo una tecnica (il parallelo che facevi mi sembra illuminante) e se non funziona è solo perché non è stata correttamente applicata.
Un abbraccio.
5 marzo 2008 at 12:51
Caspita!
Siccome anche i tuoi post vanno letti più volte, per ora mi limito ai complimenti.
Anzi, no…sulla differenza fra magia e miracolo (o fra magia e preghiera): mi sembra che un’altra caratteristica della magia sia l'”automatismo”. Il mago si aspetta che se gli ingredienti sono quelli giusti o se la formula magica è pronunciata correttamente allora l’evento desiderato si verifichi. Si aspetta anche che la cosa sia riproducibile. Come giustamente osservavi, questo esclude che la cosa possa dipendere dalla volontà di un terzo (la libera volontà di Dio che può esaudire o meno la preghiera)…in questa ottica, la magia è solo una tecnica (il parallelo che facevi mi sembra illuminante) e se non funziona è solo perché non è stata correttamente applicata.
Un abbraccio.
5 marzo 2008 at 13:46
Ho letto d’un fiato tutto quanto hai scritto e mi trovo su quasi tutto d’accordo.
E’ un esegesi impegnativa e meditata quella che, come tante altre volte, hai fatto in questa sede della saga della Rowling.
Anche io ho riletto in italiano riportandone uguale entusiasmo. Mi limito solo a criticare alcune sciatterie nella traduzione (erorri addirittura sintattici) e quella “Bacchetta di sambuco” di cui non ho ancora ben capito la ragione.
Non posso esimermi da qualche riga sul tema dell’omosessualità di Silente che, evidentemente, ti interessa più di quel che tu voglia far credere, visto che le hai dedicato il paragrafo più lungo del tuo bel post.
Se qualche influenza può aver avuto il marketing sull’autrice di HP, credo che cià sia stato nel non farle esplicitare l’omosessualità del suo eroe sino a fine saga. A voler leggere in tralice le pagine del libro alcuni vezzi, alcune originalità e, soprattutto, un certo modo di “votarsi” alla scelta dell’insegnamento, possono oggi farci ritenere già presa la decisione dell’autrice, ma ammetto che ciò nno aggiungerebbe nulla alla figura completa e bellissima di Silente.
Il dono che la Rowling ha fatto è tutto agli omosessuali. Mai infatti, a mia memoria, un eroe del mondo dell’infanzia era stato descritto con una tale caratteristica che, per tanti, è ancora uno stigma di malattia se non addirittura di scelta deviante.
La rottura tra Silente e Grindelwald non discende dal loro amore gay, che rende soltanto più straziante e vera la sua difficoltà di allontanarsi da quell’uomo, da cui pure era affascinato.
E’ possibile che quello di Silente si sia dunque sublimato in un amore eterno assai simile a quello di Piton per la madre di Harry? Non può escludersi.
E allora, anche il tema dell’omosessualità di Silente è rilevante per comprenderne il personaggio e non si limita a quel “fare su e giù” di cui parli nelle ultime righe, proprio come l’amore in generale non può mai essere ridotto ad un “fare su e giù”, ma plasma la vita.
5 marzo 2008 at 13:46
Ho letto d’un fiato tutto quanto hai scritto e mi trovo su quasi tutto d’accordo.
E’ un esegesi impegnativa e meditata quella che, come tante altre volte, hai fatto in questa sede della saga della Rowling.
Anche io ho riletto in italiano riportandone uguale entusiasmo. Mi limito solo a criticare alcune sciatterie nella traduzione (erorri addirittura sintattici) e quella “Bacchetta di sambuco” di cui non ho ancora ben capito la ragione.
Non posso esimermi da qualche riga sul tema dell’omosessualità di Silente che, evidentemente, ti interessa più di quel che tu voglia far credere, visto che le hai dedicato il paragrafo più lungo del tuo bel post.
Se qualche influenza può aver avuto il marketing sull’autrice di HP, credo che cià sia stato nel non farle esplicitare l’omosessualità del suo eroe sino a fine saga. A voler leggere in tralice le pagine del libro alcuni vezzi, alcune originalità e, soprattutto, un certo modo di “votarsi” alla scelta dell’insegnamento, possono oggi farci ritenere già presa la decisione dell’autrice, ma ammetto che ciò nno aggiungerebbe nulla alla figura completa e bellissima di Silente.
Il dono che la Rowling ha fatto è tutto agli omosessuali. Mai infatti, a mia memoria, un eroe del mondo dell’infanzia era stato descritto con una tale caratteristica che, per tanti, è ancora uno stigma di malattia se non addirittura di scelta deviante.
La rottura tra Silente e Grindelwald non discende dal loro amore gay, che rende soltanto più straziante e vera la sua difficoltà di allontanarsi da quell’uomo, da cui pure era affascinato.
E’ possibile che quello di Silente si sia dunque sublimato in un amore eterno assai simile a quello di Piton per la madre di Harry? Non può escludersi.
E allora, anche il tema dell’omosessualità di Silente è rilevante per comprenderne il personaggio e non si limita a quel “fare su e giù” di cui parli nelle ultime righe, proprio come l’amore in generale non può mai essere ridotto ad un “fare su e giù”, ma plasma la vita.
5 marzo 2008 at 21:01
Dottore dottore, non ho la minima idea di chi sia questo Harry Potter.
Mi dica, è grave?
5 marzo 2008 at 21:01
Dottore dottore, non ho la minima idea di chi sia questo Harry Potter.
Mi dica, è grave?
5 marzo 2008 at 21:24
Caro Claudio, che ne dici di incrociare il lungo “a margine” finale, con l’icastico titolo del post precedente, dedicato ad una sorta di “anatomia” del voto?
Con quali risultati?
xyz
5 marzo 2008 at 21:24
Caro Claudio, che ne dici di incrociare il lungo “a margine” finale, con l’icastico titolo del post precedente, dedicato ad una sorta di “anatomia” del voto?
Con quali risultati?
xyz
5 marzo 2008 at 21:41
#1
Sì, esatto, il paragone tra magia e “tecnica moderna” vale nei due sensi: la magia è una tecnica del soprannaturale, e la tecnica moderna vuole essere la magia del nostro tempo.
Ce lo vedo proprio Veronesi nella casa dei Serpeverde…
#2
Caro Swann, a onor del vero il paragrafo finale non tratta proprio della gaiezza di Silente, che m’interessa relativamente, ma piuttosto del rapporto tra testo e meta-testo.
Ma, volendo assumere il dato meta-testuale nella sua interezza, noto che tu e io diamo significati diversi all’omosessualità di Silente. Per te è, comprensibilmente, un messaggio positivo perchè “legittima” l’omosessualità come accettabile caratteristica nei personaggi positivi.
Per me, che considero l’istinto omosessuale un disordine (non credo che sia una malattia, termine troppo semplicistico), fa piuttosto parte dell’approfondimento psicologico di Silente, di cui in questo libro è finalmente mostrato anche il lato imperfetto e più “umano”: non esistono eroi puri, non c’è manicheismo.
Poi, non ho difficoltà a riconoscere che un omosessuale può essere un buon intellettuale, un buon insegnante (es. Keynes), e può anche avere una morale rispettabile. So che sai bene che la dottrina ufficiale della Chiesa al riguardo, anche se non ti soddisfa completamente, è molto meno manichea e stilizzata di quanto la faccia sembrare certa propaganda: l’essere umano va valutato nella sua interezza, e ogni peccatore, di qualunque orientamento sessuale, è prezioso quanto il sangue che per lui Dio ha sparso sulla croce.
P.S. cosa intendi per “un certo modo di votarsi alla scelta dell’insegnamento”?
#3
Gravissimo. Indispensabili dosi immediate della Pietra Filosofale, per cominciare, almeno tre volte al giorno prima e dopo i pasti.
5 marzo 2008 at 21:41
#1
Sì, esatto, il paragone tra magia e “tecnica moderna” vale nei due sensi: la magia è una tecnica del soprannaturale, e la tecnica moderna vuole essere la magia del nostro tempo.
Ce lo vedo proprio Veronesi nella casa dei Serpeverde…
#2
Caro Swann, a onor del vero il paragrafo finale non tratta proprio della gaiezza di Silente, che m’interessa relativamente, ma piuttosto del rapporto tra testo e meta-testo.
Ma, volendo assumere il dato meta-testuale nella sua interezza, noto che tu e io diamo significati diversi all’omosessualità di Silente. Per te è, comprensibilmente, un messaggio positivo perchè “legittima” l’omosessualità come accettabile caratteristica nei personaggi positivi.
Per me, che considero l’istinto omosessuale un disordine (non credo che sia una malattia, termine troppo semplicistico), fa piuttosto parte dell’approfondimento psicologico di Silente, di cui in questo libro è finalmente mostrato anche il lato imperfetto e più “umano”: non esistono eroi puri, non c’è manicheismo.
Poi, non ho difficoltà a riconoscere che un omosessuale può essere un buon intellettuale, un buon insegnante (es. Keynes), e può anche avere una morale rispettabile. So che sai bene che la dottrina ufficiale della Chiesa al riguardo, anche se non ti soddisfa completamente, è molto meno manichea e stilizzata di quanto la faccia sembrare certa propaganda: l’essere umano va valutato nella sua interezza, e ogni peccatore, di qualunque orientamento sessuale, è prezioso quanto il sangue che per lui Dio ha sparso sulla croce.
P.S. cosa intendi per “un certo modo di votarsi alla scelta dell’insegnamento”?
#3
Gravissimo. Indispensabili dosi immediate della Pietra Filosofale, per cominciare, almeno tre volte al giorno prima e dopo i pasti.
5 marzo 2008 at 21:42
#4
Se era una battuta, non l’ho capita.
5 marzo 2008 at 21:42
#4
Se era una battuta, non l’ho capita.
6 marzo 2008 at 07:32
Scusami, rileggendola a mente fredda, effettivamente suona pesante.
Apprezzo moltissimo i tuoi post, compresa la libertà di linguaggio; quindi se posso accampare un 5% di scuse, mi sono attenuto al “genere letterario” (sono un lettore accanito di harry Potter; è tuttavia un testo scritto oggi e la Rowling, che ha famiglia, deve coltivare la sua clientela a 360°; quindi così come ci sono elettori “anatomici”, ci sono analoghi “lettori” e finanziatori; con questo, mi sono spiegato ma chiedo cmq scusa!!!!!!!!!).
xyz
6 marzo 2008 at 07:32
Scusami, rileggendola a mente fredda, effettivamente suona pesante.
Apprezzo moltissimo i tuoi post, compresa la libertà di linguaggio; quindi se posso accampare un 5% di scuse, mi sono attenuto al “genere letterario” (sono un lettore accanito di harry Potter; è tuttavia un testo scritto oggi e la Rowling, che ha famiglia, deve coltivare la sua clientela a 360°; quindi così come ci sono elettori “anatomici”, ci sono analoghi “lettori” e finanziatori; con questo, mi sono spiegato ma chiedo cmq scusa!!!!!!!!!).
xyz
6 marzo 2008 at 07:40
Scusami, ho tentato di inviare un post ma mi è stato respinto.
Perdona la battutaccia, apprezzo moltissimo i tuoi contributi.
xyz
6 marzo 2008 at 07:40
Scusami, ho tentato di inviare un post ma mi è stato respinto.
Perdona la battutaccia, apprezzo moltissimo i tuoi contributi.
xyz
6 marzo 2008 at 14:19
Senza voler togliere alla correttezza della tua analisi (il Dio della Bibbia FA la differenza), la motivazione che porti non è del tutto corretta, come già ha intuito Poemen.
La magia si prefigge il controllo ed il potere, al di là delle possibilità naturali, ma non solo dei fenomeni naturali. E non esclude il coinvolgimento divino, esclude solo che Dio sia libero nel processo.
Non mi riferisco solo alle forme di magia religiosa diffuse nel meridione italiano o in America del Sud. La vecchina che crede che la sua faringite cronica DEVE guarire perché lei ha fatto nove novene a S. Biagio, ha un atteggiamento magico, così come lo ha il povero padre che non crede più in un Dio dopo averlo inutilmente pregato di salvare la vita della sua bambina.
E’ anche giusta l’osservazione che l’alta tecnologia assume aspetti magici, ma non per il facile parallelo con la magia pratica (in particolare con quella cosiddetta operazionale). Questa è disprezzatissima dalle persone di scienza e di tecnica, che pure spesso manifestano atteggiamenti assolutamente magici, ma di altri generi: magia gnostica, magia della vita e persino magia evocativa (che a parole disprezzano tanto…).
Il che spiega certe posizioni di uomini e donne di scienza e getta luce sulla tragicità di certe delusioni che a volte costoro subiscono.
6 marzo 2008 at 14:19
Senza voler togliere alla correttezza della tua analisi (il Dio della Bibbia FA la differenza), la motivazione che porti non è del tutto corretta, come già ha intuito Poemen.
La magia si prefigge il controllo ed il potere, al di là delle possibilità naturali, ma non solo dei fenomeni naturali. E non esclude il coinvolgimento divino, esclude solo che Dio sia libero nel processo.
Non mi riferisco solo alle forme di magia religiosa diffuse nel meridione italiano o in America del Sud. La vecchina che crede che la sua faringite cronica DEVE guarire perché lei ha fatto nove novene a S. Biagio, ha un atteggiamento magico, così come lo ha il povero padre che non crede più in un Dio dopo averlo inutilmente pregato di salvare la vita della sua bambina.
E’ anche giusta l’osservazione che l’alta tecnologia assume aspetti magici, ma non per il facile parallelo con la magia pratica (in particolare con quella cosiddetta operazionale). Questa è disprezzatissima dalle persone di scienza e di tecnica, che pure spesso manifestano atteggiamenti assolutamente magici, ma di altri generi: magia gnostica, magia della vita e persino magia evocativa (che a parole disprezzano tanto…).
Il che spiega certe posizioni di uomini e donne di scienza e getta luce sulla tragicità di certe delusioni che a volte costoro subiscono.
6 marzo 2008 at 14:46
Si era perso l’ultimo pezzo, ecclo.
Ho invece un dubbio sulla questione “a margine”.
Cosa rende il meta-testo creato dall’autore più importante di quello creato dai lettori o da altri fattori? Stante la distanza che può separare l’intenctio auctoris dall’intenctio operis (e la saga di H.P. ne è un ottimo esempio), tali commenti degli autori dovrebbero essere considerati tali e quali come quelli di un lettore.
A meno che non si voglia cominciare la scostumata ed inutile caccia alle versioni buttate, abortite, modificate, senza più neanche aspettare la morte dell’autrice…
6 marzo 2008 at 14:46
Si era perso l’ultimo pezzo, ecclo.
Ho invece un dubbio sulla questione “a margine”.
Cosa rende il meta-testo creato dall’autore più importante di quello creato dai lettori o da altri fattori? Stante la distanza che può separare l’intenctio auctoris dall’intenctio operis (e la saga di H.P. ne è un ottimo esempio), tali commenti degli autori dovrebbero essere considerati tali e quali come quelli di un lettore.
A meno che non si voglia cominciare la scostumata ed inutile caccia alle versioni buttate, abortite, modificate, senza più neanche aspettare la morte dell’autrice…
6 marzo 2008 at 19:15
Caro Claudio,
il “certo modo di votarsi all’insegnamento” di Silente è quello della vocazione al servizio, dell’integrale donazione di sè ad una causa. In particolare, poi, a tramandare la conoscenza. E’ proprio quel servizio che lo stesso catechismo della Chiesa Cattolica auspicava come strada cristiana del vivere l’omosessualità, nonostante poi la gerarchia abbia dimenticato di averlo scritto, precludendo a chi ha tendenze omosessuali, che pur non vuole tradurre in atti omosessuali, di farsi sacerdote.
Non è forse la sede questo post per parlare di cosa “non mi va giù” di certa dottrina della Chiesa in questo campo, ma quel che mi preme sottolineare è che la differenza di pensiero tra noi sta proprio nel fatto che io non ritengo che qualcuno possa essere giudicato positivamente (dal punto di vista morale o intellettuale) NONOSTANTE sia omosessuale, ma semplicemente perchè lo è, cioè come elemento che ne costruisce, insieme agli altri, l’identità e non ne stigmatizza un limite.
In astratto potremmo persino ritenere che Silente abbia scelto di votarsi alla castità, ma ciò non lo renderebbe meno omosessuale, soltanto più rispettoso di ciò che in termini poco umani chiede proprio la dottrina cattolica agli omosessuali.
E allora ben più che appartenente al lato “umano” inteso nel senso peccaminoso del termine sarebbe questa caratterizzazione sessuale del nostro Silente.
7 marzo 2008 at 15:18
Grande Cluadio, come sempre!
In merito all’interpretazione, ricordo un episodio narrato da Asimov, quando, mimetizzato nel pubblico perchè in ritardo, ascoltò una lezione su uno dei suoi racconti. Il relatore sviscerò tutta una serie di interpretazioni religiose e politiche; alla fine Asimov intervenne dicendo “Sono ammiratissimo, ma devo dirle che io non mi sono mai minimamente sognato di voler dire quelle cose, scrivendo il racconto!”. “Non ha la minima importanza quello che lei voleva scrivere” ribattè tranquillo il relatore “Ciò che conta è ciò che ha scritto”.
La letteratura è piena di forti, intense ed esclusive amicizie maschili, da Davide e Gionata a Patroclo e Achille, ecc. Che tutte debbano essere lette necessariamente come amori omosessuali mi pare espressione del pansessualismo odierno. Come se credere in una amicizia disinteressata fosse una incredibile ingenuità. Posso forse tenerci a te, se non mi dai neppure un po’ di godimento fisico? Certo che no.
Così una ragazza che non te la da al secondo appuntamento, la molli; se due sono amici, è perchè se la fanno insieme, eccetera. Il secondo dogma della mentalità moderna: il sesso è indispensabile. (il primo dogma è: tutto è modificabile).
7 marzo 2008 at 15:18
Grande Cluadio, come sempre!
In merito all’interpretazione, ricordo un episodio narrato da Asimov, quando, mimetizzato nel pubblico perchè in ritardo, ascoltò una lezione su uno dei suoi racconti. Il relatore sviscerò tutta una serie di interpretazioni religiose e politiche; alla fine Asimov intervenne dicendo “Sono ammiratissimo, ma devo dirle che io non mi sono mai minimamente sognato di voler dire quelle cose, scrivendo il racconto!”. “Non ha la minima importanza quello che lei voleva scrivere” ribattè tranquillo il relatore “Ciò che conta è ciò che ha scritto”.
La letteratura è piena di forti, intense ed esclusive amicizie maschili, da Davide e Gionata a Patroclo e Achille, ecc. Che tutte debbano essere lette necessariamente come amori omosessuali mi pare espressione del pansessualismo odierno. Come se credere in una amicizia disinteressata fosse una incredibile ingenuità. Posso forse tenerci a te, se non mi dai neppure un po’ di godimento fisico? Certo che no.
Così una ragazza che non te la da al secondo appuntamento, la molli; se due sono amici, è perchè se la fanno insieme, eccetera. Il secondo dogma della mentalità moderna: il sesso è indispensabile. (il primo dogma è: tutto è modificabile).
7 marzo 2008 at 23:06
#7-8
Tutto ok, non avevo capito. 🙂
#9-10
Magia: hai ragione, faccio ammenda… nel post ho fatto genericamente riferimento alla magia come potere soprannaturale, senza entrare nel merito dei tipi e sottotipi di magia.
Cosa intendi con il parallelo tra l’alta tecnologia e la magia “gnostica, della vita, evocativa”? (e se per favore mi spieghi anche le differenze tra queste forme magiche…)
A margine: cosa rende il meta-testo dell’autore…? Beh, direi, il fatto che è dell’autore. Anche se non lo si assume come “interpretazione autentica”, non penso che lo si possa liquidare come insignificante con un’alzata di spalle. Così come credo che anche il confronto con le versioni work in progress di un testo, e perfino delle lettere dell’autore, possa essere rilevante ed anche importante per la comprensione dell’opera finale (l’Ulisse di Joyce, la Recherche di Proust!)
#11
Caro Swann, le nostre idee su dottrina cattolica e omosessualità sono quelle che sono, e in effetti la differenza di pensiero è proprio nei termini che riporti. Vorrei solo puntualizzare che questo “nonostante” è molto lontano dalla demonizzazione e dal rifiuto incondizionato, attribuiti alla Chiesa da una certa cultura contemporanea ossessionata (vedi sotto), perchè il lato omosessuale di una persona è solo un aspetto, uno dei tanti, e sicuramente non è il più importante nel quadro di una valutazione globale.
E infatti, se se vogliamo assumere come vincolante quel che ha detto JKR, proprio per questo credo che Silente potrebbe benissimo essere un valido e positivo esempio in tal senso, la cui omosessualità non cancella le sue molte qualità eccellenti.
#12
Eh sì, Nihil, l’ossessione per tutto ciò che odora di erotismo è una patologia del “mondo” contemporaneo, che l’attribuisce alla Chiesa in una specie di transfert. La demonizzazione e la crudeltà verso le persone omosessuali non sono proprie del cristianesimo, ma piuttosto erano e sono parte integrante di una certa mentalità mondana e “laica” che ha semplicemente fatto il salto della quaglia, dal conformismo machista di ieri al politicamente corretto di oggi, e chissà che ci riserva il domani.
Comunque, anche per Patroclo e Achille il discorso si ripresenta uguale. Leggendo da bambino l’Iliade, io – ingenuità infantile? – non avevo assolutamente colto sfumature omofile nell’amicizia tra i due. Ma naturalmente c’è tutto un meta-testo di tomi di letteratura greca che c’insegnano come l’omosessualità fosse pratica comune a quel tempo e ufficiosamente accettata (maschile, però, perchè aveva connotati abbastanza misogini, ed era accettata anche la pederastia del maestro verso l’allievo).
E allora, riecco il problema testo-e-metatesto: l’Achille e il Patroclo dell’Iliade sono amici o amanti?
7 marzo 2008 at 23:06
#7-8
Tutto ok, non avevo capito. 🙂
#9-10
Magia: hai ragione, faccio ammenda… nel post ho fatto genericamente riferimento alla magia come potere soprannaturale, senza entrare nel merito dei tipi e sottotipi di magia.
Cosa intendi con il parallelo tra l’alta tecnologia e la magia “gnostica, della vita, evocativa”? (e se per favore mi spieghi anche le differenze tra queste forme magiche…)
A margine: cosa rende il meta-testo dell’autore…? Beh, direi, il fatto che è dell’autore. Anche se non lo si assume come “interpretazione autentica”, non penso che lo si possa liquidare come insignificante con un’alzata di spalle. Così come credo che anche il confronto con le versioni work in progress di un testo, e perfino delle lettere dell’autore, possa essere rilevante ed anche importante per la comprensione dell’opera finale (l’Ulisse di Joyce, la Recherche di Proust!)
#11
Caro Swann, le nostre idee su dottrina cattolica e omosessualità sono quelle che sono, e in effetti la differenza di pensiero è proprio nei termini che riporti. Vorrei solo puntualizzare che questo “nonostante” è molto lontano dalla demonizzazione e dal rifiuto incondizionato, attribuiti alla Chiesa da una certa cultura contemporanea ossessionata (vedi sotto), perchè il lato omosessuale di una persona è solo un aspetto, uno dei tanti, e sicuramente non è il più importante nel quadro di una valutazione globale.
E infatti, se se vogliamo assumere come vincolante quel che ha detto JKR, proprio per questo credo che Silente potrebbe benissimo essere un valido e positivo esempio in tal senso, la cui omosessualità non cancella le sue molte qualità eccellenti.
#12
Eh sì, Nihil, l’ossessione per tutto ciò che odora di erotismo è una patologia del “mondo” contemporaneo, che l’attribuisce alla Chiesa in una specie di transfert. La demonizzazione e la crudeltà verso le persone omosessuali non sono proprie del cristianesimo, ma piuttosto erano e sono parte integrante di una certa mentalità mondana e “laica” che ha semplicemente fatto il salto della quaglia, dal conformismo machista di ieri al politicamente corretto di oggi, e chissà che ci riserva il domani.
Comunque, anche per Patroclo e Achille il discorso si ripresenta uguale. Leggendo da bambino l’Iliade, io – ingenuità infantile? – non avevo assolutamente colto sfumature omofile nell’amicizia tra i due. Ma naturalmente c’è tutto un meta-testo di tomi di letteratura greca che c’insegnano come l’omosessualità fosse pratica comune a quel tempo e ufficiosamente accettata (maschile, però, perchè aveva connotati abbastanza misogini, ed era accettata anche la pederastia del maestro verso l’allievo).
E allora, riecco il problema testo-e-metatesto: l’Achille e il Patroclo dell’Iliade sono amici o amanti?
9 marzo 2008 at 11:28
Claudio, come richiesto, espando e chiarisco (spero ;-).
La magia gnostica riprende l’antica illusione “sapere è potere”, nella convinzione che la conoscenza e l’adesione a verità esoteriche, negate ai più, dia un livello di coscienza e di potere superiore a quello dell’uomo normale. I poteri così raggiunti possono anche avere applicazioni pratiche, anche se questa forma disprezza come ingenui i riti e le cerimonie della magia operazionale.
La magia della vita cerca il raggiungimento dell’immortalità, direttamente vincendo la morte o indirettamente controllando le proprie presunte reincarnazioni. E’ spesso incentrata sul controllo delle proprie energie, in particolare quella sessuale.
La magia evocativa si occupa dell’evocazione di trapassati, angeli, demoni, divinità, entità varie. A volte per ottenerne informazioni e servigi, a volte per l’esperienza in sé.
La classificazione potrebbe essere più ampia e dettagliata, ma bisogna saper tracciare un limite tra necessità intellettuali e curiosità pruriginose: è sufficiente fermarsi qui.
Sicuramente la sequenza di attivazione dei controlli della lavatrice appare alla mia amica violoncellista né più né meno come i riti scaramantici e magici di certe donne del paese materno. Sicuramente l’approccio di molti guidatori al controllo dell’aria, nelle automobili di vent’anni fa, era apotropaico. Sicuramente molte superstizioni contadine codificano in forma magica pratiche altrimenti difficili da comprendere per chi non è versato in fisiologia vegetale ed animale o portato all’osservazione.
Ma questi paralleli tra tecnica e magia operazionale sono superficiali ed innocui.
Non è invece difficile verficare la presenza, se non di riferimenti espliciti e consapevoli, di atteggiamenti magici dei tre tipi sopra descritti nel pensiero e nel meta-pensiero tecnico-scientifico (medicina, psicologia, psicanalisi, biologia, fisica, chimica, elettronica, informatica, telecomunicazioni, produzione di energia, trasporti, etc…). I progressi genetici, ad esempio, sono utili e preziosi se li si usa per gestire e servire la natura, non per asservirla e dominarla a piacimento. L’idea che ciò che è possibile vada messo comunque in pratica, e le conseguenze si gestiranno, è un atteggiamento da mago, non solo da mago cattivo, ma da cattivo mago. Idem dicasi per l’esaltazione nello sviluppo ed uso di armi sempre più potenti, avanzate, e “intelligenti”, o nell’evocazione o manipolazione di fonti di energia sempre più elevata.
Ma questi sono solo i fenomeni più eclatanti. L’atteggiamento magico è presente in forme più sottili, per esempio in certi sviluppi di applicazioni software di rete, o in certi studi di Intelligenza Artificiale.
In alcuni casi, si va oltre il semplice “atteggiamento magico”: scienziati di perfetta fede materialista, che pubblicano su riviste internazionali, e frequentano sedute spiritiche, nella convinzione di evocare fenomeni perfettamente compatibili con la scienza “ufficiale”, ma riservati solo alle menti “più avanzate”.
Non è sorprendente, anzi è una conferma, notare come persino le reazioni agli eccessi tecnici si inscrivono negli stessi atteggiamenti magici. E che anche il pensiero filosofico degli ultimi duecento anni, tanto influenzato dai progressi scientifici, è attraversato da temi magici, anche in autori “insospettabili”.
Spero sia sufficiente a chiarire, difficile espandere oltre in questa sede.
9 marzo 2008 at 11:28
Claudio, come richiesto, espando e chiarisco (spero ;-).
La magia gnostica riprende l’antica illusione “sapere è potere”, nella convinzione che la conoscenza e l’adesione a verità esoteriche, negate ai più, dia un livello di coscienza e di potere superiore a quello dell’uomo normale. I poteri così raggiunti possono anche avere applicazioni pratiche, anche se questa forma disprezza come ingenui i riti e le cerimonie della magia operazionale.
La magia della vita cerca il raggiungimento dell’immortalità, direttamente vincendo la morte o indirettamente controllando le proprie presunte reincarnazioni. E’ spesso incentrata sul controllo delle proprie energie, in particolare quella sessuale.
La magia evocativa si occupa dell’evocazione di trapassati, angeli, demoni, divinità, entità varie. A volte per ottenerne informazioni e servigi, a volte per l’esperienza in sé.
La classificazione potrebbe essere più ampia e dettagliata, ma bisogna saper tracciare un limite tra necessità intellettuali e curiosità pruriginose: è sufficiente fermarsi qui.
Sicuramente la sequenza di attivazione dei controlli della lavatrice appare alla mia amica violoncellista né più né meno come i riti scaramantici e magici di certe donne del paese materno. Sicuramente l’approccio di molti guidatori al controllo dell’aria, nelle automobili di vent’anni fa, era apotropaico. Sicuramente molte superstizioni contadine codificano in forma magica pratiche altrimenti difficili da comprendere per chi non è versato in fisiologia vegetale ed animale o portato all’osservazione.
Ma questi paralleli tra tecnica e magia operazionale sono superficiali ed innocui.
Non è invece difficile verficare la presenza, se non di riferimenti espliciti e consapevoli, di atteggiamenti magici dei tre tipi sopra descritti nel pensiero e nel meta-pensiero tecnico-scientifico (medicina, psicologia, psicanalisi, biologia, fisica, chimica, elettronica, informatica, telecomunicazioni, produzione di energia, trasporti, etc…). I progressi genetici, ad esempio, sono utili e preziosi se li si usa per gestire e servire la natura, non per asservirla e dominarla a piacimento. L’idea che ciò che è possibile vada messo comunque in pratica, e le conseguenze si gestiranno, è un atteggiamento da mago, non solo da mago cattivo, ma da cattivo mago. Idem dicasi per l’esaltazione nello sviluppo ed uso di armi sempre più potenti, avanzate, e “intelligenti”, o nell’evocazione o manipolazione di fonti di energia sempre più elevata.
Ma questi sono solo i fenomeni più eclatanti. L’atteggiamento magico è presente in forme più sottili, per esempio in certi sviluppi di applicazioni software di rete, o in certi studi di Intelligenza Artificiale.
In alcuni casi, si va oltre il semplice “atteggiamento magico”: scienziati di perfetta fede materialista, che pubblicano su riviste internazionali, e frequentano sedute spiritiche, nella convinzione di evocare fenomeni perfettamente compatibili con la scienza “ufficiale”, ma riservati solo alle menti “più avanzate”.
Non è sorprendente, anzi è una conferma, notare come persino le reazioni agli eccessi tecnici si inscrivono negli stessi atteggiamenti magici. E che anche il pensiero filosofico degli ultimi duecento anni, tanto influenzato dai progressi scientifici, è attraversato da temi magici, anche in autori “insospettabili”.
Spero sia sufficiente a chiarire, difficile espandere oltre in questa sede.
9 marzo 2008 at 11:33
Su Achille e Patroclo.
Ma siamo sicuri di non prendere un grosso abbaglio quando leggiamo i rapporti tra uomini nel mondo greco e la pederastia greca con gli occhi post-moderni?
L’eros greco aveva molte più sfumature rispetto all’appiattimento sensoriale e genitale di oggi.
Comportamenti che qualche divulgatore ci presenta come normali all’epoca, erano in realtà ritenuti eccessi decadenti, come mostra Aristofane che li mette pesantemente alla berlina nelle “Nuvole”.
9 marzo 2008 at 11:33
Su Achille e Patroclo.
Ma siamo sicuri di non prendere un grosso abbaglio quando leggiamo i rapporti tra uomini nel mondo greco e la pederastia greca con gli occhi post-moderni?
L’eros greco aveva molte più sfumature rispetto all’appiattimento sensoriale e genitale di oggi.
Comportamenti che qualche divulgatore ci presenta come normali all’epoca, erano in realtà ritenuti eccessi decadenti, come mostra Aristofane che li mette pesantemente alla berlina nelle “Nuvole”.
9 marzo 2008 at 15:02
Caro Claudio, le tue esegesi sono sempre molto ricche di spunti. Ne estraggo uno in particolare:
“Non ditemi che sono libri gnostici. Se dite così, vuol dire che questi libri o non li avete letti […]”
Forse il mio “problema” con HP è appunto che ho solo visto i film. Ma comunque sia, da quel che conosco in materia credo di poter individuare un nucleo potteriano gnosticheggiante che va al di là della dicotomia magia bianca/magia nera.
Mi riferisco, come forse sai già, al tema della predestinazione. Nel mondo ideato dalla Rowling – o, meglio, nel pezzo di quel mondo che traspare dallo schermo cinematografico – lo iato “natale” tra maghi e babbani è incolmabile e irreversibile.
Quindi lo gnosticismo implicito nell’estetica (e nell’etica!) potteriana si situa a monte del “buon utilizzo di uno strumento neutro”, divenendo un carattere implicito nell’esclusività di certe doti, letteralmente sovrumane.
Ai personaggi baciati dalla superiorità innata, infatti, si aprono due alternative: raccontare balle alla stragrande maggioranza dei “babbani” di turno, inventandosi dei culti (para)religiosi totalmente funzionali ad una cinica promessa di potere o di trascendenza, oppure combattere l’oscurantismo dei propri simili “deviati” predicando un abbraccio cosmico e spiritualmente soggettivo, offrendo quindi agli inetti un paternalismo “morbido” in luogo di quello riottoso e vendicativo propugnato dai malvagi. Ma si rimane comunque alla mercè di un’aristocrazia iniziatica sotto il cui potentato i figuranti – condannati all’immanenza o, negli scenari più ottimistici, alla reincarnazione – agiscono come pedine di un Potere “cieco”, non di una Grazia redentrice. Quest’ultimo punto emerge dall’assenza di un Dio personale, come tu fai giustamente
notare.
Insomma, per me HP si muove più nel solco del Fantasy postmoderno che in quello della mitologia neoclassica tolkieniana. Abbi pietà delle mie eresie, eh! 😉
Ismael
9 marzo 2008 at 15:02
Caro Claudio, le tue esegesi sono sempre molto ricche di spunti. Ne estraggo uno in particolare:
“Non ditemi che sono libri gnostici. Se dite così, vuol dire che questi libri o non li avete letti […]”
Forse il mio “problema” con HP è appunto che ho solo visto i film. Ma comunque sia, da quel che conosco in materia credo di poter individuare un nucleo potteriano gnosticheggiante che va al di là della dicotomia magia bianca/magia nera.
Mi riferisco, come forse sai già, al tema della predestinazione. Nel mondo ideato dalla Rowling – o, meglio, nel pezzo di quel mondo che traspare dallo schermo cinematografico – lo iato “natale” tra maghi e babbani è incolmabile e irreversibile.
Quindi lo gnosticismo implicito nell’estetica (e nell’etica!) potteriana si situa a monte del “buon utilizzo di uno strumento neutro”, divenendo un carattere implicito nell’esclusività di certe doti, letteralmente sovrumane.
Ai personaggi baciati dalla superiorità innata, infatti, si aprono due alternative: raccontare balle alla stragrande maggioranza dei “babbani” di turno, inventandosi dei culti (para)religiosi totalmente funzionali ad una cinica promessa di potere o di trascendenza, oppure combattere l’oscurantismo dei propri simili “deviati” predicando un abbraccio cosmico e spiritualmente soggettivo, offrendo quindi agli inetti un paternalismo “morbido” in luogo di quello riottoso e vendicativo propugnato dai malvagi. Ma si rimane comunque alla mercè di un’aristocrazia iniziatica sotto il cui potentato i figuranti – condannati all’immanenza o, negli scenari più ottimistici, alla reincarnazione – agiscono come pedine di un Potere “cieco”, non di una Grazia redentrice. Quest’ultimo punto emerge dall’assenza di un Dio personale, come tu fai giustamente
notare.
Insomma, per me HP si muove più nel solco del Fantasy postmoderno che in quello della mitologia neoclassica tolkieniana. Abbi pietà delle mie eresie, eh! 😉
Ismael
11 marzo 2008 at 19:31
#14
Capisco meglio, grazie mille per l’analisi estremamente interessante.
Mi viene in mente quanto descritto da Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, nella sua autobiografia. Conan Doyle era un fervente frequentatore di sedute spiritiche (scrisse anche una monumentale “Storia dello spiritismo”), e credeva che lo spiritismo sarebbe stata la prossima grande religione dell’occidente. Nel suo libro testimonia come la frequentazione di sedute medianiche fosse quasi una moda in certi ambienti “alti” e colti, anche tra i mammasantissima della scienza dell’epoca.
Insomma, la scienza moderna è imparentata con la magia (ma anche con la religione) assai più di quanto comunemente si creda.
Forse il Mago Materialista di Berlicche non solo non è lontano, ma è già qui.
#15
Certo che siamo sicuri, almeno io lo sono: ogni volta che leggo Grillini o chi per lui elogiare i bei tempi andati della Grecia antica, non so se ridere o piangere.
#16
Caro Ismael, grazie per aver posto molte questioni interessanti.
Quanto al tema della predestinazione, è vero che la separazione tra maghi e babbani è incolmabile. L’esistenza di una società magica, separata dalla nostra, è un presupposto narrativo necessario ai fini della storia. Mi pare però che JKR – nei libri risalta molto più chiaramente che nei film, te l’assicuro – abbia disinnescato ogni possibile interpretazione “razzistica” o anche solo “esoterica”, insistendo sulla tematica della pari dignità tra Pureblood e Muggleborn, cioè maghi figli di altri maghi o di babbani. L’esclusività dei poteri magici vale per l’individuo, ma non per la stirpe, perchè ben può darsi che maghi eccezionali (come Hermione) nascano da famiglie babbane, o anche che individui privi di poteri magici nascano da famiglie magiche.
Nel settimo libro appare poi chiaro il contrasto tra i cattivi, che vogliono schiacciare i babbani e i maghi nemici, e i buoni, che vogliono proteggere anche i babbani dalla malvagità di Voldemort. Anche dall’inizio del sesto libro – non ti spoilero, se non hai visto i film, ma c’è un personaggio babbano abbastanza rilevante che una volta tanto è protagonista – appare chiaro che i maghi, perlomeno quelli “buoni”, non sono interessati a paternalismi morbidi o che sia, ma vogliono solo vivere in pace, protetti dal loro Statuto Internazionale di Segretezza Magica.
Così come anche l’assenza di un Dio personale mi pare un presupposto necessario ai fini della presentazione narrativa dell’esercizio buono della magia. Mutatis mutandis, mi pare (correggimi se sbaglio) che anche Tolkien dicesse da qualche parte che non poteva e non doveva inserire Cristo nel suo opus, pena l’attenuazione della linea divisoria tra creazione e sub-creazione.
Che poi HP sia più fantasy postmoderno che neoclassicismo tolkieniano, concordo abbastanza (direi “moderno” più che “postmoderno” – postmoderno per me è semmai il consapevole vorticoso citazionismo della Torre Nera di Stephen King – ma queste sono sfumature), ma questo non mi pare un handicap insuperabile.
11 marzo 2008 at 19:31
#14
Capisco meglio, grazie mille per l’analisi estremamente interessante.
Mi viene in mente quanto descritto da Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, nella sua autobiografia. Conan Doyle era un fervente frequentatore di sedute spiritiche (scrisse anche una monumentale “Storia dello spiritismo”), e credeva che lo spiritismo sarebbe stata la prossima grande religione dell’occidente. Nel suo libro testimonia come la frequentazione di sedute medianiche fosse quasi una moda in certi ambienti “alti” e colti, anche tra i mammasantissima della scienza dell’epoca.
Insomma, la scienza moderna è imparentata con la magia (ma anche con la religione) assai più di quanto comunemente si creda.
Forse il Mago Materialista di Berlicche non solo non è lontano, ma è già qui.
#15
Certo che siamo sicuri, almeno io lo sono: ogni volta che leggo Grillini o chi per lui elogiare i bei tempi andati della Grecia antica, non so se ridere o piangere.
#16
Caro Ismael, grazie per aver posto molte questioni interessanti.
Quanto al tema della predestinazione, è vero che la separazione tra maghi e babbani è incolmabile. L’esistenza di una società magica, separata dalla nostra, è un presupposto narrativo necessario ai fini della storia. Mi pare però che JKR – nei libri risalta molto più chiaramente che nei film, te l’assicuro – abbia disinnescato ogni possibile interpretazione “razzistica” o anche solo “esoterica”, insistendo sulla tematica della pari dignità tra Pureblood e Muggleborn, cioè maghi figli di altri maghi o di babbani. L’esclusività dei poteri magici vale per l’individuo, ma non per la stirpe, perchè ben può darsi che maghi eccezionali (come Hermione) nascano da famiglie babbane, o anche che individui privi di poteri magici nascano da famiglie magiche.
Nel settimo libro appare poi chiaro il contrasto tra i cattivi, che vogliono schiacciare i babbani e i maghi nemici, e i buoni, che vogliono proteggere anche i babbani dalla malvagità di Voldemort. Anche dall’inizio del sesto libro – non ti spoilero, se non hai visto i film, ma c’è un personaggio babbano abbastanza rilevante che una volta tanto è protagonista – appare chiaro che i maghi, perlomeno quelli “buoni”, non sono interessati a paternalismi morbidi o che sia, ma vogliono solo vivere in pace, protetti dal loro Statuto Internazionale di Segretezza Magica.
Così come anche l’assenza di un Dio personale mi pare un presupposto necessario ai fini della presentazione narrativa dell’esercizio buono della magia. Mutatis mutandis, mi pare (correggimi se sbaglio) che anche Tolkien dicesse da qualche parte che non poteva e non doveva inserire Cristo nel suo opus, pena l’attenuazione della linea divisoria tra creazione e sub-creazione.
Che poi HP sia più fantasy postmoderno che neoclassicismo tolkieniano, concordo abbastanza (direi “moderno” più che “postmoderno” – postmoderno per me è semmai il consapevole vorticoso citazionismo della Torre Nera di Stephen King – ma queste sono sfumature), ma questo non mi pare un handicap insuperabile.
12 marzo 2008 at 21:59
In molta fantasy attuale si tende prescindere dall’esplicitazione religiosa dei personaggi e, in particolare, cristiana. Quando va bene c’è una sorta di “presupposizione”, come valori cristiani latenti ma – più che nell’identità concreta dei personaggi – questo accade nella “mente” dei lettori o dell’autore; nella sub-creazione letteraria, sembra agire omeopaticamente nei casi migliori, ma rimanendo comunque a livello di “cristianesimo anonimo” (mi si perdoni l’orrorosa definizione): Tolkien ne è l’esempio paradigmatico (Lewis è caso a parte, dove la corrispondenza è stata detta “troppo” trasparente).
Resta sempre difficile creare un personaggio “cristiano” e allora, più che presupporlo, si preferisce rimuovere la problematica, perché troppa esplicitazione distruggerebbe (ma anche l’ “anonimo”, a lungo andare, “anonimizza”).
Così, tanto per restare sull’inarrivabile JRRT, col suo Silmarillion lui ci ha esibito una Bibbia della sub-creazione, ma sintomaticamente priva del libro del Levitico. Lui che ne sarebbe stato capace, si è invece rifugiato in una sorta di (peraltro lodevolissima) “arcani disciplina”; una scelta che ci fa stare, purtroppo, più dal lato di Samvise che da quello di Faramir.
luigipuddu
12 marzo 2008 at 21:59
In molta fantasy attuale si tende prescindere dall’esplicitazione religiosa dei personaggi e, in particolare, cristiana. Quando va bene c’è una sorta di “presupposizione”, come valori cristiani latenti ma – più che nell’identità concreta dei personaggi – questo accade nella “mente” dei lettori o dell’autore; nella sub-creazione letteraria, sembra agire omeopaticamente nei casi migliori, ma rimanendo comunque a livello di “cristianesimo anonimo” (mi si perdoni l’orrorosa definizione): Tolkien ne è l’esempio paradigmatico (Lewis è caso a parte, dove la corrispondenza è stata detta “troppo” trasparente).
Resta sempre difficile creare un personaggio “cristiano” e allora, più che presupporlo, si preferisce rimuovere la problematica, perché troppa esplicitazione distruggerebbe (ma anche l’ “anonimo”, a lungo andare, “anonimizza”).
Così, tanto per restare sull’inarrivabile JRRT, col suo Silmarillion lui ci ha esibito una Bibbia della sub-creazione, ma sintomaticamente priva del libro del Levitico. Lui che ne sarebbe stato capace, si è invece rifugiato in una sorta di (peraltro lodevolissima) “arcani disciplina”; una scelta che ci fa stare, purtroppo, più dal lato di Samvise che da quello di Faramir.
luigipuddu
13 marzo 2008 at 20:42
#18
Caro Luigipuddu,
Il rapporto tra fantasy e cristianesimo è sempre in sè problematico: il fantasy è per definizione la storia di un “altrove”, di un mondo con alcune regole diverse dalle nostre, mentre il cristianesimo è l’ingresso di Dio in questo mondo. Perciò, se si sceglie di portare narrativamente il cristianesimo nel mondo altro descritto dalla storia fantasy, si affrontano – o non si affrontano, li si lascia “sotto il tappeto” – questioni del tutto peculiari.
Lewis ha risolto il problema nel modo forse migliore, perchè nelle Cronache di Narnia parla esplicitamente (in modo appena velato dal contesto fiabesco) di un’incarnazione parallela di Cristo, in un’altra creazione parallela alla nostra: il che è, a mio parere, perfettamente plausibile, e fa strame della stupida accusa di antropocentrismo che i tardo-galileiani continuano a fare alla chiesaoscurantistacriminaleinquisizioneecceterarotfl.
Anche Stephen King, nella sua saga western-horror-fantasy della Torre Nera, parla di “mondi oltre a questo”. Il disegno kinghiano è – pur non privo d’incoerenze – eccezionale, forse perfino più di quello del suo ispiratore JRRT, perchè King parla esplicitamente di sub-creazione (s’inserisce lui stesso nel libro come uno dei personaggi). Dio crea i mondi secondari servendosi come tramite degli scrittori, e i mondi sub-creati risentono del “medium”: perciò è accettabile che nel mondo altro della Torre, in cui si arranca il pistolero Roland e da cui i protagonisti entrano ed escono per il “nostro” mondo, sia presente il culto dell’Uomo-Gesù e possa operare ecclesialmente un ramingo prete cattolico come Padre Callahan.
Poi, magari un giorno finirò di scrivere il romanzo fantasy che ho nel cassetto, e parleremo anche di quello… 😉
13 marzo 2008 at 20:42
#18
Caro Luigipuddu,
Il rapporto tra fantasy e cristianesimo è sempre in sè problematico: il fantasy è per definizione la storia di un “altrove”, di un mondo con alcune regole diverse dalle nostre, mentre il cristianesimo è l’ingresso di Dio in questo mondo. Perciò, se si sceglie di portare narrativamente il cristianesimo nel mondo altro descritto dalla storia fantasy, si affrontano – o non si affrontano, li si lascia “sotto il tappeto” – questioni del tutto peculiari.
Lewis ha risolto il problema nel modo forse migliore, perchè nelle Cronache di Narnia parla esplicitamente (in modo appena velato dal contesto fiabesco) di un’incarnazione parallela di Cristo, in un’altra creazione parallela alla nostra: il che è, a mio parere, perfettamente plausibile, e fa strame della stupida accusa di antropocentrismo che i tardo-galileiani continuano a fare alla chiesaoscurantistacriminaleinquisizioneecceterarotfl.
Anche Stephen King, nella sua saga western-horror-fantasy della Torre Nera, parla di “mondi oltre a questo”. Il disegno kinghiano è – pur non privo d’incoerenze – eccezionale, forse perfino più di quello del suo ispiratore JRRT, perchè King parla esplicitamente di sub-creazione (s’inserisce lui stesso nel libro come uno dei personaggi). Dio crea i mondi secondari servendosi come tramite degli scrittori, e i mondi sub-creati risentono del “medium”: perciò è accettabile che nel mondo altro della Torre, in cui si arranca il pistolero Roland e da cui i protagonisti entrano ed escono per il “nostro” mondo, sia presente il culto dell’Uomo-Gesù e possa operare ecclesialmente un ramingo prete cattolico come Padre Callahan.
Poi, magari un giorno finirò di scrivere il romanzo fantasy che ho nel cassetto, e parleremo anche di quello… 😉
14 marzo 2008 at 19:12
Grazie della segnalazione.
Coltiva la tua vena letteraria e non temere di inserirti nel filone tolkieniano, visto che sei autorizzato … : cfr. la lettera di Tolkien a M. Waldman, 1951: “… Avevo n mente di creare un corpo di leggende più o meno interconnesse tra di loro … I suoi cicli sarebbero stati collegati in un insieme grandioso E TUTTAVIA AVREBBERO LASCIATO CAMPO LIBERO AFFINCHÉ ALTRE MENTI E ALTRE MANI VI POTESSERO AGGIUNGERE COLORI E MUSICA E DRAMMATIZZAZIONI …” (da V. Flieger “Schegge di luce. Logos e linguaggio nel mondo di Tolkien” Marietti 1820, p. 15).
Leggerò tutto con piacere, sperando che tu non dimentichi il Levitico!
luigipuddu
p.s. Gandalf dice a Frodo, a proposito dell’Anello “Non mi tentare”, Silente invece …
14 marzo 2008 at 19:12
Grazie della segnalazione.
Coltiva la tua vena letteraria e non temere di inserirti nel filone tolkieniano, visto che sei autorizzato … : cfr. la lettera di Tolkien a M. Waldman, 1951: “… Avevo n mente di creare un corpo di leggende più o meno interconnesse tra di loro … I suoi cicli sarebbero stati collegati in un insieme grandioso E TUTTAVIA AVREBBERO LASCIATO CAMPO LIBERO AFFINCHÉ ALTRE MENTI E ALTRE MANI VI POTESSERO AGGIUNGERE COLORI E MUSICA E DRAMMATIZZAZIONI …” (da V. Flieger “Schegge di luce. Logos e linguaggio nel mondo di Tolkien” Marietti 1820, p. 15).
Leggerò tutto con piacere, sperando che tu non dimentichi il Levitico!
luigipuddu
p.s. Gandalf dice a Frodo, a proposito dell’Anello “Non mi tentare”, Silente invece …
15 marzo 2008 at 23:30
http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=676&id_n=504&Pagina=43
15 marzo 2008 at 23:30
http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=676&id_n=504&Pagina=43
17 marzo 2008 at 10:27
Del nostro Harry ho solamente visto le prime due pellicole e giocato a suo tempo con i corrispondenti videogiochi (potrei seguire l’esempio di Harry e diventare adulto… a trent’anni potrebbe essere una buona idea).
Quindi mai letto una pagina.
Nonostante ciò ho praticamente divorato questo tuo post come gli altri sullo stesso argomento.
Complimenti.
A proposito del diventare adulti: ho aperto finalmente un mio blog tematico, cogliendo il tuo invito di qualche tempo fa (non so se ricordi); ho dedicato a questo argomento il mio primo post e ho citato parte del tuo testo, anche come modesto omaggio nei tuoi confronti.
Se non ne hai piacere sono comunque pronto a cancellare quella parte…
Vediamo come andrà.
Ciao e buona giornata!
Andrea Pontalti
17 marzo 2008 at 10:27
Del nostro Harry ho solamente visto le prime due pellicole e giocato a suo tempo con i corrispondenti videogiochi (potrei seguire l’esempio di Harry e diventare adulto… a trent’anni potrebbe essere una buona idea).
Quindi mai letto una pagina.
Nonostante ciò ho praticamente divorato questo tuo post come gli altri sullo stesso argomento.
Complimenti.
A proposito del diventare adulti: ho aperto finalmente un mio blog tematico, cogliendo il tuo invito di qualche tempo fa (non so se ricordi); ho dedicato a questo argomento il mio primo post e ho citato parte del tuo testo, anche come modesto omaggio nei tuoi confronti.
Se non ne hai piacere sono comunque pronto a cancellare quella parte…
Vediamo come andrà.
Ciao e buona giornata!
Andrea Pontalti
18 marzo 2008 at 19:14
#20
Eh, con calma! Di biblico io ho innanzitutto i tempi di scrittura!
#21
Grazie dell’interessante segnalazione, ho letto con molta attenzione. Tolkien non è il nonno di Harry Potter, certo, non ha senso accostare due letterature così diverse. Ma entrambe positive, entrambe valide e bellissime: giuro.
#22
Gulp. L’omaggio mi fa arrossire, ma ne ho piacere. Grazie.
18 marzo 2008 at 19:14
#20
Eh, con calma! Di biblico io ho innanzitutto i tempi di scrittura!
#21
Grazie dell’interessante segnalazione, ho letto con molta attenzione. Tolkien non è il nonno di Harry Potter, certo, non ha senso accostare due letterature così diverse. Ma entrambe positive, entrambe valide e bellissime: giuro.
#22
Gulp. L’omaggio mi fa arrossire, ma ne ho piacere. Grazie.
25 marzo 2008 at 18:28
Vedo con colpevole ritardo…
“Dio personale”: Sono d’accordo sul ragionamento, non sono tanto d’accordo che il mondo di HP manchi di un Dio personale. Non è semplicemente esplicitato. A mio parere la magia di HP può essere neutra perchè è una tecnica, come altri hanno fatto notare. E’ cioè uno strumento da dominare che di per sè non comporta un giudizio sul reale, come invece fa certa magia contemporanea.
Per citare quel Clarke recentemente scomparso: “Una scienza abbastanza avanzata è indistinguibile dalla magia”.
Apprezzo la citazione di Fushigi no Umi no Nadia…
Gli Horcrux, anche nel simbolo, sono una citazione abbastanza trasparente di certa massoneria. Hai pienamente ragione quando parli di antignosticismo.
A salvare i ragazzi dal girare in tondo nella foresta è proprio quell’Always…l’amore, in fondo.
Sulla metastoria, di tutti gli pseudo-HP apocrifi che giravano e girano sulla rete non ce n’è uno che valga due lire. Perchè la Rowling ha la licenza di cambiare il suo mondo; gli altri lo riutilizzano. Per usare un paragone presi dagli anime, le puntate di Naruto che non fanno parte dell’arco narrativo della serie principale ma sono fatte per “passare il tempo” sono delle porcate incredibili, perchè non possono portare niente di nuovo.
Chiunque poteva scrivere una fanfiction con Silente omosessuale; solo la Rowling può farlo ed essere credibile.
Mi hai riportato in mente quell’articolo che stavo scrivendo sui rapporti tra gli scrittori fantasy anglosassoni (Tolkien, Lewis, Rowling) e le saghe arturiane di sui forse ti avevo parlato…forse un giorno lo finirò!
25 marzo 2008 at 18:28
Vedo con colpevole ritardo…
“Dio personale”: Sono d’accordo sul ragionamento, non sono tanto d’accordo che il mondo di HP manchi di un Dio personale. Non è semplicemente esplicitato. A mio parere la magia di HP può essere neutra perchè è una tecnica, come altri hanno fatto notare. E’ cioè uno strumento da dominare che di per sè non comporta un giudizio sul reale, come invece fa certa magia contemporanea.
Per citare quel Clarke recentemente scomparso: “Una scienza abbastanza avanzata è indistinguibile dalla magia”.
Apprezzo la citazione di Fushigi no Umi no Nadia…
Gli Horcrux, anche nel simbolo, sono una citazione abbastanza trasparente di certa massoneria. Hai pienamente ragione quando parli di antignosticismo.
A salvare i ragazzi dal girare in tondo nella foresta è proprio quell’Always…l’amore, in fondo.
Sulla metastoria, di tutti gli pseudo-HP apocrifi che giravano e girano sulla rete non ce n’è uno che valga due lire. Perchè la Rowling ha la licenza di cambiare il suo mondo; gli altri lo riutilizzano. Per usare un paragone presi dagli anime, le puntate di Naruto che non fanno parte dell’arco narrativo della serie principale ma sono fatte per “passare il tempo” sono delle porcate incredibili, perchè non possono portare niente di nuovo.
Chiunque poteva scrivere una fanfiction con Silente omosessuale; solo la Rowling può farlo ed essere credibile.
Mi hai riportato in mente quell’articolo che stavo scrivendo sui rapporti tra gli scrittori fantasy anglosassoni (Tolkien, Lewis, Rowling) e le saghe arturiane di sui forse ti avevo parlato…forse un giorno lo finirò!
27 marzo 2008 at 00:16
questo lo vorrei tanto loggere, ma poiché sono ancora ferma al primo volume e mi mancano altri testi fondamentali che non ti dico sennò ti faccio venire i capelli bianchi con ventenni di anticipo… ti prego non chiudere il blog e non sottrarre nulla per i prossimi dieci anni!!!!!
Un giorno tornerò da te e ti ri-chiederò e ri-sottoprrò tutti i commenti che ora posso solo immaginare estrapolando da quello che scrivi…(tra l’altro sempre meravigliosamente bene devo dire..)
27 marzo 2008 at 00:16
questo lo vorrei tanto loggere, ma poiché sono ancora ferma al primo volume e mi mancano altri testi fondamentali che non ti dico sennò ti faccio venire i capelli bianchi con ventenni di anticipo… ti prego non chiudere il blog e non sottrarre nulla per i prossimi dieci anni!!!!!
Un giorno tornerò da te e ti ri-chiederò e ri-sottoprrò tutti i commenti che ora posso solo immaginare estrapolando da quello che scrivi…(tra l’altro sempre meravigliosamente bene devo dire..)
28 marzo 2008 at 11:30
@berlicche
Anch’io penso che nei contratti dei mutui sub-prime e relativi prodotti derivati non manchi un Dio personale. Non è semplicemente esplicitato. 😉
Scusa non ho resistito alla battuta… ma veniamo al punto.
Che la tecnica sia neutra come suggerisci non è vero. Le tecniche di manipolazione degli embrioni umani, per dire, non sempre lo sono.
Che la magia sia semplice tecnica poi non è vero, perché è un atteggiamento e una visione del mondo, come mi pare dicesse anche qualche commento sopra.
Infatti l’umanità in HP finisce divisa in maghi e babbani. Sia che si disprezzi i babbani che li si ami, comunque è una divisione meno neutra di quella, per dire, tra chi è un elettricista e chi non lo è.
gas60
28 marzo 2008 at 11:30
@berlicche
Anch’io penso che nei contratti dei mutui sub-prime e relativi prodotti derivati non manchi un Dio personale. Non è semplicemente esplicitato. 😉
Scusa non ho resistito alla battuta… ma veniamo al punto.
Che la tecnica sia neutra come suggerisci non è vero. Le tecniche di manipolazione degli embrioni umani, per dire, non sempre lo sono.
Che la magia sia semplice tecnica poi non è vero, perché è un atteggiamento e una visione del mondo, come mi pare dicesse anche qualche commento sopra.
Infatti l’umanità in HP finisce divisa in maghi e babbani. Sia che si disprezzi i babbani che li si ami, comunque è una divisione meno neutra di quella, per dire, tra chi è un elettricista e chi non lo è.
gas60
29 marzo 2008 at 10:34
#24
E forse io un giorno finirò il post su “Nadia”… e quello su Neon Genesis Evangelion, e su Full Metal Alchemist, e su Battlestar Galactica, e su Heroes, e su…
Vagliate tutto e trattenete il valore.
#25
Sbrigatiiii!!!!!
#26
No, il Dio personale non c’è proprio. Nella tecnofinanza strutturata c’è solo il dio di Leibniz, la monade delle monadi che serve solo come rete di raccordo per le monadi incomunicanti…
Non ricordo se ho detto che la tecnica in sè è neutra. Sicuramente la bontà o malvagità dell’uso tecnico dipende dalla visione del mondo che c’è dietro, infatti oggi molta tecnica è “cattiva” perchè ha una visione del mondo guasta.
La divisione tra maghi e babbani in HP è necessaria ai fini narrativi della storia, non poteva non esserci, e comunque la Rowling ha disinnescato qualunque spunto razzistico. No, ripeto, nessun elitario gnosticismo.
29 marzo 2008 at 10:34
#24
E forse io un giorno finirò il post su “Nadia”… e quello su Neon Genesis Evangelion, e su Full Metal Alchemist, e su Battlestar Galactica, e su Heroes, e su…
Vagliate tutto e trattenete il valore.
#25
Sbrigatiiii!!!!!
#26
No, il Dio personale non c’è proprio. Nella tecnofinanza strutturata c’è solo il dio di Leibniz, la monade delle monadi che serve solo come rete di raccordo per le monadi incomunicanti…
Non ricordo se ho detto che la tecnica in sè è neutra. Sicuramente la bontà o malvagità dell’uso tecnico dipende dalla visione del mondo che c’è dietro, infatti oggi molta tecnica è “cattiva” perchè ha una visione del mondo guasta.
La divisione tra maghi e babbani in HP è necessaria ai fini narrativi della storia, non poteva non esserci, e comunque la Rowling ha disinnescato qualunque spunto razzistico. No, ripeto, nessun elitario gnosticismo.
30 marzo 2008 at 10:08
Claudio,
penso che gas60 parlasse a berlic, che sembra suggerire l’idea che la tecnica sia neutra.
Ma non sono d’accordo con te, e penso che l’esempio di gas60 sia sbagliato: non è una questione di neutralità morale. La tecnica non è neutra da nessun punto di vista: gnoseologico, filosofico, etc…
Che ci piaccia o no, ogni atto umano, anche il più insignificantee, influenza e cambia il soggetto che lo compie, modificandone l’atteggiamento verso il mondo.
Un esempio corretto nell’ambito citato da gas60 è quello della genetica e della biologia, la cui visione è cambiata radicalmente negli ultimi lustri. Il cambiamento è dovuto alla mentalità creata dalle tecnologie informatiche, che qualsiasi tecnologo spaccerebbe per neutre, e che invece inducono a visioni del mondo differenti. Visioni che possono essere giuste, ma che spesso sono fatte proprie acriticamente se non inconsapevolmente. Solo su questo ambito c’è suffciciente letteratura, ma per togleirsi ogni illusione sulla presunta neutralità di ogni tecnica basta il tanto citato (a sproposito) e troppo poco letto McLuhan.
30 marzo 2008 at 11:08
Claudio,
penso che gas60 parlasse a berlic, che sembra suggerire l’idea che la tecnica sia neutra.
Ma non sono d’accordo con te, e penso che l’esempio di gas60 sia sbagliato: non è una questione di neutralità morale. La tecnica non è neutra da nessun punto di vista: gnoseologico, filosofico, etc…
Che ci piaccia o no, ogni atto umano, anche il più insignificantee, influenza e cambia il soggetto che lo compie, modificandone l’atteggiamento verso il mondo.
Un esempio corretto nell’ambito citato da gas60 è quello della genetica e della biologia, la cui visione è cambiata radicalmente negli ultimi lustri. Il cambiamento è dovuto alla mentalità creata dalle tecnologie informatiche, che qualsiasi tecnologo spaccerebbe per neutre, e che invece inducono a visioni del mondo differenti. Visioni che possono essere giuste, ma che spesso sono fatte proprie acriticamente se non inconsapevolmente. Solo su questo ambito c’è suffciciente letteratura, ma per togleirsi ogni illusione sulla presunta neutralità di ogni tecnica basta il tanto citato (a sproposito) e troppo poco letto McLuhan.
31 marzo 2008 at 14:04
Mmmmh…credo di essere stato frainteso. La tecnica è creare ed usare strumenti; è l’uso che se ne fa che non è neutro.
Un ombrello lo puoi usare per ripararti dalla pioggia o cavare un occhio, un coltello serve pure per tagliare il pane oltre che le persone. Anche le tecniche biologiche di per sè non implicano un giudizio sull’esistenza di Dio (era di questo che parlavo, usando il termine neutralità): distinguiamo il mezzo dal fine. E’ la volontà di chi manipola che manipola, non è la pipetta che si muove da sola. Con MacLuhan non sono poi così d’accordo, ma devo ammettere che ne ho letto troppo poco.
La magia può fare la maledizione cruciatus e aggiustare un paio d’occhiali. E’ la volontà della persona che tiene distinta i due.
Ricordate? “Perchè la maledizione funzioni, devi volerlo.”
31 marzo 2008 at 15:04
Mmmmh…credo di essere stato frainteso. La tecnica è creare ed usare strumenti; è l’uso che se ne fa che non è neutro.
Un ombrello lo puoi usare per ripararti dalla pioggia o cavare un occhio, un coltello serve pure per tagliare il pane oltre che le persone. Anche le tecniche biologiche di per sè non implicano un giudizio sull’esistenza di Dio (era di questo che parlavo, usando il termine neutralità): distinguiamo il mezzo dal fine. E’ la volontà di chi manipola che manipola, non è la pipetta che si muove da sola. Con MacLuhan non sono poi così d’accordo, ma devo ammettere che ne ho letto troppo poco.
La magia può fare la maledizione cruciatus e aggiustare un paio d’occhiali. E’ la volontà della persona che tiene distinta i due.
Ricordate? “Perchè la maledizione funzioni, devi volerlo.”
15 aprile 2008 at 05:26
1 Sulla questione della guida sono discordante…credo che Harry sia fedele alle promesse fatte e per questo sa che questo calice se lo devono sorbire in tre. Non a caso,tutti vorrebbero aiutarli,ma loro nonostante lo spavento perseverano.
2 Magic is Might: a me ha ricordato l’olocausto,quando gli ebrei venivano estromessi dalla vita pubblica per poi essere cercati e uccisi.
3 Gli hallows: a me ha ricordato gli Illuminati di dan brown,se hai letto Angeli e Demoni.
4 Non so perchè la Rowling abbia usato una frase tratta dalla prima lettera ai Corinzi come tema portante,ma mi ha affascinato molto.
5 Anch’io mi sono chiesta qualcosa sulla religione nel mondo di harry Potter,ma non mi sono data risposte a parte il fatto che l’anima è di importanza fondamentale in questo mondo: Sia parla di anime”fisicamente strappate”,ad esempio,commettendo un omicidio.
6 io appartengo alla schiera che ha pianto come una fontana leggendo “the prince’s tale” ed è straordinario come piton sia riuscito a tenere fede ai suoi impegni con silente rinunciando ad avere l’affetto di harry. Tuttavia ha alcune doti da vero serpeverde,nonostante Silente gli avesse detto “I think sometimes we Sort too soon”.
7 riguardo silente e grindelwald,mi ha colpito. Non avrebbe aspettato così tanto a sfidarlo se nn lo avese amato…e anche harry mi fa pensare che Grindelwald lo ricambiasse,nonostante fosse finito a Nurmengard a causa sua…infatti c’è la famosa domanda di harry Or from breaking into your tomb?
Ora smetto,visto che il 7 è “il più magico di tutti i numeri” (scherzo) cmq mi è piaciuta molto la tua analisi,verrò a trovarti.
15 aprile 2008 at 06:26
1 Sulla questione della guida sono discordante…credo che Harry sia fedele alle promesse fatte e per questo sa che questo calice se lo devono sorbire in tre. Non a caso,tutti vorrebbero aiutarli,ma loro nonostante lo spavento perseverano.
2 Magic is Might: a me ha ricordato l’olocausto,quando gli ebrei venivano estromessi dalla vita pubblica per poi essere cercati e uccisi.
3 Gli hallows: a me ha ricordato gli Illuminati di dan brown,se hai letto Angeli e Demoni.
4 Non so perchè la Rowling abbia usato una frase tratta dalla prima lettera ai Corinzi come tema portante,ma mi ha affascinato molto.
5 Anch’io mi sono chiesta qualcosa sulla religione nel mondo di harry Potter,ma non mi sono data risposte a parte il fatto che l’anima è di importanza fondamentale in questo mondo: Sia parla di anime”fisicamente strappate”,ad esempio,commettendo un omicidio.
6 io appartengo alla schiera che ha pianto come una fontana leggendo “the prince’s tale” ed è straordinario come piton sia riuscito a tenere fede ai suoi impegni con silente rinunciando ad avere l’affetto di harry. Tuttavia ha alcune doti da vero serpeverde,nonostante Silente gli avesse detto “I think sometimes we Sort too soon”.
7 riguardo silente e grindelwald,mi ha colpito. Non avrebbe aspettato così tanto a sfidarlo se nn lo avese amato…e anche harry mi fa pensare che Grindelwald lo ricambiasse,nonostante fosse finito a Nurmengard a causa sua…infatti c’è la famosa domanda di harry Or from breaking into your tomb?
Ora smetto,visto che il 7 è “il più magico di tutti i numeri” (scherzo) cmq mi è piaciuta molto la tua analisi,verrò a trovarti.
5 ottobre 2009 at 18:15
Fantasy[..] Normal 0 14 MicrosoftInternetExplorer4 /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:”Tabella normale”; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-col [..]