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Il mistero dell’Oggetto Eterno (2)

( continua da)

Spiegazione.
Chi mi conosce sa che a me piacciono molto le storie di fantascienza, e mi piacciono le storie di viaggi nel tempo e le speculazioni sui paradossi insiti nell’operazione. Sulla wikipedia inglese c’è una pagina molto interessante, di cui purtroppo non esiste la versione italiana (qualcuno la traduca!), che riporta numerosi esempi tratti dalla fiction di paradossi ontologici: cioè quelle situazioni in cui è l’esistenza stessa di qualcosa o qualcuno ad apparire impossibile, paradossale, una clamorosa deroga alla regola per cui ogni effetto è preceduto dalla causa.
La storia del precedente post è un esempio di paradosso ontologico basato su quel che a me piace chiamare un Oggetto Eterno, laddove eterno non significa “illimitato”, ma bensì qualcosa che è in qualche modo fuori dal tempo, sganciato dalla normale catena di cause ed effetti. La chiave della storia è un Oggetto Eterno: ogni versione temporale dell’uomo la riceve dalla versione precedente e la passa alla versione successiva, ma non si può capire in quale momento abbia fatto il suo ingresso nel tempo, e perciò non si capisce neppure chi l’abbia costruita – se mai lo è stata. La chiave è un effetto senza una comprensibile causa fisica: la sua storia è un circolo chiuso senza inizio e senza fine.
Affascinante, no?
E se ci fosse davvero, là fuori, qualcosa del genere? Cosa implicherebbe?

Naturalmente sarebbe facile liquidare facilmente la questione dicendo che gli Oggetti Eterni non esistono, o almeno non se ne è ancora scoperto uno, e che perciò queste sono chiacchiere inutili su argomenti vani.
È un approccio legittimo, ma forse un po’ troppo facile, perché “qualcuno” sostiene che una sorta di Oggetto Eterno esista davvero, e se è così, allora la sua esistenza pone delle domande che non possono essere liquidate così facilmente.
Chi sia questo qualcuno e quale sia la cosa misteriosa di cui stiamo parlando, sarà chiaro al prossimo post (ma qualcuno potrebbe anche capirlo prima).
Ora però, per spiegare al meglio le problematiche dell’argomento (ma in realtà è che mi sono divertito un sacco a scriverla), vi propino questa mia personale tassonomia super-nerd dei paradossi temporali. Se avete altri esempi da aggiungere alla collezione, siete invitati a contribuire. Buona lettura!

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Il viaggio nel tempo come causa sui.
Un tipico paradosso del viaggio del tempo è quello in cui il viaggiatore torna indietro nel tempo e contribuisce a determinare le circostanze che provocato o reso possibile il viaggio nel tempo stesso. Esempi:

  • Il primo film di Terminator si basa su questo paradosso, perché John Connor manda indietro nel tempo Kyle Reese a proteggere sua madre Sarah, la quale fa l’amore con Kyle e concepisce John, il quale perciò ha fatto in modo che suo padre fosse suo padre.
  • In Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, Harry viene salvato dai Dissennatori grazie ad un incantesimo Patronus lanciato da se stesso dopo essere tornato di qualche ora indietro nel tempo; si specifica che Harry è stato in grado di lanciare il difficile incantesimo perché sapeva di averlo già lanciato.
  • Nel libro I.N.R.I. di Michael Moorcock, il protagonista è un nevrotico religioso (endiadi, ovviamente) che si procura una macchina del tempo e torna indietro per incontrare Cristo; dopo aver scoperto che il Gesù storico era solo uno scimunito deforme figlio di una sgualdrina, comincia a girare per la Palestina e impersona lui stesso il messia – tanto lo sanno tutti che i vangeli sono chiaramente stati scritti secoli dopo i fatti – fino a farsi crocifiggere.

Non si contano inoltre le numerose variazioni sul tema dell’inventore della macchina del tempo che torna indietro nel tempo e aiuta sé stesso a inventare la macchina del tempo (es. nel primo Ritorno al futuro Marty McFly fa vedere a Doc Brown la macchina del tempo che quest’ultimo costruirà trent’anni dopo).
In questi casi abbiamo un effetto – cioè il viaggio nel tempo – che non solo è precedente alla propria causa, ma che addirittura contribuisce alla catena causale che ha dato luogo all’effetto stesso, insomma è causa sui, causa di sé stesso.

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Il paradosso del nonno.
L’inverso del paradosso precedente è l’ipotesi in cui il viaggiatore nel tempo, tornato nel passato, fa qualcosa che rende impossibile il viaggio nel tempo. Questa idea è nota come paradosso del nonno: un uomo torna indietro nel tempo e uccide suo nonno. Allora lui non nascerà. Ma se non nascerà, non tornerà indietro nel tempo e perciò non ucciderà suo nonno. Ma se non ucciderà suo nonno, allora lui nascerà e tornerà indietro nel tempo. Ma se tornerà indietro nel tempo, ucciderà suo nonno. Allora lui non nascerà. Ma se non nascerà…
Vedete bene che in realtà questo contorcimento logico è una variante spaziotemporale del paradosso di Epimenide cretese (“Epimenide dice che tutti i cretesi dicono sempre bugie, lui lo sa perché è di Creta e li conosce bene”), cioè un’auto-contraddizione. Un effetto che annulla la propria causa annulla non solo sé stesso, ma anche l’annullamento medesimo. Il primo Ritorno al futuro gioca con questo paradosso immaginando che Marty McFly, per aver ostacolato l’innamoramento dei suoi genitori, rischi di essere cancellato dalla foto di famiglia e dall’esistenza stessa – sennonché, se Marty fosse stato cancellato, non avrebbe mai potuto ostacolare l’unione che stava ostacolando…
Ci sono possibili linee di pensiero sulle conseguenze di questo paradosso. Una implica la coesistenza e/o il conflitto tra diverse linee temporali o “universi paralleli”. Il viaggiatore nel tempo, cambiando il passato, fa nascere una nuova linea temporale alternativa a quella da cui proviene. La linea temporale di provenienza può restare immutata e proseguire tranquillamente per il suo corso, oppure può essere “sovrascritta” e scomparire. Per esempi cinematografici vedere il secondo Ritorno al futuro oppure Donnie Darko. La quarta stagione di Fringe gioca con l’idea di un “palinsesto” temporale, con una Macchina che cambia retroattivamente un evento e costruisce un secondo passato che si sovrappone al primo, del quale però (come appunto in un palinsesto) affiorano tracce qua e là. Il concetto di riscrittura temporale è poi portato al parossismo nell’anime capolavoro Steins Gate, che cita John Titor (l’unico viaggiatore del tempo “ufficiale” finora conosciuto) e dipana un complicatissimo intreccio “circolare” in cui un team di giovani otaku scopre ben tre diversi modi per modificare il passato (mandando un sms indietro nel tempo; mandando la memoria di un individuo indietro nel tempo; con il “classico” viaggio fisico) e alterare le linee temporali, la cui divergenza rispetto alla linea originaria può perfino essere misurata con un apposito divergence meter!
Chi non crede alle diramazioni o sovrascritture temporali invece ritiene che questo paradosso non possa essere possibile: il viaggiatore nel tempo non riuscirà mai, qualsiasi cosa faccia, a uccidere il proprio nonno. Non può accadere una cosa simile proprio perché il viaggiatore nel tempo esiste e perciò non ha mai provocato il proprio annichilimento. Questa teoria, descritta in LOST come “meccanismo del course-correcting”, implica un principio di autoconservazione dell’Universo tale per cui, se si verificasse un paradosso del nonno, l’intero tessuto spaziotemporale ne sarebbe distrutto e non ci sarebbe né passato né presente né futuro né niente; tuttavia il fatto stesso che noi ora esistiamo è la prova tangibile che questo paradosso non si è mai verificato né mai si verificherà. Se poi questo principio di autoconservazione faccia parte delle leggi razionali intrinseche e soggiacenti alla struttura stessa dell’universo, oppure dipenda da una qualche Provvidenza benevola e trascendente che preserva il continuum, è argomento aperto alla speculazione.

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L’invenzione senza autore, cioè l’Idea platonica.
Il paradosso dell’effetto causa sui si può presentare in una versione molto interessante e cioè nell’ipotesi di un’opera dell’ingegno il cui apparente autore, in realtà, non ha fatto assolutamente nessuno sforzo intellettuale.

  • Nel secondo film di Terminator, si scopre che il supercomputer Skynet è stato creato attraverso un reverse engineering a partire dai resti del T-1000 mandato nel passato da Skynet medesimo. Nessuno ha veramente concepito i circuiti di Skynet, ci si è limitati a copiarli.
  • Un fisico, dopo aver ricevuto una visita dal suo futuro sé stesso che gli spiega nei dettagli come costruire la macchina del tempo, segue pedissequamente le istruzioni e costruisce la macchina del tempo, dopodiché torna nel passato e istruisce nei dettagli il suo precedente sé stesso su come costruire la macchina del tempo.
  • Un uomo viaggia nel futuro, scopre di essere diventato un famoso scrittore, compra in libreria i libri che ha scritto, torna indietro nel tempo, copia i libri parola per parola e diventa un famoso scrittore.

Lo stesso concetto si può applicare a un quadro, a un teorema di matematica, a una qualunque manifestazione di creatività.
Questo paradosso è sostanzialmente una versione soft dell’Oggetto Eterno. Qui non è la concretizzazione materiale dell’idea ad essere a-causale, ma l’idea in sé: il contenuto letterario del libro, la trama e lo stile, la scelta delle parole e la loro disposizione, tutte cose che di cui l’autore materiale del libro non ha nessun merito.
Ma allora Chi è il vero autore del libro?
A pensarci bene, c’è qualcosa dell’idealismo platonico in questo paradosso: abbiamo un’Idea che entra nel tempo come se provenisse dall’iperuranio, un’Idea che preesiste alle sue applicazioni concrete e sussiste a prescindere dalla loro esistenza. Un’Idea che è stata soltanto imitata, non inventata; ma conviene notare che – poiché l’idealismo platonico non è idealismo nel senso corrente del termine, ma semmai una forma trascendente di realismo – invenio, inventare, originariamente significa proprio scoprire (qualcosa che già esiste).

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La profezia auto-avverante.
La versione psicologica del paradosso precedente è data dall’ipotesi in cui qualcuno, venendo a conoscenza di una previsione che riguarda un suo comportamento futuro, tiene quel comportamento non perché lo desidera spontaneamente ma perché ritiene di dover agire come previsto. In tal caso sorge il quesito su chi sia stato a voler davvero quel comportamento, perché il soggetto agente appare in realtà come l’esecutore materiale di qualcosa che è stato già deciso al di fuori della sua volontà. Tutto ciò conduce a numerosi interrogativi sul libero arbitrio e sul determinismo. Esempi:

  • Tutta la serie televisiva FlashForward trattava questo dilemma. Ma lo faceva malissimo, infatti è stata cancellata.
  • Nel libro La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, e nel film che ne è stato tratto (film a cui gli abominevoli distributori italiani hanno appioppato lo stucchevole titolo Un amore all’improvviso… vergogna!) la protagonista ha incontrato già da bambina l’uomo che amerà e sposerà, affetto da una malattia genetica che lo fa saltare avanti e indietro nel tempo, e nei momenti di crisi del suo matrimonio recriminerà inevitabilmente sul suo sentirsi vittima designata di un destino prestabilito.
  • Ma la miglior illustrazione di questo paradosso l’ho trovata in un bellissimo libro di Robert Silverberg, L’uomo stocastico, in cui il protagonista è un consulente specializzato in previsioni statistiche la cui vita è sconvolta dall’incontro con un uomo che invece “vede” il proprio futuro nel vero senso della parola. Il personaggio dell’uomo presciente è immensamente tragico: un individuo la cui volontà è stata annichilita dal determinismo, che vive la sua vita senza alcun desiderio e fa ciò che fa soltanto perché ha visto se stesso farlo, a cui la precognizione della propria morte ha tolto ogni possibile illusione d’immortalità e perciò aspetta con indifferenza, e infine con sollievo, la fine del “copione da recitare”.

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L’antenato dell’antenato.
In una celeberrima puntata di Futurama, con la sua tipica sbadataggine Fry fa in modo che la navetta spaziale della Planet Express torni indietro nel tempo fino all’anno 1947 e provoca l’incidente di Roswell. Quando scopre che uno dei soldati della base militare è suo nonno, si impegna a proteggerlo, ma scemo com’è ottiene l’effetto contrario e ne provoca la morte in un incidente. A questo punto Fry dovrebbe smettere di esistere, anzi non essere mai esistito, ma quando ciò non accade capisce che quell’uomo non era veramente suo nonno. Tira un sospiro di sollievo e va a consolare la sua vedova, per poi finire a letto con lei… il mattino dopo Fry realizza che quella donna è proprio sua nonna e lui è il nonno di sé stesso.
Questa storia non è solo una soluzione ironica al paradosso del nonno, ma anche una versione biologica dell’Oggetto Eterno: in questo caso abbiamo un patrimonio genetico senza progenitori, una stirpe ciclica senza capostipite. Due racconti in particolare hanno portato al parossismo questo concetto:

  • All You Zombies (it. Tutti i miei fantasmi) di Robert Heinlein, nel quale un ermafrodito viaggiatore del tempo è simultaneamente padre e madre e figlio/figlia di sé stesso, un vero e proprio unicum genealogico;
  • Star, Bright (it. Star, brillante) di Mark Clifton, in cui alcuni bambini super-intelligenti imparano a viaggiare nel tempo e scoprono che gli uomini del futuro, quando la vita sulla Terra sarà sull’orlo dell’estinzione, torneranno in massa nel passato – perciò la storia dell’umanità è un nastro di Moebius: Darwin si sbagliava, l’uomo non discende dalle scimmie, discende da se stesso! E ora chi lo dice a Dawkins?

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L’Oggetto Eterno.
Ma tutti i paradossi spazio-crono-ontologici fin qui esaminati impallidiscono a fronte di quello che è il paradosso per eccellenza: l’oggetto senza causa, l’oggetto eterno.
Perché nei precedenti esempi abbiamo sì una violazione della leggi della causalità, un attorcigliamento della catena causale su sé stessa, ma il flusso eracliteo della materia è comunque salvaguardato: tutto ciò che esiste deriva fisicamente la sua materia costitutiva da qualcos’altro. Per esempio, nell’invenzione senza autore, l’idea è di origine ignota, ma la sua realizzazione fisica è origine assolutamente normale, intra-temporale: la disposizione delle parole è stata concepita da non-si-capisce-cosa, ma gli atomi che compongono la carta del libro sono normalissimi atomi che vengono da qualunque cosa fosse la carta prima di essere trasformata in carta.
Nel caso dell’antenato dell’antenato siamo già a un livello più spinto, perché il corpo di A genera B e B genera A (oppure addirittura A genera A): ma il corto circuito può essere confutato ricordando che in realtà il nostro stesso corpo non ha mai continuità materiale, perché noi abbiamo un corpo (noi siamo un corpo) i cui atomi vengono sostituiti ad ogni istante (inspiriamo, espiriamo, mangiamo, beviamo, oriniamo, defechiamo, assorbiamo, sudiamo e così via). L’identità del corpo nel tempo non è meramente materiale ma bensì strutturale, e gli esseri viventi si distinguono dagli oggetti inanimati in quanto sono dinamici, ovvero sostituiscono ad ogni momento la materia del proprio corpo secondo un piano organizzato e teleologico (una roccia non mangia, non suda, non cambia le proprie molecole; un liquido può parzialmente evaporare, ma il liquido subisce questo cambiamento, non lo opera). Le molecole che compongono il corpo dell’antenato di sé stesso provengono comunque dall’esterno: è solo la costellazione genetica, l’informazione contenuta nella catena di nucleotidi, che resta entropicamente incomprensibile.
Ecco, l’Oggetto Eterno invece no. Queste considerazioni per l’Oggetto Eterno non valgono, perché è acausale non solo eziologicamente, ma anche materialmente. Le molecole che compongono l’Oggetto Eterno sono fuori dal panta rei, non vengono da nessuna parte: semplicemente sono lì. Continuano ad essere, e sono sempre state, e sempre saranno, in tutte le iterazioni che attraversa l’Oggetto nel suo ciclo continuo attraverso la limitata finestra temporale in cui esso esiste.
L’Oggetto Eterno è un mistero assoluto e una sfida tangibile al continuum.
Forse proprio per la complessità dei problemi ontologici che solleva, gli esempi di Oggetti Eterni nella fiction di fantascienza siano abbastanza rari.

  • Ci potrebbe essere la bussola in LOST, quella che nella quinta stagione Richard Alpert dà a Locke e poi Locke dà 50 anni prima a Richard Alpert, ma la questione è controversa e si discusso molto tra i fan se fosse davvero la stessa bussola (io dico di no, non è un circolo, è un loop; lunga storia).
  • Nel libro Piramidi di Terry Pratchett, il sacerdote Dios è stato consigliere dei faraoni per migliaia di anni, e alla fine torna indietro nel tempo e diventa il consigliere del primo faraone; ma ho già spiegato i motivi per cui un essere vivente, il quale sostituisce ordinatamente e gradualmente le proprie molecole, non può essere considerato a rigore un puro Oggetto Eterno.
  • Per fortuna mi soccorre la pagina di wikipedia che ho linkato all’inizio, che riporta qualche esempio che non conoscevo (es. gli occhiali magici della serie The Last Rune).

La storia che ho raccontato all’inizio è una mia piccola creazione: mi pare che la chiave funzioni abbastanza bene come Oggetto Eterno.

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E allora, gente. Complimenti se siete riusciti ad arrivare alla fine.
Avviluppamenti temporali, effetti acausali, loop logici, di tutto e di più.
Ma di fronte a questi contorcimenti, come si pone la ragione? È ragionevole credere all’esistenza degli Oggetti Eterni?
Vorrei leggere, se possibile, il parere di atei / agnostici sull’argomento.

(continua)

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