La speciale logica dell’odio
Dunque pare che, in procinto di andare in Africa e interrogato sul problema dell’AIDS, il Papa si sia pronunciato in questi termini (come riportati dal Corriere della sera):
« Non si può superare il problema dell’Aids solo con i soldi, che pure sono necessari, se non c’è anima che sa applicare un aiuto. E non si può superare questo dramma con la distribuzione di preservativi, che al contrario aumentano il problema. La soluzione può essere duplice, l’umanizzazione della sessualità e una vera amicizia verso le persone sofferenti, la disponibilità anche con sacrifici personali ad essere con i sofferenti. Questa è la nostra duplice forza: rinnovare l’uomo interiormente, dargli forza spirituale e umana per avere un comportamento giusto e insieme la capacità di soffrire con i sofferenti nelle situazioni di prova. »
Ora, per qualche strano motivo, queste parole hanno dato molto fastidio a qualcuno. Segue qualche esempio preso qua e là.
I radicali “parlano di «falsità antiscientifica» e lanciano un appello alla classe dirigente rimasta in silenzio: «Dimostri coraggio, coerenza e serietà smentendo quelle frasi che alimentano l’ignoranza e la diffusione dell’Aids»”.
I Comunisti italiani, secondo quanto riporta La Stampa (l’articolo peraltro è interessante e da leggere interamente), lamentano che “è incredibile indurre i cattolici a non usare il preservativo»”. Incredibile, già.
Analogamente, la FGCI scrive che “Il Papa afferma delle sciocchezze dal punto di vista scientifico e non fa altro che confermare l’impostazione medievale della Chiesa e di questo pontificato in particolare. Nei paesi dell’Africa Sub Sahariana vi sono circa 25-28 milioni di persone infette da HIV, più del 60% di tutta la popolazione ha l’Aids e più dei tre quarti delle donne. Di fronte a questi dati parlare di un risveglio ‘spirituale e umano’ è davvero come affidarsi a qualche amuleto magico. Certo il preservativo da solo non basta, bisogna anche compiere degli investimenti medici significativi, ma quanto meno aiuterebbe a limitare il dilagare del fenomeno. Continuare a vietarlo in nome dei principi del Cristianesimo e’ davvero una vergogna. Dopo i vescovi filonazisti, la scomunica dei medici che fanno abortire le ragazzine stuprate, non c’è davvero limite al peggio”. Sì, non c’è davvero limite al peggio.
Adriano Prosperi, su Repubblica, anche lui ricollegandosi a precedenti episodi mediatici, dalle parole del Papa deduce legittimamente che “l’anima di una bambina brasiliana o di una donna camerunense è meno importante di quella di un vescovo antisemita e negazionista”.
Sulla spazio che il Corriere della sera mette a disposizione dei commenti dei lettori, poi, è possibile trovare alcune perle che presumibilmente riflettono il comune sentire dell’uomo della strada:
“il papa dichiara pubblicamente di non usarte il preservativo per la prevenzione aiutando cosi la diffussione non solo aids ma tutte le malattie veneree che negli ultimi anni sono in netto aumento”
“è sotto gli occhi di tutti che la chiesa cattolica è precipitata con questo mediocre papa in un abisso di miseria etica e sociale. Il no al preservativo, pronunciato con spaventoso cinismo di fronte agli occhi di scheletri ambulanti morenti per aids, lascia esterrefatta la gente normale”
“La battaglia culturale per l’uso del profilattico è fondamentale per la prevenzione delle malattie sessuali trasmissibili. Ignorare questo è profondamente grave e assolutamente stupido”
“Sono da sempre un sostenitore della libertà di parola. In questo momento ho paura, perchè l’affermazione del Papa contiene la responsabilità di centinaia di migliaia di vittime. Per favore, usate il preservativo”
Ora, ecco, io potrei anche essere d’accordo con questi commenti se avessi mai sentito una volta un prete, nell’omelia domenicale, lanciarsi in un panegirico del sesso non protetto. Se avessi mai sentito un vescovo raccomandare ai suoi fedeli di fottere con quante più persone possibile, preferibilmente sconosciuti incontrati per caso e mai più rivisti dopo il coito, purché rigorosamente senza preservativo. Se avessi mai sentito all’angelus domenicale l’elogio del sesso occasionale e della botta e via, basta che non ci sia di mezzo il condom.
Mah. Sarò stato distratto io, sarà che frequento brutta gente, ma queste cose non le ho mai sentite.
Certo, con l’aria che tira presso alcuni ambienti cattolicissimi, potrebbe anche succedere. Non si sa mai. Dopotutto, l’ermeneutica della discontinuità ha portato a ben altri progressi dottrinali. Al riguardo attendiamo fiduciosi le magnifiche sorti e progressive che ci porterà il Concilio Vaticano III prossimo venturo.
Fino a quel momento, però, resto un po’ perplesso.
Insomma: secondo questi campioni della razionalità, la Chiesa, siccome predica la castità, è corresponsabile della diffusione di una malattia che si trasmette tramite rapporti sessuali.
Allucinante.
Mi viene alla mente un passo di La ricerca di Averroè, il decimo racconto della raccolta L’Aleph, di Jorge Luis Borges:
“ [Averroè] aprì il Quitab-ul-Ain di Jalil e pensò con orgoglio che in tutta Cordova (e forse in tutto Al-Andalus) non esisteva una copia dell’opera perfetta quanto quella che l’emiro Yacub Almansur gli aveva mandata da Tangeri. Il nome di questo porto gli ricordò che il mercante Abulcasim Al-Asharì, ch’era appena tornato dal Marocco, avrebbe cenato con lui quella sera in casa dell’alcoranista Farach.
Abulcasim diceva di avere toccato i regni dell’impero di Sin (la Cina); i suoi detrattori, con la speciale logica dell’odio, giuravano che non aveva mai toccato la Cina, e che nei templi di quel paese aveva bestemmiato Allah.”