Commento velocemente, in pochi minuti strappati a molte cose da fare nella vita offline, un fatto marginale ma non insignificante, segno dei tempi.
Scopro casualmente l’esistenza del libro “101 modi per dimenticare il tuo ex e trovarne subito un altro”, di Federica Bosco, Newton Compton 2011. Quarta di copertina:
Quando una storia finisce male, sul campo non restano che macerie, fumo, ambulanze e un ferito grave: quello che è stato colpito dalla granata. L’altro è già scappato lontano. Se solo ci fosse un modo per smettere di soffrire a comando, se bastasse una parola magica per tornare indietro e lasciarlo prima che ti lasci lui… Ma chiuderti in te stessa non serve, non lo farà tornare e non ti farà star meglio: l’unico modo per sconfiggere il dolore è reagire. […]E infine, la terapia d’attacco: un insieme di idee per rifare il look alla tua vita, riconquistare la fiducia in te stessa ed essere pronta a un nuovo amore.”
Fate attenzione al titolo del libro: potenza del linguaggio, una sola lettera è decisiva per il significato.
Se il titolo fosse “dimenticare il tuo ex e trovare subito un altro”, l’aggettivo “altro” sottintenderebbe un sostantivo pacificamente ovvio: altro fidanzato, marito, compagno, uomo purchessia.
Invece, in “dimenticare il tuo ex e trovarne subito un altro”, per quella n di troppo trovarne = verbo trovare + particella ne, riferita alla parola ex. Perciò è proprio a questa parola che si lega l’aggettivo “altro”.
La parola ex, mi conferma lo Zanichelli, ha funzione sia di aggettivo sia di sostantivo. Quest’ultimo è il caso dell’accezione sentimentale, il mio ex, la mia ex, la persona con cui è terminato un rapporto amoroso.
Crudele morfosintassi: per com’è scritto, il titolo significa “trovare un altro ex”. Il che, considerato il target del libro, è tragicomico.
Sventurata pulzella, non farti illusioni: anche il prossimo tizio ti lascerà, o tu lascerai lui, o vi lascerete consensualmente, insomma finirà pure il prossimo giro di valzer.
L’amore è a tempo determinato, questo il sottinteso postulato.
Tre possibilità. La prima è che chi ha deciso il titolo del libro non padroneggiasse perfettamente la grammatica e non si fosse reso conto delle implicazioni semantiche. L’idea è triste, la Newton Compton è la mia casa editrice preferita, saperla ricettacolo di redattori incompetenti mi addolora.
La seconda è un lapsus freudiano, possibile, comunque ricordate che Freud è soltanto un simbolo fallico.
La terza è che colui o colei se ne rendesse conto, e che il titolo sia voluto proprio così per chissà quali motivi (autoironici?), forse nel libro sono spiegati, per saperlo dovrei leggerlo ma non ho voglia.
Non voglio lanciare facili giudizi derisori sul libro, magari è pure ben scritto, non è questo il punto.
È solo un piccolo aneddoto, ma rende bene l’immagine di una società ormai, più che “liquida” alla Zygmunt Baumant, direi evaporata proprio nel senso cinetico del termine: singoli che si accoppiano e si disaccoppiano in rapida successione, non ci sono più legami (al limite solo “lègami”, nel senso del gioco erotico), gli individui come molecole in perenne moto browniano sentimental-sessuale.
Riccardo Ruggeri, un pensatore che giudico molto saggio, qualche settimana fa, commentando questo modello di «singoli apolidi politicamente corretti, concentrati su loro stessi nel consumare la vita, intesa solo come soddisfazione e piacere» informava i lettori di una nuova frontiera della società liquida:
gli avanguardisti californiani hanno innovato uno degli istituti più antichi: il testamento. In California, questi prototipi umani avanzati sono detti «Skier» (Spending the kids’ inheritance; spendono l’eredità dei figlioletti). Semplicemente dilapidano tutti i risparmi della Famiglia, mobili e immobili. Certo, se sbagliano la programmazione sono spacciati: o diventano barboni, o si affidano all’eutanasia statale o parastatale, o si suicidano all’antica. […]
Una società di monadi, in fuga dal passato, avide di presente, senza futuro.
L’amore è diventato un apostrofo rosa tra le parole “ti lascio” (al verde?).
La morale di questo post è che bisogna prestare attenzione ai titoli e alla grammatica.
Infatti, qualcuno avrà già notato qualcosa di strano nel titolo del post: come fa l’amore ad essere l’apostrofo in “ti lascio” se, tra queste due parole, non c’è nessun apostrofo?
Appunto.