- Racconti umoristici, di Iginio Ugo Tarchetti;
- Graffiti nella Biblioteca di Babele, di AAVV;
- WWW 2: in guardia, di Robert J. Sawyer;
- Galateo per tutte le occasioni, di Sabrina Carollo;
- 1Q84, di Haruki Murakami;
- Viaggio in Italia, di AAVV;
- I figli di Matusalemme, di Robert A. Heinlein;
- Le grandi storie della fantascienza (vol. 1 – anno 1939), di AAVV;
- Tutte le storie di Padre Brown, di Gilbert Keith Chesterton (in lettura);
- Bibbia e morale , di AAVV(in lettura).
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Racconti umoristici, di Iginio Ugo Tarchetti.
Ossia:
1) In cerca di morte: accanito giocatore d’azzardo perde tutto, per amore della moglie stipula un’assicurazione sulla vita e cerca di farsi ammazzare, senza mai riuscirci;
2) Re per ventiquattrore: giovane letterato di simpatie democratiche, nominato improvvisamente re – con relativo harem – di un’isola tropicale dai bizzarri costumi, stranamente diventa improvviso fautore della più rigida monarchia assoluta.
Umoristici forse è una parola esagerata, almeno per i nostri standard odierni, comunque questi due racconti si leggono con un sorriso.
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Graffiti nella Biblioteca di Babele, di AAVV.
Le antologie Urania sono una specie di gioco di fortuna, non sai mai quello che potrebbe capitarti. Questa volta, spiace dirlo, la qualità media dei racconti non brilla per eccellenza e anche il racconto che dà alla raccolta il titolo (che mi aveva avvinto per ovvi borgesiani motivi) si rivela alquanto mediocre. Salvo soltanto:
Tutto, più o meno, di Terry Bisson: un inserviente in un laboratorio si porta a casa un sasquatch artificiale e se lo tiene come affezionato animale domestico, finché quello a poco a poco si dissolve spontaneamente in una pozzanghera di DNA. Non un capolavoro di storia, ma mi è piaciuta la fine: A volte penso alla creatura e alla sua breve vita, al “banchetto”, come dice il poeta. Per quanto breve, quella vita le è arrivata di sorpresa, come fa con tutti noi, se ci pensate. E poi, non tanto improvvisamente, se n’è andata. Questo è tutto, più o meno.
Live al Budokan, di Alastair Reynolds: produttori musicali ricreano un T-Rex in laboratorio per farlo diventare una stella del rock’n’roll. Poi il dinosauro comincia a improvvisare i suoi assoli di chitarra.
La casa di un uomo è il suo castello, di Michael Swanwick: dialogo tra un poliziotto, che indaga sul possibile omicidio di un uomo scomparso, e la casa dello scomparso, sospettata di averlo ucciso. Ma ovviamente la casa non l’ha ucciso. Come poteva? È innamorata di lui.
Dalla lontana Cilenia, di Karl Schroeder. È un racconto piuttosto lungo e complesso sui giochi di ruolo dentro altri giochi di ruolo dentro altri giochi di ruolo ancora. Alcuni di questi GDR sono più potenti delle nazioni “reali” e possono organizzare crimini, attacchi terroristici, cose così.
Il Progetto Cassandra, di Jack McDevitt: un responsabile pubbliche relazioni della NASA scopre che i primi astronauti sulla Luna avevano trovato un messaggio, lasciato dagli alieni, scritto in greco antico. Le autorità hanno tenuto segreta la cosa perché il messaggio è intollerabile: non si conosce alcuna civiltà, in alcun luogo, che sia sopravvissuta al progresso della tecnologia. Nessuna dura più di qualche secolo. Facile capire perché il messaggio sia stato secretato sotto il nome in codice di Cassandra.
Tredici chilometri, di Sean McMullen: è uno steampunk, cioè una storia di “fantascienza retrospettiva” ambientata nell’epoca vittoriana (nell’introduzione dei curatori si dice che lo steampunk è più vicino al fantasy che alla sf, ma io non sono d’accordo). Per fantascienza retrospettiva s’intende costruire una mongolfiera che possa arrivare a 13 km di altezza, cosa che all’epoca era appunto fantascientifico, adesso non so.
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WWW 2: in guardia, di Robert J. Sawyer.
Secondo volume di una trilogia di cui Urania ha pubblicato il primo volume l’anno scorso, e presumibilmente pubblicherà il terzo l’anno prossimo. La traduzione italiana purtroppo fa perdere l’allitterazione dei titoli (WWW1: Wake, WWW2: Watch), ma non c’era alternativa.
Mentre nel primo libro si descriveva l’emergere in internet di “Webmind” l’intelligenza artificiale, qui si racconta il suo rivelarsi al mondo, relazionandosi con una ragazza semicieca e difendendosi dal governo cattivo che vuole spegnerlo. L’autore – a parte un brevissimo accenno alla noosfera di Teilard de Chardin – sembra assumere che questa intelligenza sia sorta del tutto spontaneamente e casualmente, in una prospettiva evoluzionista alla Dawkins (esplicitamente citato), tirando in ballo gli automi cellulari e pacchetti di dati e altre cose che non capisco e di cui non so giudicare la verosimiglianza.
(piccolissima riflessione da profano: ok, diciamo pure Webmind è sorto per caso. Ma da quale humus è sorto? Da internet, che certamente non è nata per caso. Gli elementi base che compongono Webmind si sì sono combinati casualmente, sennonché ciascuno di essi era già portatore di una complessità intrinseca, ordinata, teleologica. Il risultato di un lancio del dado è “casuale”; ma il dado non lo è, anzi è stato costruito precisamente con lo scopo di generare risultati “casuali”; ma allora, possiamo davvero considerare “casuale” e “non voluto” come sinonimi? Detto altrimenti: fosse pure vero che l’uomo sia nato per caso e non voluto da un accidentale tamponamento di aminoacidi o quel che era, in che modo questo dovrebbe dimostrare che sono causali e non voluti gli aminoacidi, e l’universo in cui sono sorti, e le leggi razionali che ne descrivono il funzionamento?)
Comunque, quando esce il terzo volume, li darò da leggere a chi so io, e sentiamo che mi dice.
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Galateo per tutte le occasioni, di Sabrina Carollo.
E insomma, come dicevamo, qualcuno nutre la ridicola teoria secondo la quale i miei modi sarebbero in alcune occasioni men che raffinati e ricercati. Ohibò (burp). Così, allo scopo di rieducarmi, sono stato gentilmente invitato a studiare (sul serio; con tanto di interrogazioni) questo libro, all’uopo regalatomi, che in effetti è una miniera di consigli di buona educazione, alcuni dei quali riesco perfino a ricordare ed applicare.
Meritevoli di segnalazione:
- l’autrice dedica il volume a Giacomo e alle sottocoppe di peltro;
- Impietoso giudizio sul femminismo: la parità dei diritti, o almeno questo suo goffo tentativo che ci ritroviamo a vivere, ha apparentemente assolto i signori da alcune piccole, gradevolissime cortesie che sono sparite molto più rapidamente di quanto non siano apparsi benefici rivoluzionari femministi a ripareggiare il conto. Commentatrici, concordate?
- Dal capitolo “L’arte del buon consigliere”, testuale: Se a chiedervi consiglio è vostra moglie: dimenticatevi la normale diplomazia, la correttezza, e soprattutto la realtà. Proiettatevi in una dimensione parallela, pensate a quello che rispondereste se foste un marziano appena atterrato e dite l’esatto opposto. Se il consiglio riguarda i chili di troppo, lei non ne ha. Mai. Mah. A me onestamente pare una concezione alquanto misera del matrimonio e dell’affectio coniugalis, e a voi?
- Ibidem: Se a chiedervi consiglio sono i vostri figli: questo lo mettiamo giusto per scrupolo, nella remotissima occasione in cui nessun coetaneo sia in zona, il telefono sia momentaneamente rotto, il cellulare senza ricarica, Internet intasata, il motorino bucato e gli autobus in sciopero. Se si tratta di abbigliamento, dovete farvi forza e scegliere il capo più trasandato tra i due (o venti) proposti. Forse avete qualche chance che, per spirito di contraddizione, non lo scelgano loro. Di cuore e di vizi non si tratterà mai, dunque tranquilli: per quel tipo di consiglio comunque aspettano quell’amico (amica? boh…) con il piercing sull’occhio e la testa mezza rasata.
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1Q84, di Haruki Murakami.
Comprato in e-book su amazon, solleticato dalla temporanea offerta speciale a cui lo davano (€ 1,99), in circa due mesi mi sono letto sul kindle questo malloppone. La cosa buffa è che non ho avuto la percezione di quanto fosse lungo – perché sull’aggeggio non ha senso parlare di “pagine”, visto che l’utente decide la grandezza dei caratteri; casomai ci sono le “posizioni”, e il libro in questione ne ha 13685 – finché non ho visto in metropolitana una signora che ne leggeva l’edizione cartacea e ho pensato “uà, ecco perché ci ho messo tutto quel tempo!” (beh, complice anche il fatto che leggevo altre quattro cose contemporaneamente).
1Q84 è un libro stranissimo, uno dei più strani che abbia letto da molto tempo a questa parte; così strano che non saprei ancora dire se e quanto mi è piaciuto. Ho trovato lo stile molto freddo e glaciale, non percepivo nessuna partecipazione emotiva nello scrittore; sembra un entomologo che descrive l’accoppiamento degli insetti – dico letteralmente, anche quando i suoi personaggi si accoppiano sul serio. Questo non vuol dire che Murakami non scriva bene; è che scrive bene nel modo in cui ha scelto di scrivere, che non sono sicuro di apprezzare.
La trama è ancor più particolare. I capitoli sono alternati tra i due protagonisti, una donna che fa un lavoro molto particolare (ufficialmente insegnante di stretching, occasionalmente assassina di mariti che picchiano le mogli) e uno scrittore che si fa convincere da un editor senza scrupoli a fare il ghost writer conto terzi. Tra questi due poli si muovono alcuni personaggi strani, tipo una ragazza che fa le domande senza punto interrogativo e una setta “religiosa” (*) dominata da esseri preternaturali che fanno apparire due lune nel cielo che solo qualcuno riesce a vedere. Non è un libro realistico nel senso stretto del termine, ma non è neppure un fantasy o un horror; non è una storia d’amore (o forse sì, ma i due innamorati non sono precisamente tali); insomma so cosa non è, ma non so cosa è. Per molto tempo non ho avuto la minima idea di dove volesse andare a parare, e in effetti non lo so neppure ora, visto che arrivato alla fine ho scoperto –ta-daan!!! – che la storia è incompleta (e compatisco quelli che non l’hanno pagato € 1,99); ciò che ho letto contiene i volumi 1 e 2 di una trilogia di cui è uscita da poco la terza parte… che immagino di voler leggere, prima o poi, ma non ho fretta.
(*) le virgolette perchè “«Noi non possediamo dottrine esatte, – spiegarono. – Non abbiamo bisogno di manuali di regole codificate. Quello che facciamo è svolgere ricerche sui principî del buddismo primitivo, ed eseguire le pratiche ascetiche che esso prescriveva. Ciò a cui miriamo attraverso l’esecuzione concreta di tali pratiche, è raggiungere un risveglio spirituale che non sia legato alle parole ma sia fluido e vitale. L’idea che vorremmo trasmettervi è che sono questi singoli risvegli individuali a formare, nel loro insieme, la nostra dottrina. Non è dalle dottrine che scaturisce il risveglio: prima esistono i risvegli individuali, e in seguito a quelli nascono spontaneamente le dottrine che stabiliscono le nostre regole. È questo il nostro metodo principale. In tal senso, il nostro sviluppo si distingue grandemente dalle altre religioni esistenti»”. Che siano gli shakers del buddismo?
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Viaggio in Italia – alla ricerca dell’identità perduta, di Salvatore Natoli, Ilvo Diamanti, Luigi Zoja, Enrico Pozzi, Marco Aime, Luca De Biase, Gianpiero Dalla Zuanna.
Si può scaricare gratuitamente e legalmente dal web (qui o qui).
Libro oltremodo antipatico. In superficie si presenta come un saggio sull’identità italiana, tra il sociologico e l’antropologico; in concreto, tuttavia, l’approccio accademico è poco altro che un pretesto un’occasione per inoculare al lettore continue frecciate politiche contro la Lega e Berlusconi, peraltro intrise di quel pensiero di sinistra del tipo più spocchioso (e difatti gli autori provengono da quella precisa area culturale, ed è facile intuire quali giornali ospitano i loro articoli): quello da “questione morale”, quello da “chi non vota per noi è cretino oppure egoista”.
Insomma quello, appunto (tanto per citare un famoso saggio di Luca Ricolfi su questo tipo di sinistra), antipatico.
Mi è rimasto così tanto sul gozzo, questo libro, che mi sono ripromesso di farci un post ad hoc.
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I figli di Matusalemme, di Robert A. Heinlein.
Storia di una stirpe di uomini particolarmente longevi, invidiati dai normali e costretti prima all’occultamento, poi alla fuga nello spazio in cerca di un pianeta proprio. Non mi è piaciuto particolarmente, per la verità; incuriosisce solo il personaggio di Lazarus Long, l’immortale (che deve essere immortale davvero, se il mitico dottor Hugo Pinero non era riuscito a dirgli quando sarebbe morto), che ricorre in altri libri di Bob H.
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Le grandi storie della fantascienza (vol. 1 – anno 1939), di AAVV.
Antologia, a cura di Isaac Asimov e Martin H. Greenberg, dei migliori (secondo loro) racconti di fantascienza usciti nel 1939. Qui l’elenco.
Cioè, gente, il ’39, vi rendete conto. Parliamo di archeologia della fantascienza. Ci sono racconti in questo libro che immaginano quali “meraviglie del possibile” (cit.) cose che per noi sono più che scontate banalità, sono praticamente normali come il sole e le stelle; per dire, il racconto Creature eteree di Theodore Sturgeon si svolge in un fantasioso futuro dove hanno inventato addirittura LA TELEVISIONE A COLORI.
Fa impressione, eh?
§ interpolazione autobiografica
(ho ancora il nitido ricordo di quando, da bambino, vidi per la prima volta Blade Runner in televisione; e rimasi colpito da una scena in cui Deckard telefona a Rachel e la vede, cioè era una videofonata; e pensai distintamente “wow! In questo film ci sono i telefoni con le immagini! È un film di fantascienza! Sto guardando un film di fantascienza! Sono diventato GRANDE!” perché all’epoca, ovviamente, le videofonate erano fantascienza; è una di quelle cose che, se le dici a gente anche solo di pochi anni più giovane, capace che ti guardano come se fossi un vecchio con la barba)
§ fine interpolazione autobiografica
C’è qui una caratteristica della fantascienza che, ritengo, dovrebbe renderla assolutamente apprezzabile da tutti gli storici di professione e gli appassionati di storia in genere; il fatto che essa può funzionare, come dire, da “marcatura” temporale. Gli storici dell’anno 3000 avranno a disposizione un formidabile ausilio per stabilire che nel decennio x la tal cosa era avveniristica, nel decennio y era innovativa, e nel decennio z era normale.
Vi pare poco?
Racconti preferiti:
Io, Robot di Eando Binder, un’ esplicita riscrittura della storia di Frankenstein;
L’uomo nodoso di L. Sprague de Camp, la storia di un uomo di Neanderthal che vive in mezzo a noi e avrà, a occhio e croce, 52.000 anni o giù di lì. È un tipo simpatico.
Ruggine di Joseph E. Kelleam; una storia di robot morenti in un mondo morto che prendete i fazzoletti, altro che Wall-E!
E soprattutto…
La linea della vita di Robert A. Heinlein.
Sublime.
Sono molto affezionato a questo racconto; lo avevo già letto nel 1997, in un Urania dedicato alla saga della Storia Futura di Heinlein (costava qualcosa come 4.000 Lire). È il primo racconto della saga ed è la storia di uno scienziato anticonvezionale, il dottor Hugo Pinero, che ha inventato una tecnica per predire alla gente il giorno e l’ora precisi in cui moriranno. Ovviamente è una di quelle notizie che vanno maneggiate con cautela.
Ricordo benissimo il senso di cocente ingiustizia che provai dopo aver finito la storia. Mi sentii triste come se mi fosse morto un parente. Non vi spoilero, ma in questo racconto ci sono delle persone che fanno una cosa bruttissima. Uccidono un uomo, ma non fu quello che mi colpì; di morti ammazzati ne avevo già letti sui libri e visti in tv abbastanza da riempire tre guerre mondiali. No, questi uomini distruggono una scoperta scientifica; e non lo fanno in nome di un qualche ideale, ma – senza neanche nasconderlo, senza nessuna vergogna, neppure un po’ d’ipocrisia – soltanto in nome del profitto e dell’egoismo. E ciò, al ragazzo ateizzante e intellettualmente inquieto che sarebbe diventato ClaudioLXXXI, parve una cosa atroce, la summa dell’iniquità.
E quel ragazzo si chiese: ma perché sto così male? Da dove viene questo senso di ingiustizia? Hanno fatto una cosa orribile, ma perché è orribile? Sicuramente loro non lo dicono. Ma allora CHI lo dice che è orribile? Se non c’è un Dio, possono esserci cose orribili?
Il ragazzo si farà, anche se ha le scarpe strette…
Tutte le storie di Padre Brown, di Gilbert Keith Chesterton (in lettura).
Bibbia e morale, di AAVV(in lettura).
Entrambi un poco alla volta, senza fretta, ma per motivi diversi.
Il primo perché me lo sto centellinando per godermelo il più possibile.
E l’altro perché… onestamente… è noioso!
(e sì, eh; non è che, solo perché un libro parla di Gesù e faccende teologiche, non può essere noioso; purtroppo)