Esattamente sul loro sentiero, nel punto in cui la serra finiva, stava un uomo alto, drappeggiato fino ai piedi in un abito di un bianco immacolato; il cranio calvo, il viso e il collo, rilucevano al sole come uno splendido bronzo. Era più immobile di una montagna e guardava, attraverso il vetro, l’uomo addormentato.
«Chi è quello?», esclamò Padre Brown, facendo un passo indietro e trattenendo il respiro.
«Oh, è solo quel ciarlatano indiano», borbottò Harris, «ma non so che diavolo stia facendo qui.»
[…]
«Bene, parliamogli, ad ogni modo», disse Flambeau, che era sempre favorevole all’azione. Con un lungo passo fu accanto all’indiano. Inchinandosi dalla sua altezza, che superava anche quella dell’orientale, disse con tranquilla impudenza:
«Buona sera, signore. Che cosa vuole?»
Lentamente, come una grande nave che entri in un porto, il largo viso giallo si voltò, e guardò infine indietro, al di sopra della spalla rivestita di bianco. I tre rimasero stupiti nel vedere che le gialle palpebre erano suggellate, come nel sonno. «Che cosa voglio?», disse la faccia in perfetto inglese: «Grazie, nulla». Poi, aprendo a metà le palpebre, così da mostrare una striscia sottile di opalescente pupilla, ripeté: «Nulla». Aprì quindi completamente gli occhi e con uno strano sguardo, disse ancora «Nulla», e se ne andò frusciando per il giardino che si oscurava rapidamente.
«Il cristiano è più modesto», mormorò Padre Brown, «vuole qualcosa.»
Gilbert Keith Chesterton, La forma errata (in L’innocenza di Padre Brown).
25 Maggio 2012 at 09:21
Ha colpito molto anche me questa parte del libro. Se al personaggio indiano si sostituisce il principio d’immanenza della filosofia moderna, le cose non cambiano di molto.
25 Maggio 2012 at 12:39
Vuole nulla. Otterrà nulla?
25 Maggio 2012 at 14:41
“Senza di me non potete fare nulla”, frase il cui senso si può rendere anche con “senza di me potete fare il nulla”.
25 Maggio 2012 at 15:06
Il cristiano è più modesto: vuole qualcosa. E questo qualcosa non esiste.
25 Maggio 2012 at 15:09
Oilà, stai (ri)leggendo Padre Brown? Ottima scelta ^^
25 Maggio 2012 at 17:08
L’importante è sentirsi superiori, anche nella modestia.
In questi i modestissimi cristiani hanno sempre eccelso.
25 Maggio 2012 at 21:45
ago, se non ricordo male proprio sul tuo blog, da qualche parte, ho letto una citazione di GKC che diceva pressappoco, o Cristo o l’abisso di Buddha.
In effetti è molto politicamente scorretto dirlo, ma oggi ci pensavo su e propendo per il pensare che la religione più spaventosa di tutte quelle attualmente praticate (i culti aztechi e il comunismo sono fuori gara) non è l’islam, come avrei detto fino a poco fa, ma proprio il buddismo. Sì il dalai lama è tanto simpatico e tutto quanto, la cina il tibet e tutto quanto, gli attori di hollywood e tutto quanto, ma stringi stringi cosa promette il buddismo? (correggetemi se sbaglio) Il nulla, l’annichilimento dell’io, l’obliterazione di ogni desiderio e volontà.
Agghiacciante.
Berlicche, non otterrà il Nulla. Sarebbe impossibile. Otterrà solo qualcosa, qualcos’altro da quello che vuole.
noradlf, ehm… lo leggo per la prima volta (disse con vergogna). Mi sto facendo una scorpacciata di Chesterton, anche grazie al mio nuovo aggeggio tecnologico di cui parlerò nel post dei libri di aprile (in super-ritardo).
26 Maggio 2012 at 00:09
l’escatologia buddhista è quella che si avvicina di più alla realtà, non postula i fantomatici paradisi post mortem che sono il sollazzo per i poveri mentecatti.
la vita eterna è desiderabile quando è uguale alla vita terrena ma senza scocciature. se questo non è possibile, megli dissolversi nel nulla e buona lì, accettarlo è segno di maturità e coraggio. l’escatologia cristiana invece è una palla tremenda, l’eterna visione di dio per chi va in paradiso e pianto e stridor di denti per gli altri. ma che senso ha? è l’ennesima pia illusione dell’uomo mortale e sofferente. sarà meno agghiacciante, illusione resta.
evidentemente chesterton, da ciccione quale era, preferiva stravaccarsi sulla poltrona e fissare la visione divina come un teledipendente lobotomizzato.
26 Maggio 2012 at 08:21
Anonimo insultante, ciò che non capisci (o forse l’hai capito ma vuoi sviare, da bravo troll) è che il punto qui non è se ciò che vogliamo esista, ma quanto ciò che vogliamo ci definisce.
Se un uomo vuole scoprire la cura del cancro e guarire i malati, è un generoso; se un uomo vuole scoprire la cura del cancro e ricevere fama e denaro, è un ambizioso. In entrambi i casi non sappiamo se la cura del cancro esista davvero o sia accessibile con l’attuale tecnologia, ma sappiamo qualcosa della personalità di chi vuole scoprirla.
Cosa vuole il cristiano? La felicità, per sé stesso e il maggior numero possibile di persone, in questa vita e in quella dopo, per sempre. Questo cosa ci dice del cristiano?
Cosa vuole il buddista? Scomparire, annullarsi. Questo cosa ci dice del buddista?
26 Maggio 2012 at 08:35
Claudio, conosci questo? http://www.theseuslibri.it/product/2951/Contro-il-buddismo.-Il-volto-oscuro-di-una-dottrina-arcana.html
26 Maggio 2012 at 09:50
»Cosa vuole il cristiano? La felicità, per sé stesso e il maggior numero possibile di persone, in questa vita e in quella dopo, per sempre. Questo cosa ci dice del cristiano?«
che e’ un bugiardo e un falso modesto.
»Cosa vuole il buddista? Scomparire, annullarsi. Questo cosa ci dice del buddista?«
non e’ proprio questo quel che si predica nelle varie scuole buddhiste.
26 Maggio 2012 at 11:26
E questo? http://www.paoline.it/schedaProdottoEc.aspx?idp=9788831539920
Riporto di seguito il commento al libro:
Scritta sotto forma di intervista, la testimonianza di padre Verlinde percorre la sue esperienza di ricerca di “senso”, per dare uno scopo profondo alla vita. Questa ricerca lo conduce alle pratiche ascetiche orientali che lo porta in India come discepolo del guru Maharishi Mahesh Yogi, approfondendo così la filosofia religiosa induista e buddista.
Ma l’esperienza dell’annientamento dell’”io” personale in un “sé” divino impersonale, suscita in lui alcune domande fondamentali:
Che significato ha una felicità che si vive da soli e non si apre all’Altro?
Che rimane dell’amore quando l’amante e l’amato si sono fusi in una dimensione senza volto e senza nome?
Con una reale preoccupazione pedagogica, sostenuta da una solida riflessione antropologica e teologica, egli avverte i “cercatori di senso” che si impegnano sulle vie dell’Oriente e chiarisce le implicazioni dello yoga che va molto al di là di un metodo di rilassamento e di meditazione.
L’incontro decisivo con Gesù Cristo lo porta a seguirlo sui sentieri del Vangelo.
Ma la via è ancora lunga, e passa per altre esperienze quali le pratiche esoteriche e l’occultismo. In questo clima matura comunque la vocazione al sacerdozio: “Colui che cercavo in capo al mondo, in una tradizione lontana, attendeva pazientemente che io mi degnassi di riconoscere e accogliere la sua presenza”.
Padre Verlinde è uno dei cinque testimoni alla Giornata Mondiale della Gioventù (Madrid, 16-21 agosto 2011).
Sulla sua vicenda umana e spirituale è stato realizzato in Francia un docu-film.
“La vita nello Spirito di Gesù Cristo
è un’avventura quotidiana.
Non sono più io che dirigo la barca
così spinta dal soffio dall’alto;
il timoniere si chiama Gesù Cristo
e per niente al mondo vorrei portagli via il timone”.
Joseph-Marie Verlinde
26 Maggio 2012 at 14:16
è interessante che il non-credente pretenda di sapere come il cristiano immagina il Paradiso (anche se poi vi sono pure cristiani che il Paradiso lo aspettano e basta, senza applicarsi nello sforzo di immaginarlo). e pretende pure di sapere che il cristiano lo immagina nella rappresentazione di un’enorme comodissima poltrona nella quale sprofondare in beata visione (o televisione). insomma il paradiso del pantofolaro. c’è da chiedersi come mai molti di costoro immaginassero un Paradiso pantofolaro e contemporaneamente conducessero una vita ultra attiva. cioè aspiravano ad una cosa e compivano volontariamente tutto il contrario. San Filippo Neri, di cui oggi si ricorda proprio la nascita al cielo, docet. chissà, magari quel burlone d’un santo sta già lavorando per i simpatici nichilisti. conoscendolo, non mi sorprenderebbe
26 Maggio 2012 at 15:33
Di solito si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Chesterton soleva dire che Dio ci guarda affacciato agli occhi di ogni uomo.
Quasi tutti i personaggi chestertoniani sono descritti dall’autore a partire dal loro sguardo, soffermandosi specialmente sugli occhi sbarrati dei “pazzi” e trasognati dei depressi dalla monotonia. Per questi usa un’espressione molto intrigante e che a mio vedere corrisponde al vero, dice che è come se gli occhi siano rivolti indentro la propria testa, intenti a risolvere un enigma che li sconcerta e li assorbe talmente da farli trascurare tutta la scena che si svolge davanti agli occhi.
L’indiano invece ha “le palpebre suggellate, come nel sonno.”
Benché non abbia alcun enigma da risolvere, rivolge tutta l’attenzione dentro se stesso e chiude le persiane da cui si affaccia Dio.
E’ il paradigma del tiepido uomo contemporaneo.
26 Maggio 2012 at 18:17
levminski, chi era costui?
26 Maggio 2012 at 18:40
questo grassone non fa che sperticarsi in elogi dell’uomo vivo, dell’uomo vero, dell’uomo meglio, che guarda caso è sempre un cristiano, meglio se cattolico. chesterton è il fabbricatore di belle facciate ad uso dell’ipocrita. il goebbels dei cattolici: noi siamo i migliori, i più vivi, i più felici, i più questo e più quello.
cosa ci dice questo dei cattolici? che hanno bisogno di farsi dire da uno dei loro quanto sono meglio degli altri, è più facile che esserlo per davvero. hai sentito chesterton? noi siamo i migliori!! gnè gnè gnè!!
in tutte le ideologie totalizzanti c’è sempre qualcuno che si occupa della propaganda e dell’apologia esistenziale del proprio tipo umano, lo fanno un po’ tutti, i nazisti, i sovietici, i cattolici, gli ebrei, gli islamici, i grillini… tutta gente che ama dipingersi meglio di quanto è in realtà, sia per scopi pubblicitari che psicologici. sentirsi dire di appartenere ad una categoria umana superiore rincuora anche il peggiore degli uomini e gli permette di astenersi dal migliorarsi, tanto è già migliore per appartenenza alla categoria.
26 Maggio 2012 at 20:46
Immagino che, in proporzione al ChesterBelloc di Bernard Shaw, Chestertonno sia un appellativo coniato da un pesce lanterna in segno di sincretismo tra il pensiero di un anarchico e quello di un tonno in scatola.
Se la fauna ittica ignora che Chesterton non fece mai discorsi ecclesiastici in merito alla ricerca della felicità, spero che non se la prenderà a male se dico che una simile manipolazione del pensiero cattolico e chestertoniano ricorda certe gabbie dorate di Max Weber, ben più dei sepolcri imbiancati che si vorrebbe affibbiare a GKC.
26 Maggio 2012 at 21:36
a occhio e croce, il desiderio di felicità come caratteristica del cristiano è un argomento del signor claudio81. gli si chieda se è weberiano!
cosa c’entri l’anarchismo con questi discorsi è materia d’indagine per gli psicopatologi o per i pavloviani. il cattolico presenta un’eccessiva salivazione tutte le volte che si tirano fuori parole come anarchismo o relativismo, non ragiona più, il riflesso è condizionato dalle parole ma non dal senso. questo uomo-automa-sedicente-vivo pare più simile alla falena che non distingue la luce naturale dalle candele, lo stimolo luminoso lo condiziona a tal punto da arrivare ad abbrustolirsi su una fiamma.
resta il fatto che chesterton era un ciccione pieno di sé e con lui i suoi seguaci
26 Maggio 2012 at 22:53
Anonimo, vedo che ti piace molto usare le parole ciccione e grassone.
E non in un contesto simpatetico (che pure si potrebbe dare), ma proprio nel modo più derisorio e ingiurioso possibile, con violenza (solo verbale, ovviamente; ma violenza resta e si sente).
Toglimi una curiosità: se litighi con un uomo di colore, lo chiami forse negro? E se polemizzi con un omosessuale, lo chiami frocio?
Così, tanto per sapere.
P.S. si informano i lettori che l’anonimo insulta, vuoi per malizia vuoi per provocare il litigio, e intanto distrae dall’argomento di discussione. E’ una strategia rodata e ricorrente. Non cascateci, per favore.
26 Maggio 2012 at 23:10
ago ne parlava qui Camillo Langone.
Lascerei perdere le polemiche su pedofilia e terrorismo, che non mi convincono molto e mi sembrano le stesse logiche usate in funzione antivaticano; invece la critica al buddismo non può che essere teologica, ontologica. Si deve prendere di petto il suo nichilismo escatologico.
lev, il qui presente commentatore non-credente mostra notevole ignoranza su cosa sia veramente il Paradiso per il cristiano. Non so se la sua sia insipienza personale o strategia di farci arrabbiare, ma certo non depone a favore della sua competenza.
D’altra parte il suo comportamento mi induce a chiedermi se anche io non cada nello stesso errore, pretendendo di giudicare il buddismo avendone una visione troppo semplicistica.
Chi mi volesse correggere, portando nozioni precise (generici vagheggiamenti e villanie lasciano il tempo che trovano) è il benvenuto.
Uomovivo, naturalmente questo post non poteva trovarti indifferente.
Io sto scoprendo in questo periodo Chesterton ed era un grande, veramente un grande.
Ovviamente non (solo) in senso corporale.
26 Maggio 2012 at 23:42
mah. che, in un confronto fra due o più “visioni del mondo” fra loro contrapposte, uno difenda quella a cui aderisce o la ritenga in una certa misura migliore delle altre mi sembra questione di coerenza, anzi indice di sanità mentale. anche l’ateo, ad esempio, ritiene che l’esser ateo è più ragionevole che l’esser credente. aggiungo: se ritenesse che fosse più ragionevole esser credente, lo diventerebbe. in effetti non ho mai incontrato alcun comunista difendere la ragionevolezza del capitalista, nessun voltaire che non desse dell’infame al cattolico … ma potrebbe essere a causa delle mie limitate conoscenze. devo comunque pensare che l’anonimo (o gli anonimi, non saprei, visto che la firma è sempre diversa possono esser più d’uno, anche se, nel caso, sarebbero tutti accomunati da un certo maleducato gusto per la provocazione e per l’offesa gratuita) ha veramente delle doti fuori dal comune, visto che ha scorto la bava alla mia bocca nonostante non avessi facetime attivo. poi che tu, claudio, abbia una visione limitata del buddismo, questo è possibile. a me personalmente, quelle rozze nozioni che ne ho sono più che sufficienti per tenermene il più alla larga possibile. posso chiedere in che edizione hai trovato le opere di chesterton? io ho fatto fatica a trovare quei due volumetti in mio possesso (l’uomo che fu giovedì e ortodossia) ….
27 Maggio 2012 at 01:06
Le Tribunal révolutionnaire trollique expose que les bloggeurs catholiques et apologetiques ont formé des rassemblements et conciliabules contre-raisonnable, entretenu des correspondances fanatiques, conservé des écrits liberticides. Ne forment qu’une réunion de rebelles, de séditieuses qui nourrissent dans leurs coeurs le désir et l’espoir criminel de voir le peuple libre remis aux fers de ses tyrans
et la liberté engloutie dans des flots de sang que leurs infâmes machinations ont fait répandre au nom de la raison. Le Tribunal révolutionnaire trollique déclare en conséquence que toutes les prévenues susnommées sont condamnées au trollage perpetuel.
27 Maggio 2012 at 02:00
il colore della pelle si ha per nascita e non è una colpa, come anche l’omosessualità. la voracità invece è comportamento vizioso e peccato capitale. chesterton non è nato culandrone culardoso culacchione, lo è divenuto perché mangiava come un porco agricolo.
27 Maggio 2012 at 11:14
Levmisnkij, il fatto è che da un lato si fatica a capire (o non si vuole capire) che essere cattolico non significa sostenere che io come persona sono automaticamente migliore degli altri; anzi, più divento cattolico e più ho la consapevolezza dei miei limiti e dei miei peccati. Chesterton ha fatto l’elogio di Cristo, di San Tommaso, di San Francesco, del vivere cattolico, dell’orario dei treni ferroviari e di tante altre cose; ma sarei curioso di sapere se esiste una pagina in cui Chesterton fa l’elogio di Chesterton. Ne dubito.
Dall’altro lato, quella che tu osservi è una contraddizione molto tipica in questo tipo di anticattolici, che criticano negli altri il comportamento che essi stessi praticano. Per esempio il nostro anonimo detesta il peccato capitale della gola, e insulta chi lo pratica: insomma è un moralista. E pretende di giudicare gli altri mentre accusa i cattolici di giudicare gli altri: è anche un ipocrita.
Riguardo le opere di GKC, in Italia sono pochissimo diffuse; so che recentemente e finalmente Lindau le sta pubblicando. Io però ho saltato il problema alla radice perché me le sono procurate in inglese da internet, da cui essendo scaduto il copyright possono essere scaricate legalmente e gratuitamente. Se t’interessa, qui troverai un vero tesoro. Comunque i racconti di Padre Brown me li sono comprati, perché un giorno che facevo un giro alle Paoline ho trovato il Mammut della Newton Compton (quanto amo questa collana editoriale) con tutte le storie di Padre Brown, 790 pagine a soli 14,90 €, un vero affare.
27 Maggio 2012 at 11:48
Non so, l’aspetto che tu Claudio definisci se non ho letto male “nichilista” del buddismo in effetti lo ravviso pure io, ma per il resto ammetto di non avere le idee affatto chiare.
Una sola cosa so, probabilmente il buddismo non si cura di chi lo contesta a torto o a ragione, come non si cura dei pessimi difensori che lo vorrebbero “vendere” come una filosofia onesta in opposizione al cattolicesimo… attraverso gli insulti.
E non ho mai letto Chesterton, lo ammetto, ma a forza di leggere te prima o poi… capiterà.
27 Maggio 2012 at 14:53
un segno di visione distorta e ideologica è il far violenza alle parole.
la condanna della lardosità non è morale, è sanitaria: essere dei tripponi chestertoniani fa male alla salute e all’erario pubblico, come tutti sanno, teste le spese sanitarie per curare quelle malatti che della culandrosità sono l’effetto. condannare l’obesità veniale di chesterton è un atto razionale, non morale.
il moralizzatore cattolico questo non lo capisce, vive in una gabbia angusta, vede tutto come morale. moralizza giudicando e giudica moralizzando. se è ipocrita lui, lo debbono essere tutti, perché lui è meglio degli altri. ecco che gli ipocriti, magicamente, sono gli altri.
al cattolico siffatto consigliamo una cura dimagrante per il suo ego in sovrappeso.
27 Maggio 2012 at 15:04
Io udi’ già dire a Bologna del diavol vizi assai, tra ‘ quali udì ch’elli è bugiardo e padre di menzogna. quando la frode vince sulla ragione. a forza di ripetere e ripetere menzogne, ci si comincia a credere, come alla menzogna che vi siano altri cromosomi oltre X ed Y, sed tertium non datur. sedizioso, ribelle … ah! come mi piacciono i titoli nobiliari, che vanto! grazie claudio, vado a scovar perle nel tesoro…
27 Maggio 2012 at 15:30
Caro Claudio, quindi se il suddetto indiano otterrà qualcosa sarà sicuramente diverso da ciò che diceva di sperare, e se non otterrà nulla sarà quello che diceva di sperare ma non gli apporterà niente.
Questo dimostra che è una fregatura, in quanto è una situazione lose-lose.
Il paradosso del buddismo, in effetti, è che vogliono arrivare a qualcosa attraverso il nulla. I nichilisti nostrani, che negano il valore delle cose ma sono ingordi di esse, non sono dissimili.
Per contro i cristiani danno ad ogni cosa un valore, ma non pongono in esse il valore e quindi ne possono fare a meno. Esattamente il contrario di cosa il menzognero qui sopra sta dicendo, e quindi una conferma.
28 Maggio 2012 at 09:59
Che l’indiano viva in una costante situazione lose-lose mi smbra un po’ azzardato, anzi a me pare che sia in costante win-win, il problema è che deve pagare un prezzo enorme, ovvero rinunciare a tutto (per la serie: ti piace vincere facile).
Il nichilismo buddista è una cosa ho imparato a disprezzare da quando mi sono messo con una buddista e ho avuto modo di conoscere un po’ questa cultura. La totale assenza di un qualche tipo di posizione forte (come la possono avere i cattolici o gli atei) fa mancare una certa sostanza al dialogo, senza questo scontro di idee ne esce una cosa molto impoverita che nn permette alle persone di crescere, perché è attraverso il conflitto che vengono fuori le idee migliori, non con l’accondiscendenza. Non so se mi sono spiegato. È quasi meglio una persona come Berlicche che almeno posso portare come esempio negativo piuttosto che un buddista di cui non ho alcunché da dire
Ciao
Federico
28 Maggio 2012 at 10:09
“”” Cosa vuole il cristiano? La felicità, per sé stesso e il maggior numero possibile di persone, in questa vita e in quella dopo, per sempre. Questo cosa ci dice del cristiano?
Cosa vuole il buddista? Scomparire, annullarsi. Questo cosa ci dice del buddista?”””
Questo denota una totale ignoranza dell’ argomento Claudio, o meglio, quasi certamente lo hai studiato solo su testi tradotti da missionari cristiani!
In palestina ai tempi del Cristo si insegnava il Buddhismo ad Antiochia,
vi era giunto per la via della seta, che li arrivava, via aperta dai cinesi 500 anni almeno avanti Cristo, e caduta in mano greca (Macedone) nel 330 A.C.
(Le domande del re greco Menandro dono entrate nel canone Buddhista con il nome di Milindapanna…Vedi wiki..Qualche secolo A.C.)
Chi si interessava di religione in quel periodo ne era certamente a conoscenza, e se interessato poteva esserne addestrato.
Come dici tu il cristiano vuole la felicità per se stesso ed il maggior numero di persone possibile, e secondo te da chi lo ha imparato?
Salvare dalla sofferenza e condurre tutti alla felicità è l’ideale del Bodhisattva Buddhista, se la cosa ti preoccupa sappi che subirai infinite vite nel Buddhismo, in questo mondo e in paradisi ed inferni, anche questo lo avete ereditato da li, solo pochi eletti raggiungono lo stato di Buddha in un eone… (L’eone è la durata di un universo…) quindi non ti preoccupare claudio…
Il Cristianesimo è la versione possibile del Buddhismo per chi crede in un Dio, o molti Dei, era quindi l’unico modo di farlo entrare in occidente..
Gloria al Cristo che questo ha realizzato..
Un Grande Bodhisattva certamente…
Che cos’Ha a vedere infatti il Dio d’amore cristiano con il Dio isterico e vendicativo della Bibbia?
Questo tanto per datri qualche informazione, che spero vorrai approfondire…
Continuo a leggere i commenti sucessivi.
28 Maggio 2012 at 10:29
Quello sopra è un commento di Mara nada, che non può firmarsi perchè il blog di claudio non accetta commenti a questa firma.
Il precedente anonimo non so chi sia, ma mi pare valido anche se caustico nei confronti dei cattolici, lo prego di notare che trovare in un blog cattolico tale apertura è una cosa davvero eccezionale..
Vale la pena di approfittarne per far entrare qualche nuova idea nel confronto, e prego tutti di abbassare la suscettibilità, come un commento precedente fa giustamente notare uno scambio di idee è sempre uno scontro, se non volete nuove idee il modo più semplice per evitarle è offendersi per le idee altrui.!
28 Maggio 2012 at 11:30
Il penultimo commento anonimo si vede che è stato scritto da uno che non conosce il cristianesimo, se lo paragona al buddhismo, dato che sono diametralmente opposti. Un Dio fatto uomo, che dice “cercate e troverete” è l’esatto opposto di un agnosticismo che dice “annullate il desiderio”. Da una parte Dio che cerca l’uomo, dall’altra un uomo che cerca il nulla. Da una parte il Paradiso come visione di Dio, dall’altra il nulla. Continuo? I paragoni tra buddismo e cristianesimo lasciamoli a Giacobbo, che non conosce né l’uno né l’altro.
28 Maggio 2012 at 12:05
Giacobbo? Intendi Josaphat?
“””Secondo Baltrusaitis, la biografia del Buddha era conosciuta in occidente già nell’XI secolo nella forma della leggenda di Josafat (o Josaphat storpiatura del sanscrito Bodhisattva) che assieme a Barlaam è protagonista di un racconto attribuito a San Giovanni Damasceno. La storia di Barlaam e Iosafat arriva in europa attraverso la tradizione islamica ed è una rilettura della vita del Buddha in chiave cristiana. “””
grazie di averlo ricordato ago86
28 Maggio 2012 at 12:49
Claudio:
“””” In effetti è molto politicamente scorretto dirlo, ma oggi ci pensavo su e propendo per il pensare che la religione più spaventosa di tutte quelle attualmente praticate (i culti aztechi e il comunismo sono fuori gara) non è l’islam, come avrei detto fino a poco fa, ma proprio il buddismo. Sì il dalai lama è tanto simpatico e tutto quanto, la cina il tibet e tutto quanto, gli attori di hollywood e tutto quanto, ma stringi stringi cosa promette il buddismo? (correggetemi se sbaglio) Il nulla, l’annichilimento dell’io, l’obliterazione di ogni desiderio e volontà.
Agghiacciante.”””
Ma cosa cercano i monaci di clausura? Di agghiacciarsi?
Berlicche:
“”” Il paradosso del buddismo, in effetti, è che vogliono arrivare a qualcosa attraverso il nulla. I nichilisti nostrani, che negano il valore delle cose ma sono ingordi di esse, non sono dissimili.
Per contro i cristiani danno ad ogni cosa un valore, ma non pongono in esse il valore e quindi ne possono fare a meno. Esattamente il contrario di cosa il menzognero qui sopra sta dicendo, e quindi una conferma.”””
Beata ignoranza!!!
Vediamo di rimediare: arrivare a qualcosa attraverso il nulla è qualcosa di impossibile, (Sarebbe come ottenere un motore immobile),
per esempio, Berlicche vuole la banana, ha la banana in mano, ma la banana è un fenomeno momentaneo, finirà e non soddisferà più Berlicche.
Fosse un fenomeno eterno Berlicche sarebbe sempre soddisfatto pensa lui, ma dimenticha che Berlicche è un fenomeno temporaneo…
La banana è fatta di atomi, e nient’altro che atomi, cioè energia pura, come Einstein ha dimostrato, la bomba atomica non è che materia riportata allo stadio di energia, quindi il fenomeno atomico, energetico, temporaneo Berlicche stringe nell’energia della sua mano, l’energia della banana.
L’energia poi nasce da se, dal vuoto, da li sorgono protoni ed antiprotoni, elettroni e tutto il resto, vibrazioni di nulla, come le onde sorgono da un mare calmo…
Quindi la banana è vibrazioni di nulla in mano a Berlicche.
Quando poi noi guardiamo vediamo la banana, cos’è che ci fa vedere la banana dove abbiamo dimostrato non esserci che nulla?
Questo è il nulla della fisica occidentale è un fenomeno fisico che tanto temete, ripeto è un fenomeno fisico, non è qualcosa di diverso dalla realtà, è la realtà stessa!
I Buddhisti quindi non vogliono ottenerne nulla, solo descrivono la realta’.
La banana è gialla, cosa colpisce l’occhio, il giallo od una certa lunghezza d’onda?
E’ una certa lunghezza d’onda alla quale attribuiamo il valore “Giallo”, ma li fuori non c’è nessun giallo…
La banana è nulla, ma noi gli attribuiamo i valori “essere” e “banana”,
a Berlicche che pure è nulla, perchè attribuiamo valore di “essere”?
Perchè anche “essere” è un valore che attribuiamo!!!
E quanto sopra descritto è fisica, non Buddhismo!!!
Quindi prendetevela con i fisici!
P.S.:
“””Per contro i cristiani danno ad ogni cosa un valore, ma non pongono in esse il valore e quindi ne possono fare a meno.”””
Siamo perfettamente d’accordo Berlicche, il valore lo poni tu, l’osservatore, non è intrinseco nell’oggetto in esame.
28 Maggio 2012 at 15:24
“L’energia poi nasce da se, dal vuoto, da li sorgono protoni ed antiprotoni, elettroni e tutto il resto, vibrazioni di nulla, come le onde sorgono da un mare calmo” … scusa eh, ma gli elettroni non nascono dal vuoto, dal nulla, l’energia nasce da una materia. einstein diceva così. un altro prima di lui diceva che nulla si crea nulla si distrugge ecc…. per piacere non mandiamo a pallino la termodinamica. poi che la religione buddhista mo sia descrittiva dei principi della termodinamica …. oddio … dàmoje er nobbel pe’ lla fisica a sto geniaccio de bhudda: ha anticipato di secoli e secoli amen il buon alberto.
28 Maggio 2012 at 15:30
Quello di protoni ed elettroni che nascono dal nulla è Stephen Hawking
che mi pare molto in accordo con Einstein.
http://it.wikipedia.org/wiki/Stephen_Hawking
ciao Levminskij
28 Maggio 2012 at 15:32
levminskij, meglio lasciar perdere Mara Nada, puoi dire quello che vuoi tanto lui fa orecchie da mercante.
28 Maggio 2012 at 16:31
anonimo, quando hawking dice che il cosmo si è generato dal nulla non parla da fisico, ma da credente: da credente nell’inesistenza di Dio. sulla esistenza del nulla in senso fisico, come coincidente del concetto filosofico di nulla, i fisici infatti stanno ancora discutendo. quella di hawking si chiama “teoria” quella di einstein “legge”. cioè la seconda è dimostrata, la prima no. quindi per esser precisi dovremmo dire: se fosse vera la teoria di hawking allora berlicche terrebbe in mano un nulla al sapore di banana. poi perdonami, mi sembra che tutto questo ragionamento non c’entri nulla di nulla.
28 Maggio 2012 at 20:21
Andrea C.
In effetti, tutto che si voglia dir male del Dalai Lama, non ce lo vedo proprio a ingiuriare i grassi e fare il troll.
E’ peraltro vero che noi occidentali siamo “rovinati” da una certa visione del buddismo (della spiritualità orientale in genere) molto superficiale, molto radicalchic, molto falsa.
Comunque qui se ne parla. Per coincidenza (?), ho fatto questo post senza sapere che di lì a poco sarebbe “scoppiato” un piccolo dibattito sull’argomento.
Se continui a seguirmi sarai accontentato, visto che ho cominciato a leggere sistematicamente GKC, seguiranno descrizioni.
lev, buona lettura.
Non so se il nulla di cui parla Hawking sia lo stesso nulla cui aspira il buddista. So però che entrambi hanno una cosa in comune: hanno una fede religiosa, come correttamente rilevi.
Berlicche, ci ho pensato su, e penso che la frase di Padre Brown si possa interpretare così: volere il nulla, cioè non volere niente, non nutrire alcun desiderio, è un obiettivo arduo. Molto arduo. Impossibile. Perché l’uomo desidera per natura (lo dice anche Hannibal Lecter). Insomma l’assenza totale del desiderio è un obiettivo molto, molto ambizioso.
Riconciliarsi con la propria natura, ammettere di avere dei desideri, perfino se si desidera l’infinito, è paradossalmente meno ambizioso. Cioè, appunto, più modesto.
federicofasullo
LOL.
Vorrei vedere una scenetta di dialogo “tu VS fidanzata buddista”.
Mi chiedo però se questa accondiscendenza sia propria del “vero” buddismo oppure del buddismo “all’amatriciana” occidentale.
28 Maggio 2012 at 23:48
Essendo io ciccione intervengo con autorità, non mi è mai successo che in un ristorante alla domanda “Cosa vuole?” io rispondessi “Nulla.” successe a un mio collega ma quel giorno stava male.
29 Maggio 2012 at 08:58
Levminskij:
Se è per questo il Buddha parlava normalmente dei tremila miliardi di cosmi e dei loro abitanti…
Ed il nulla, per la Scolastica era Dio…….(Meister Eckhart)
In principio era il verbo ed il verbo era presso Dio ed il verbo era Dio, per mezzo suo tutte le cose sono state definite..( create).
Estratte dal vuoto di……
Factum:
Andando al ristorante non sapevi cosa ci avresti trovato,potresti anche averlo trovato chiuso e dover quindi accontentarti di nulla..
Trovato il ristorante aperto, non sai ancora cosa puoi mangiare, volessi una zuppa di fagioli o un pasticcio di melanzane, probabilmente non ci sarebbero, se chiedi cosa c’è ti rispondono: -Dal nulla (= da quel che non sai) possiamo estrarre…(= Creare per te….).- dovrai accontentarti delle poche cose estraibili.-
E di nuovo l’indomani, dal vuoto della tua conoscenza saranno create per te varie cose che potrai scegliere….
29 Maggio 2012 at 09:30
anonimo, ripeto, questa conversazione non porta da nessunissima parte. confondi una parte per il tutto (eckhart non è “la Scolastica”, la scuola scolastica non pensa che Dio sia il nulla o viceversa. solo eckhart accennava qualcosa del genere), traduci a tuo piacimento la Bibbia, in modo che più si avvicini al tuo modo di pensare (creare e definire sono due cose diverse, e nelle traduzioni che conosco io non ho mai trovato “definire”), e confondi concetti (ciò che non so non è nulla, è qualcosa semplicemente io non la conosco, i cuochi producono pietanze da ingredienti, non dal niente). o parliamo di fisica, o di metafisica. siccome è diventata una vera Babele, città che non ho mai amato, mi ritiro in buon ordine.
29 Maggio 2012 at 14:17
Restando in argomento come qua si vuol far vedere similitudini fra budismo e cristianesimo mi permetto di ricordare un immsgine geniale di Chesterton in Ortodossia per dimostrare il contrario. Credo che con questa comparazione Chesterton abbia inventato i MEME.
Piu o meno diceva cosi: se credete che budismo e cristianesimo siano simili, guardate un immagine di Buda ¿cosa vedete? un uomo un po grasso seduto con gli occhi chiuse. Adesso pensate alle immsgini delle chiese cattoliche. Sono tutti uomini o donne in piedi anche per mangiare, magri e con gli occhi aperti a meno che siano morti. Se le icone create da queste religioni sono cosi dissimili ¿possono essere uguali le religioni?
29 Maggio 2012 at 18:45
Bè. Noi occidentali abbiamo (spesso) una visione inflazionata ed edulcorata delle filosofie o dottrine orientali.
Ma ho in tutta sincerità qualche dubbio che il libro proposto sul blog di Costanza Miriano sia esente da sovrainterpretazioni gratuite. Dovessi giudicare dalla recensione che ne fa Langone lo eviterei, e bè il clima che si respira la dove è stato suggerito non aiuta a farselo piacere.
Anche per questo e per le notizie comunque utili e poco note che sembra contenere lo leggerò (voglio valutare direttamente e adesso sono anche curiosa, come ho detto le mie idee sul buddismo, parlo in generale, sono poco chiare). Ah ho letto anche i link lsciati nei commenti, per esempio su Sabina Guzzanti che parla di rispetto per le religioni e augura al papa di finire all’inferno… che dire, non penso sia una buona testimonial delle proprie parole.
29 Maggio 2012 at 22:38
factum: ottimo argomento.
lev: è proprio perchè mara nada abusa della mia pazienza e porta Babele nei post in cui interviene, che ho alfine deciso di metterlo in spam a tempo indeterminato.
Monica: Ortodossia l’ho letto moltissimo tempo fa e non lo ricordo bene, penso che lo rileggerò. GKC, come al solito, coglie nel segno.
Cecilia: quel libro rende perplesso anche me, come dicevo sopra, ma al netto delle sovrainterpretazioni mi pare di capire che faccia un discorso teologico di cui oggi c’è bisogno, in tempi di “dialoghite” allo stadio terminale.
Poi certe durezze nei toni e nei modi, per quanto eccessive, in qualche modo si spiegano anche come reazione a decenni di follia ultraecumenica volemosebbene.
Magari me lo leggo, quando lo abbassano di prezzo (o meglio: lo prendo in biblioteca, se lo trovo).
30 Maggio 2012 at 00:43
Le durezze si possono comprendere, non giustificare, specialmente da parte di chi – sacrosantemente – critica l’altrui durezza. In altre parole, temo che qualche volta (spesso?) le durezze di modi che come dicevi possono avere una ragion d’essere, e possono in certi frangenti rivelarsi necessarie, celino durezze di cuore meno circoscritte.
Mi riferisco sempre non a specifici contenuti del libro, che mi interessa parecchio, ma a come viene veicolato e spinto, al sentimento di rivalsa e sfogo che produce alcune riflessioni non propriamente ragionevoli nè ben indirizzate. Alle medicine, spiacevoli ma benefiche, vorrei vedere affiancate meno chiacchiere da dottori.
Idem: biblioteca. Spero, almeno.
31 Maggio 2012 at 16:52
Buddhism is not a creed, it is a doubt.
1 giugno 2012 at 09:06
Eccheccavolo, mi sono perso un interessante dibattito. Quanto al racconto in questione, è sicuramente uno tra i miei preferiti.
A proposito della diatriba tra buddismo e Cristianesimo, il Nostro ci viene ancora in soccorso. Mi limito a riportare.
Comparative religion has indeed allowed us to compare religions—and to contrast them. Fifty years ago, it set out to prove that all religions were much the same; generally proving, alternately, that they were all equally worthy and that they were all equally worthless. Since then this scientific process has suddenly begun to be scientific, and discovered the depths of the chasms as well as the heights of the hills. It is indeed an excellent improvement that sincerely religious people should respect each other. But respect has discovered difference, where contempt knew only indifference. The more we really appreciate the noble revulsion and renunciation of Buddha, the more we see that intellectually it was the converse and almost the contrary of the salvation of the world by Christ. The Christian would escape from the world into the universe: the Buddhist wishes to escape from the universe even more than from the world. One would uncreate himself; the other would return to his Creation: to his Creator. Indeed it was so genuinely the converse of the idea of the Cross as the Tree of Life, that there is some excuse for setting up the two things side by side, as if they were of equal significance. They are in one sense parallel and equal; as a mound and a hollow, as a valley and a hill. There is a sense in which that sublime despair is the only alternative to that divine audacity. It is even true that the truly spiritual and intellectual man sees it as a sort of dilemma; a very hard and terrible choice. There is little else on earth that can compare with these for completeness. And he who will not climb the mountain of Christ does indeed fall into the abyss of Buddha.
Saint Thomas Aquinas, G.K.C.
1 giugno 2012 at 17:30
attenti ai giudizi affrettati! anche chesterton non conosceva bene il buddhismo
http://pontilex.org/2010/11/buddhismo-e-immaginario-occidentale/
http://pontilex.org/2012/05/disonesta-come-se-piovesse-o-contro-il-buddismo/
2 giugno 2012 at 08:13
Khayr-Al-Din, ecco da dove veniva quella citazione che avevo letto sul blog di ago: chi non scalerà la montagna di Cristo cadrà nell’abisso di Budda.
Ok, prenotato come prossimo libro di GKC.
Anonimo, non c’era bisogno di copiare tutto il dialogo leopardiano, bastava linkarlo, si trova. E se m’ingolfi il blog di commenti, poi non lamentarti se io lo disingolfo.
Il secondo link è una polemica sul libro antibuddista e non m’interessa. Il primo link è già più interessante, al netto delle malevolenze contro il sito pontifex, ma se l’autore conosce il buddismo come conosce il cristianesimo (cioè per niente, e si capisce dal modo in cui descrive il paradiso o dalla frecciata sugli “emo-cristiani”) allora è inattendibile su entrambi.
1 luglio 2012 at 09:03
[…] capirne il vero senso. Misconoscerla, al contrario, è probabilmente la norma. Per questo, pur avendo da sempre anch’io il sentore che questa ricerca dell’annullarsi nel nirvana (esti…; di perdita cioè di quella singolarità e netta separazione da altre persone o anime, che nei […]