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Sul concetto di paraculaggine dell’artista

Non avrei voluto tornare sull’argomento Castellucci, essendosene parlato già più di quanto meriti l’autore furbacchione, ma il dibattito intracattolico “bestemmia sì / bestemmia no” mi porta ad una breve ulteriore considerazione.

Avete mai visto la serie televisiva Boris? Meravigliosa. Trattasi di 3 stagioni + 1 film narranti le epiche gesta di una scalcinata troupe romana nel girare una scalcinatissima soap dall’inverecondo nome “Gli occhi del cuore 2”, un’emerita schifezza per ammissione di tutti gli addetti ai lavori che però ma che te frega pensa a magnà. Non manca nulla nel bestiario della serie che mostra il peggio del peggio del nostro paese: l’attrice cagna che va avanti a favori sessuali, gli stagisti schiavizzati sottopagati, i lavoratori incompetenti ma illicenziabili per protezione politica, eccetera.
Uno dei leitmotiv della seconda stagione è l’attentato al Conte. Qualcuno ha sparato al Conte, il grottesco cattivo della soap opera interpretato da un attore psicolabile con manie religiose, a sua volta interpretato da un Corrado Guzzanti ormai mitologico. Chi è stato a sparare? Beh, dipende. Non si sa, nel senso che non solo non lo sanno gli spettatori di “Gli occhi del cuore 2”, ma non lo sanno neanche gli autori perché non è stato ancora deciso chi dovrà scoprirsi essere il colpevole. Dipende da chi vince le elezioni. Infatti, come spiega il delegato di rete nell’attesa spasmodica degli exit poll, se vince la destra allora il colpevole deve essere il gay; ma se vince la sinistra, l’omosessuale diventa categoria sociale politicamente incriticabile, e perciò il colpevole deve invece essere l’agente di borsa o il commercialista calabrese. “Intanto si registra un lieve apprezzamento per la Lega, di cui però sarebbe folle non tenere conto… per cui bisogna eliminare tutti i riferimenti a Roma, tenersi sul vago… ah, il tossico sodomizzato non può essere più di Bergamo, questo è chiaro. Io direi Reggio Calabria, tanto è anche sordomuto.
Alla fine, siccome le elezioni si concludono con un pareggio, verrà deciso che il colpevole è un magistrato perché “attaccare la magistratura è un argomento straordinariamente bipartisan” (sic).

Ora voi direte, ma questo che c’entra. Io dico che, comparativamente, c’entra.
Domanda: Castellucci getta feci sul volto di Gesù? Risposta: beh, dipende. Una volta dice sì, una volta dice no, una volta dice boh. La sceneggiatura della pièce cambia a seconda delle convenienze del momento: la merda c’è in Francia, non c’è in Italia, è solida, è liquida, odora, non odora, sono sassi tirati da bambini, anzi no è liquame che cola, anzi ancora no è inchiostro biblico, insomma può essere qualunque cosa e il suo contrario.
Comodo.
Umberto Eco nelle postille al Nome della rosa dice che un racconto è una macchina per generare interpretazioni. Forse è vero, ma comunque il ventaglio di interpretazioni non è infinitabile: il racconto una volta che l’hai scritto resta là, scripta manent carta canta, il monaco cieco è cieco e punto stop. E pure l’Amleto tendenzialmente resta quello, non è che una volta Amleto muore e la volta dopo lo vedi trombare Ofelia mentre cala il sipario. Con questo facile teatro invece mi pare che tutto sia provvisorio, mutevole, a seconda di come ci gira, anzi di come gira il vento. Vogliamo accattivarci i laicisti? E allora bestemmia, libertà artistica, you are not my shepherd. Vogliamo accattivarci i cattolici? E allora preghiera testoriana, kenosi evangelica, tu non sei il mio pastore. Ci mancano i satanisti, ma forse c’è spazio pure per quelli.

Con permesso, sottovoce, senza clamore, esercito nel mio piccolo la mia umile libertà d’espressione (magari è pure una forma d’arte), sperando di non suscitare velleità censorie in chicchessia.
Castellucci, ma va’ a cagare. Almeno quella, merda è, merda rimane.


holy shit!!!

E insomma questo tizio ha fatto uno spettacolo teatrale dove butta merda (non si capisce se organica o scenografica) sul Volto di Cristo.
Seguono contestazioni varie che si possono leggere in rete.
Mumble mumble
.
Quello che sto per scrivere potrà non piacere a molti.

Premesso che il tizio è uno stronzo, e che il suo spettacolo fa schifo (non è una valutazione artistica, bensì scatologica), io non prendo parte a tali proteste.
Mi offendo, sì, ed esprimo il mio ribrezzo. Però trovo questa campagna inutile anzi controproducente.
Cosa si vuole ottenere? Vietare a mezzo forza pubblica la rappresentazione teatrale? In quanto estimatore del libero arbitrio, sono decisamente contrario a tali mezzi. Ho il diritto, in certi casi il dovere, di biasimare pubblicamente qualcuno se bestemmia, ma non posso e non voglio impedirglielo.
Ci si aspetta che il disgraziato (nel senso etimologico del termine) interrompa spontaneamente la tournee, pentito e impressionato? Probabilmente il tizio si sta fregando le mani soddisfatto per la pubblicità gratuita, e spera che la campagna continui sempre più intensa. Forse era quello che si augurava fin dall’inizio. Qualunque deficiente può fare scandalo invece di fare arte.
Si vuole dare un segnale all’opinione pubblica per dire “guardate che noi cattolici ci siamo ancora”? Il segnale è contraddittorio, perché offre pretesti a chi pensa e vuol far pensare “i cattolici sono un pericolo per la mia e vostra libertà di pensiero”. Si possono dare segnali migliori.

E allora, cosa fare?
Piccoli suggerimenti:

  • Silenzio sdegnato: sì, lo spettacolo è osceno, ma di un’oscenità talmente misera (wow, la merda! Che idea originale!) che non merita neppure particolare attenzione. Manifestare contrarietà e passare ad altro argomento.
  • Evidenziare sarcasticamente che parecchi di questi cuor di leone sono coraggiosissimi a offendere i simboli cristiani, ma spesso diventano stranamente autocensuranti e ossequianti verso l’Islam, guarda un po’, chissà perché. Son tutti bravi a fare gli eroi della libertà a rischio zero. È lecito presumere che un Giordano Bruno, per dire, si sarebbe schifato assai di questi vigliacchetti.
  • Boicottaggio economico. Segnarsi i nomi di tutti i principali responsabili dello spettacolo escrementizio: Romeo Castellucci, regista; Andrée Ruth Shammah, direttore del Teatro Franco Parenti; Scott Gibbons, compositore delle musiche; Gianni Plazzi, Sergio Scarlatella, Dario Boldrini, Vito Matera e Silvano Voltolina, attori; Socìetas Raffaello Sanzio, casa produttrice. Dopodiché, ripromettersi di non destinare nemmeno un centesimo, mai nella vita, a qualunque iniziativa in cui siano coinvolti i suddetti. Liberi loro di esprimersi “artisticamente”, liberi noi di consumare selettivamente.
  • Pregare (i rosari pubblici di riparazione, ecco, quelli sono un ottimo segnale).