Poiché mi annoiano tutte queste arzigogolate analisi politologiche post-elettorali sul chi sale e chi scende, voglio parlare di una cosa molto più interessante: perché non posso portarmi nella cabina elettorale il telefonino, o un altro aggeggio atto a riprodurre immagini fotografiche?
Non è una domanda oziosa: perché devo essere costretto a depositare in una vaschetta estranea un oggetto tanto importante e significativo della mia privacy? Oppure, in alternativa, a privarmene per tutto il tempo necessario all’andare al seggio elettorale e compiere le operazioni di voto e poi tornare a casa? E se volessi scattare una foto della scheda crocettata per motivi miei, per metterla in un album ricordo, per potermene meglio pentire o inorgoglire al momento giusto, per insindacabili ragioni private di cui non sono tenuto a dar conto a nessuno perché attengono esclusivamente La Mia Intangibile Volontà Personale?
In realtà la ratio della norma, a pensarci bene, è chiara: si vogliono impedire brogli e voti di scambio. Troppo facile sarebbe promettere al tale il proprio voto per motivi men che nobili e poi portare una foto a dimostrazione dell’adempiuta obbligazione, pretendendo mercede. Anzi, magari andasse sempre così, in certi brutali contesti è semmai più probabile l’inverso: ti consegno momentaneamente un telefonino e ti impongo di votare chi voglio e poi darmene prova fotografica, e se non lo fai ti aspetto fuori dal seggio e ti elargisco un’abbondante razione di sofferenza fisica. Credete che non possa succedere? Neanche in quei paesi dove lo Stato è una bandiera ammainata?
Insomma: lo Stato, per tutelare la mia libertà, deve limitare la mia libertà. È un controsenso? Solo per chi vive nel dogma dell’autodeterminazione assoluta; solo per chi – abituato ad adorare l’ideologia e snobbare la realtà – ha perso il buonsenso per capire che, in occasioni meno rare di quanto vorremmo, bisogna proteggere le volontà troppo deboli dalle volontà troppo forti.
Ma dove sono i paladini dell’autodeterminazione? Dove sono i rivali dello Stato etico, gli avversari del paternalismo, i nemici giurati di ogni provvedimento illiberale? Non protestano contro il divieto del telefonino al seggio? Strano. Non protestano neppure per le altre tante piccole e grandi norme che limitano la libertà del singolo: la libertà di lavorare per meno del minimo sindacale, la libertà di licenziarsi senza l’osservanza di certe forme, la libertà di stipulare rischiosi contratti di speculazione finanziaria senza dover provare di avere l’esperienza adatta (tutte le formalità della normativa MiFID!!!), la libertà di lavorare nei cantieri senza dover seguire tutte quelle rigide e tediose misure di sicurezza…
No, non protestano, almeno per il momento. La grande battaglia la fanno principalmente per il sacrosanto diritto di ammazzarsi, anzi nemmeno, il diritto di essere ammazzati a richiesta (forse).
Sorge il sospetto che la libertà di morire a qualcuno piaccia non perché significa libertà, ma perché significa morte. Degli altri.
9 giugno 2009 at 11:45
Da domani tutti in piazza contro i telefonini. Vogliamo l’abolizione della legge, ci incateneremo davanti ai concessionari Vodafone. Poi ci fotografiamo e ci mandiamo su Facebook.
😉
9 giugno 2009 at 14:52
Che ne dici di fare un Referendum abrogativo sullo stile di Pannella? Senza sciopero della fame però.. ;P
L’oste
9 giugno 2009 at 19:34
Voi mi tentate…
10 giugno 2009 at 18:17
La gente non protesta per molte cose per cui dovrebbe protestare, perché non ha più coscienza politica né di classe (quella civica, temo che gli italiani non l’abbiano mai avuta). Però protestare per portarsi dietro il telefonino nel seggio elettorale mi pare una cosa davvero velleitaria. Io protesterei volentieri contro l’uso selvaggio che dei telefonini, invece, si fa.
11 giugno 2009 at 08:13
Ho appreso, con sincero dispiacere, che una persona adorabile che frequenta il web, ha avuto un lutto in famiglia. Parlando della sua zia morta, a un certo punto ha detto: “augurarle di vivere sarebbe stato come augurarle il dolore.” Ci vedi in embrione qualcosa di pannelliano in questa manifestazione di rassegnato dolore? In questo caso i medici si sono dimostrati umani. Se avessero applicato tutti i più moderni ritrovati della medicina, con idratazione e alimentazione forzate, quell’agonia poteva essere prolungata per mesi. Se la legge in materia, opportunamente arenata tra una Camera e l’altra, passasse così com’è stata concepita, questo sarebbe il risultato.
11 giugno 2009 at 10:38
Sono assolutissimamente d’accordo con … “licenziamentodelpoeta” …
ha perfettamente ragione… con tutte le “scorrettezze” che ci sono in giro, badiamo ai cellulari in seggio elettorale????
11 giugno 2009 at 10:46
#4 e #6:
Non avete capito un….bip. Evidentemente quando distribuivano l’ironia voi eravate assenti.
#5: molto, molto, molto intellettualmente disonesto il mettere tutto nel calderone “tutti i più moderni ritrovati della medicina, con idratazione e alimentazione forzate”.
Ma si sa’, e’ cosi’.
11 giugno 2009 at 12:09
@alessandroX, può anche darsi che io fossi assente alla distribuzione dell’ironia. Però mi pare che l’autore del post, più che dell’ironia, facesse del sarcasmo.
Poi ovviamente posso sbagliarmi, eh 😉
11 giugno 2009 at 12:25
ok, sarcasmo. I stand corrected 🙂
11 giugno 2009 at 13:48
Alessandro, pacem in terris…
#4
Posto che non ricordo la differenza tra ironia e sarcasmo, il problema del telefonino di per sè è una bazzecola. Quello che preoccupa è che per un certo tipo di mentalità politicamente corretta è normale accettare piccole e grandi limitazioni alla propria libertà personale perchè si capisce che sono volte alla tutela delle persone, ove queste si trovassero in condizioni di debolezza e fossero facilmente plagiabili per usare tale libertà a proprio danno e a vantaggio altrui.
Sennonchè, per tale tipo di mentalità, improvvisamente questo normale meccanismo protettivo diventa inaccettabile quando le persone si trovano nello stato di debolezza per eccellenza (grave malattia) e si vorrebbe evitar loro il danno per eccellenza (la morte).
Strano.
#5
Desolato per il lutto della persona adorabile, e desolato anche per il suo essere vittima di uno slogan ricorrente del pannellapensiero: “per te morire è meglio che vivere”.
Qualcuno estremamente cinico potrebbe anche chiedersi quasi sono le segrete intenzioni degli eredi di colui che chiede di morire, o che viene convinto a chiedere di morire. Per esempio, se c’è una vedova inconsolabile pronta ad essere consolata, o un figlio che aspetta da tempo il momento di non essere più tale. Oppure potrebbe chiedersi quanto costa un letto d’ospedale, o quanto costano efficaci terapie del dolore, o semplicemente quanto è fastidioso accudire un malato.
Ma naturalmente queste sono cose troppo brutte e sconvenienti da dire ad alta voce.
11 giugno 2009 at 14:03
A Cla’…e non fare il fanatico anche tu. Capisci quando si scherza o si e’ ironici/sarcastici. “Poeta” ha capito…
E poi… “I’m just trying to be a better person…My name is AleX”
11 giugno 2009 at 14:23
Le segrete intenzioni degli eredi purtroppo spesso e volentieri ci sono eccome (posso testimoniarlo direttamente). Le eredità fanno uscire di testa la gente. Ho assistito a vicende francamente aldilà di ogni possibile decoro di fronte alla prospettiva di spartizione della collezione d’arte e alla biblioteca di mio nonno, ai tempi ancora vivo ma gravemente malato di enfisema, con parenti che già si dividevano le spoglie di una collezione e di una biblioteca che il morente, per fortuna, aveva già preso le debite precauzioni per lasciare indivise.
Purtroppo, viviamo in una società che non sopporta l’esistenza del vecchio, visto in genere come un peso insostenibile, una noia, un fastidio. Personalmente, considero l’autodeterminazione biologica un traguardo importante da realizzare sul fronte delle libertà individuali. Ma dovrebbero essere presenti strumenti giuridici di garanzia (ad esempio, delle commissioni di controllo) a verifica che l’autodeterminazione del soggetto sia reale, e non eterodiretta.
11 giugno 2009 at 14:37
LicPoeta, nn potrei essere piu’ d’accordo con te.
Hai centrato il punto, e, udite udite, da una posizione laica.
La cosa che piu’ mi dava fastidio del caso Englaro era che nessuna prova reale esisteva per suffragare la presunta volonta’ di EE.
Controprova? In questi giorni un altro tribunale italiano ha rigettato la richiesta di quella donna che voleva avere un figlio col seme del marito in coma perche’ “Non c’era prova che lui lo volesse”.
11 giugno 2009 at 16:57
“La nuova norma – spiega Olivier Guillod, docente di diritto privato all’Università di Neuchatel che ha contribuito alla stesura del testo in qualità di consulente – prevede la possibilità di lasciare delle indicazioni sulle cure mediche alle quali si vuole o non si vuole essere sottoposti in caso di perdita della capacità di intendere e di volere”, compresa la tanto dibattuta alimentazione e idratazione artificale.” (…) “E neppure i vescovi, così interventisti nel dibattito italiano, qui in Svizzera hanno avuto da obiettare. “La Chiesa cattolica – spiega il professor Andrés-Marie Jerumanis, membro della Commissione di bioetica dell’episcopato svizzero – non è voluta entrare nel merito, anche se per noi l’alimentazione assistita non rientra tra i trattamenti assimilabili alle cure. Prendiamo atto che le ‘direttive anticipate’ sono il frutto della società nella quale viviamo, per noi si tratta di far sentire la voce profetica della Chiesa ed evitare che questo primo passo ci possa portare alla deriva”. Repubblica 21/5/09.
Tu ti chiedevi perché la gente va a votare lasciando a casa il telefonino senza protestare, e poi protesta per il ddl Calabrò? Questa è la risposta.
11 giugno 2009 at 23:25
@alessandroX, il caso Englaro è proprio un’altra cosa, perché la povera ragazza non era un anziano signore che amava circondarsi di opere di Depero, Mafai e Medardo Rosso, attorniato da parenti avidi aldilà di ogni possibile vergogna. Non credo che Eluana Englaro avesse beni o emolumenti da distribuire, e sospetto che le intenzioni di suo padre fossero oneste e sincere (altro che parlare di “assassinio”, come ha fatto Quagliariello). Credo però, questo sì, che Beppino Englaro abbia voluto trasformare un desiderio comprensibile e umano in una battaglia politica, la quale ha – per converso – prodotto una pessima legge. Il che, occorre dirlo, era purtroppo prevedibile.
12 giugno 2009 at 08:48
@Poeta:
Perche’ confondi le cose? Era ben chiaro che il mio citare il caso Englaro (e il caso del marito in coma) fossero solo esempi di casi in cui il nocciolo del problema e’ la determinazione della volonta’ oltre ogni dubbio. Non sono entrato nel merito delle motivazioni di padri o parenti e della futura legge, che non c’entrano nulla.
12 giugno 2009 at 09:12
@alessandroX, l’esempio Englaro mi pareva fuorviante perché nel dibattito politico che su di esso fu imperniato, non mi pare che il tema fosse “la determinazione della volonta’ oltre ogni dubbio” (tema che ritengo importante e degno di merito) ma quello del “diritto alla vita” (tema che ritengo irrilevante e fazioso, oltre ad essere una mostruosità giuridica, per come è da noi inteso).
12 giugno 2009 at 09:22
E infatti il dibattito politico sul caso ha fatto schifo. Esso ha ignorato la questione sostanziale, che veniva prima di ogni altra considerazione, cioe’ che la volonta’ di EE era stata ricostruita da un tribunale in modo ridicolo, in un modo che dovrebbe far sussultare di sdegno non solo chi vuole una legge sul testamento biologico di un certo tipo, ma anche chi sia proprio un sostenitore dell’eutanasia, perche’ non osserva proprio il “sacro” precetto dell’autodeterminazione.
12 giugno 2009 at 09:47
@alessandroX, sono completamente d’accordo con te. Se devo farmi ammazzare per procura, mentre non posso dire la mia né cambiare idea, sulla base di affermazioni del passato, che siano affermazioni provviste di una qualche validità sul piano giuridico. Anche perché se io crepassi oggi e qualcuno sostenesse, mettiamo, che io gli ho intestato i miei beni sulla base di un’affermazione verbale, e pretendesse di averne in eredità, non c’è tribunale che non gli riderebbe in faccia. Non vedo perché, per l’autodeterminazione biologica, la questione dovrebbe essere diversa.
14 giugno 2009 at 21:06
il problema del telefonino di per sè è una bazzecola.
Mio caro Claudio, lo permetti un bel: NO?
Di tutte le idee ironiche che ti dovevano venire per esporre il tuo discorso, proprio una imperniata sulla “libertà dell’uso del cellulare”?
Se non è una violazione di libertà l’invasione dello spazio (fattivo e sonoro) fatto dall’uso delirante del cellulare, dimmi cosa lo è.
E la cosa peggiore è che questo accade nei luoghi dove il silenzio (almeno un minimo) esteriore dovrebbe essere pressoché essenziale (ospedali, chiese, luoghi di riposo).
14 giugno 2009 at 21:07
…scusate, il grassetto non era intenzionale.
Chiuso|
15 giugno 2009 at 09:01
… Non protestano nemmeno per il dittatore Gheddafi che va alla Sapienza.
Non è mica il papa.
Avete sentito qualche “vibrante protesta” da parte di qualche politico di qualsiasi schieramento?
E dove son finiti quei 67 professori?
15 giugno 2009 at 17:36
Ma dove sono finiti tutti quei manifestanti che volevano portare in processione una dea pagana in occasione della (mancata) visita papale? Chiusi in casa a pregare che i musulmani non si accorgano che alla Sapienza si fanno beffa delle religioni. rivelate.
15 giugno 2009 at 17:37
Uffa 🙂
Domenicotis
16 giugno 2009 at 10:22
In realtà qualche protesta alla Sapienza c’è stata
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/topnews/news/2009-06-11_111381787.html
Qui, in fondo all’articolo, risultano alcuni docenti come firmatari di una petizione contro la visita di Gheddafi alla Sapienza (non so se gli stessi che si erano opposti alla vista del papa)
http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/09/06_giugno/10/gheddafi_visita_italia_123.html
Mosk
20 giugno 2009 at 09:03
Oilà. Scusate il ritardo.
Alle vostre interessanti considerazioni sul caso Englaro aggiungo solo che ho la speranza che un giorno esso sarà riconosciuto come un clamoroso autogol della fazione eutanasica, perchè tali e tante sono state le storture e le forzature giuridico-logiche, che non può che dimostrare l’insipienza di fondo della volontà che lo ha creato. Almeno a chi vi si accosti senza pregiudizi ideologichi, il che nel momento corrente è abbastanza difficile, ma chissà in futuro.