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Un vero relativista

UN VERO RELATIVISTA

 
 
Nel precedente post ho citato il brano in cui Benedetto XVI spiegava i motivi per cui lo Stato nazista, pur nella sua legittimità formale, di fatto non era diverso da una banda di briganti: il potere nazista non era rivolto verso il diritto naturale, verso una superiore idea di giustizia, ma soltanto verso se stesso. Come Kelsen alla fine capì suo malgrado, il giuspositivismo puro, che diventa relativismo giuridico, spalanca le porte dell’inferno – basta che le carte siano in ordine e si può fare qualunque cosa. Così la legge dello Stato diventa la legge del più forte.
Altri commentatori hanno evidenziato meglio di me le implicazioni del discorso papale: il nazismo, e in genere lo Stato totalitario, non è come molti pensano la negazione del relativismo, ma al contrario la sua più cruda e completa espressione.
Io qui vorrei approcciare l’argomento da una prospettiva un po’ diversa.
 
 
Non so quanti conoscono Il mattino dei maghi. È un libro del 1960 scritto da Louis Pauwels, ex occultista  e discepolo pentito di Gurdjiev, e dallo scienziato Jacques Bergier. L’ho trovato una lettura estremamente affascinante: una storia dell’esoterismo che critica l’irrazionalismo senza cadere nel razionalismo, che abbraccia tanto la consapevolezza del mistero quanto la fiducia nella ragione.
La seconda parte del libro si intitola Alcuni anni nell’altrove assoluto ed è interamente dedicata alla descrizione del lato “magico” del nazismo. Gli autori descrivono le due dottrine esoterico-scientifiche che furono ufficialmente adottate dal regime: il ghiaccio eterno e la Terra vuota. Molti degli aneddoti che raccontano andrebbero verificati, ma se anche una parte di essi è vera, il quadro che ne esce è a dir poco inquietante.
“Sono due spiegazioni del mondo e dell’uomo che s’incontrano con dati tradizionali, giustificano i miti, ribadiscono un certo numero di “verità” difese da gruppi iniziatici. Hanno dominato molte menti. Di più, hanno determinato certe decisioni militari di Hitler, hanno talvolta influenzato l’andamento della guerra, e indubbiamente contribuito alla catastrofe finale.”
 
 
La prima dottrina fu esposta da Hans Horbiger e si basa sull’idea della lotta perpetua, negli spazi infiniti, tra il ghiaccio e il fuoco, e tra la forza di repulsione e quella d’attrazione.
Per come la riassumono Pauwels e Bergier, il nostro sistema solare deriva dallo scontro tra due primordiali corpi celesti, l’uno fatto di ghiaccio cosmico, l’altro di materia incandescente. I pianeti ubbidiscono a due forze: la forza iniziale dell’esplosione, che li allontana, e la forza di gravitazione, che li attira verso la massa più forte che si trova più vicina. Poiché la prima è in diminuzione, ma la seconda è costante, ogni pianeta si avvicina gradatamente al più vicino, fino a ricadere su di esso, e alla fine tutto ricadrà nel Sole per poi ricominciare nell’eterno ritorno.
Per Horbiger non esiste “la Luna”, ma le lune: il nostro pianeta attira periodicamente dei corpi celesti vaganti nello spazio, che ne diventano il satellite e gli girano intorno in un’orbita che non è un’ellisse ma una lenta spirale. Man mano che la luna si avvicina essa esercita una maggiore forza di gravità, e dunque diminuisce la gravità terrestre: gli oceani salgono, gli esseri viventi alleggeriscono e diventano più grandi e potenti, i raggi cosmici provocano mutazioni genetiche. Quando il satellite cade sulla Terra, provoca un’apocalisse a cui solo i più forti, i migliori, gli eletti sopravvivono. Dopodiché la gravità del pianeta aumenta, gli oceani discendono, gli animali rimpiccioliscono. Poi la Terra attira un altro satellite e il ciclo inizia di nuovo.
L’attuale luna è la quarta della serie. Ci sono già stati tre satelliti e con essi civiltà perdute, mostri estinti, uomini mastodontici. La Genesi dice che i primi uomini vivevano secoli. Le tradizioni esoteriche ebree e musulmane descrivono i giganti: sono loro, i sopravissuti allo schianto della seconda luna, che addomesticano i piccoli uomini che si sono formati sotto la terza e fondano la civiltà. “L’idea che gli uomini, partendo dallo stato bestiale e selvaggio, si sono lentamente innalzati fino alla civiltà, è recente. È un mito giudeo-cristiano imposto alle coscienze per scacciare un mito più potente e rivelatore. Quando l’umanità era più recente, più vicina al suo passato, essa sapeva di discendere dagli dei, dai re giganti che le avevano insegnato tutto. I greci ricordavano l’età di Saturno e la riconoscenza che i loro antenati avevano per Ercole”. Altre civiltà primitive, dagli egizi agli orientali, conservano il culto dei re giganti, i Superiori Sconosciuti, i semi-dei. Resti sacri sull’Himalaya, sulle Ande, nei posti più sperduti nel globo, testimoniano questo passato. Nel 1957 qualcuno, sotto lo pseudonimo di Lobsang Rampa, pubblica Il Terzo Occhio e scrive di aver trovato in una cripta di Lhasa, accessibile solo agli alti iniziati lama, le tombe dei giganti: corpi mummificati e ricoperti d’oro, alti dai tre ai cinque metri.
Sotto la luna terziaria sorge il primo impero marittimo di Atlantide, conquista tutto il pianeta e lo governa. I giganti possiedono immensi poteri psichici e mistici che influenzano il moto degli astri, ma la catastrofe può essere ritardata, non evitata. La prima Atlantide è distrutta quando la terza luna si abbatte sulla terra, cosa che secondo Horbiger succede 150.000 anni fa. I sopravvissuti, gli ultimi re giganti, formano un secondo e minore impero atlantideo nell’Atlantico del nord, quello di cui parla Platone; esso viene sommerso dalle acque quando queste si alzano, nel Diluvio di 12.000 anni fa, per effetto della cattura da parte della Terra della quarta luna, l’attuale. L’alta gravità provoca la definitiva scomparsa dei giganti dalla superficie del pianeta. L’umanità diventa nana, minuscola, miserabile: la civiltà giudeo-cristiana. L’uomo-dio è scomparso e ora resta solo l’uomo-schiavo.
Ma i tempi stanno per cambiare. Nuove mutazioni sono alle porte. La razza ariana è la discendente dei precedenti giganti e l’inizio di quelli nuovi prossimi venturi. Essi sono i veri esseri umani, mentre negri e giudei non sono altro che un passo indietro evolutivo, un animale formatosi nel periodo senza luna in cui la gravità era schiacciante, e saranno spazzati via.
Le potenze del freddo, che sono le potenze della solitudine e della decadenza, saranno spezzate dalle potenze del fuoco. Hitler era persuaso che il freddo avrebbe indietreggiato dove egli fosse avanzato. Questa convinzione mistica spiega in parte  il modo in cui egli condusse la campagna di Russia. Con i discepoli della teoria del ghiaccio eterno, era intimamente persuaso di aver fatto alleanza col freddo, e che la neve delle pianure russe non avrebbe potuto ritardare la sua marcia. L’umanità, sotto la sua guida, stava per entrare nel nuovo ciclo del fuoco. Ai soldati della campagna di Russia non aveva fatto dare che un supplemento ridicolo di vestiario: una sciarpa e un paio di guanti.
E nel dicembre del 1941, il termometro scese bruscamente a -40°. Le previsioni erano false. Era il ghiaccio che trionfava sul fuoco. Le armi automatiche si fermavano perché l’olio gelava. Nei serbatoi la benzina sintetica si separava, sotto l’azione del freddo, in due elementi inutilizzabili. Gli uomini morivano, la più lieve ferita li condannava. Migliaia di soldati, piegandosi per soddisfare i loro bisogni, morivano con l’ano congelato. Hitler rifiutò di credere a questo primo disaccordo tra la mistica e la realtà. Il generale Guderian, rischiando la destituzione e forse la morte, corse in Germania per mettere il Fuhrer al corrente della situazione e chiedergli di dare l’ordine della ritirata. «Il freddo» disse Hitler « è affar mio. Attaccate. » Fu così che tutte le truppe blindate che avevano vinto la Polonia in diciotto giorni e la Francia in un mese, le armate di Guderian, Reinhardt e Hoeppner, la formidabile legione di conquistatori che Hitler chiamava i suoi Immortali, falciata dal vento, bruciata dal ghiaccio, spariva nel deserto del freddo, perché la mistica fosse più vera della terra.”  
 
 
Questa era la dottrina di Horbiger, che fu una delle due pseudoscienze ufficiali del Reich.
L’altra teoria era ancora più folle.
Siamo nell'aprile del 1942. La Germania impegna tutte le sue forze nella guerra. Niente, sembra, potrebbe distogliere i tecnici, gli scienziati e i militari dal loro compito immediato. Tuttavia, con l'assenso di Goering, di Himmler e di Hitler, una spedizione organizzata lascia in gran segreto il Reich. I membri di questa spedizione sono alcuni fra i migliori specialisti del radar. Sotto la guida del dottor Heinz Fischer, noto per i suoi studi sui raggi infrarossi, sbarcano nell'isola baltica di Rùgen. Hanno in dotazione apparecchi radar perfezionatissimi. Eppure quegli apparecchi a quell'epoca sono ancora rari e distribuiti sui punti nevralgici del sistema difensivo tedesco. Ma le osservazioni da fare nell'isola di Rùgen sono considerate nello stato maggiore della marina come fondamentali per l'offensiva che Hitler si prepara a sferrare su tutti i fronti. Appena arrivato il dottor Fischer fa puntare i radar verso il cielo con un angolo di 45 gradi. Apparentemente non c'è niente da scoprire nella direzione scelta. Gli altri membri della spedizione credono che si tratti di un esperimento. Ignorano che cosa si attenda da essi. L'oggetto delle ricerche sarà loro rivelato più tardi. Con stupore constatano che i radar restano puntati cosi molti giorni. È allora che ricevono questa precisazione: il Führer ha buone ragioni per credere che la Terra non è convessa ma concava. Noi non abitiamo l'esterno ma l'interno del globo. La nostra posizione è paragonabile a quella di mosche che camminano all'interno di una sfera. Lo scopo della spedizione è di dimostrare scientificamente questa verità. Con la riflessione di onde radar che si propagano in linea retta si otterranno immagini di punti estremamente distanti all'interno della sfera. Il secondo scopo della spedizione è di ottenere con la riflessione immagini della flotta inglese ancorata a Scapaflow.”
Questa teoria fu predicata nella Germania nazista da Peter Bender, ex aviatore e fondatore della società segreta “Hohl Welt Lehre”. Essa è l’esasperazione di precedenti teorie per cui la Terra è cava all’interno e abitata (un’eco di tali teorie riecheggia nel romanzo di Verne). Ma se noi siamo all’interno, cosa c’è all’esterno sotto di noi?
La risposta è tanto semplice quanto a suo modo geniale: roccia all’infinito. L’universo è una massa di pietra, senza limiti, con una sola cavità sferica al cui interno viviamo noi esseri umani. Il cielo è al centro di questa sfera: è una massa di gas azzurrognolo, con punti di luce brillante che noi scambiamo per stelle. Ci sono solo il Sole e la Luna, ma infinitamente meno grandi di quanto dicono gli astronomi ortodossi. L’universo si limita a questo.
Questa teoria “scientifica” può sembrare allucinante. E lo è. Eppure interi circoli di alti ufficiali nazisti, uomini di governo, vi cedettero e su tale teoria basarono la propria condotta politica e militare. Il fallimento della spedizione di Rugen segnò la fine di questa teoria, e il sopravvento della scienza del ghiaccio eterno, ma fino a quel momento benderiani e horbigeriani dovettero convivere.
 
 
E qui arriviamo al punto che mi ha colpito più di tutti.
Sia il ghiaccio eterno e sia la Terra vuota erano le scienze ufficiali naziste. Tuttavia esse sono incompatibili: si potrà pure credere a un sistema dove le lune cadono periodicamente sulla terra, e si potrà perfino credere a un sistema dove la luna è un punto di luce brillante al centro di una sfera di gas incastonata nella roccia illimitata, ma non si può credere a tutti e due. Se uno è vero, l’altro è falso: così direbbe chiunque abbia conservato il senso della verità. A non può essere uguale a non-A.
Ecco come Pauwels e Bergier descrivono la convivenza tra i due sistemi scientifici nel Terzo Reich. Non sono in grado di sapere se l’aneddoto riportato è vero. Ma se lo è, allora ci dice sul nazismo molto più di quanto ci abbiano detto a scuola.
I discepoli di Horbiger coprivano Bender di sarcasmi e chiedevano la proibizione delle opere che sostenevano la teoria della Terra vuota. Il sistema di Horbiger ha le dimensioni della cosmologia ortodossa, e non si potrebbe contemporaneamente credere al cosmo in cui il ghiaccio e il fuoco continuano la loro eterna lotta e al globo vuoto scavato nella roccia che si estende all’infinito. Fu chiesto l’arbitraggio di Hitler. La risposta merita di essere meditata:
 
«Non abbiamo affatto bisogno» disse Hitler «di una concezione coerente del mondo. Possono avere ragione tutti e due».